Una canzone di Carmen McRae
Due settimane fa si è risvegliata su Twitter la divertita e ciclica discussione sui testi delle canzoni che capiamo sbagliati: ho messo insieme un po’ di link qui.
Il Los Angeles Times ha ricostruito che ne è di tutti i 59 personaggi nominati in We didn’t start the fire di Billy Joel (la più bella cosa scritta su Billy Joel è ancora questo pezzo del New Yorker).
Nello stesso 16 ottobre del 1989, trent’anni fa, uscirono All around the world di Lisa Stansfield, che per un po’ non si sentiva altro, e il disco di Kate Bush in cui c’era This woman’s work, una meraviglia, buona per queste ore della notte.
In tutto questo oggi compie 60 anni Gary Kemp: la notizia è che da un po’ è in tour con Nick Mason dei Pink Floyd. Qui, parlando di gran canzoni, ricordo che lui ha inventato True. (se siete in vena di sentirne altre di quei ciuffoni lì, ecco: ma magari domattina)
MacArthur Park
A un certo punto nel film di Tarantino si vede in tv un crooner americano da musical e televisione da noi piuttosto sconosciuto, Robert Goulet, che canta MacArthur Park.
MacArthur Park è famosa per la maggior parte dei viventi nella gran versione disco che Giorgio Moroder mise insieme per Donna Summer, ma ha una storia molto ricca e una versione più adeguata a quest’ora della sera. Il primo a cantarla nel 1968 fu nientemeno che Richard Harris, nella sua carriera canterina ignota ai più: la canzone l’aveva scritta un prolifico autore di canzoni americano, Jimmy Webb, ed è una canzone anomala, lunga e costruita con un andamento vario ed elementi di composizione classica. Ma insomma vengo al dunque (se volete qui e qui c’è molto altro, compresa la fama sprezzante del testo della canzone): pochi mesi dopo Harris, la canzone fu pubblicata in un disco anche da Carmen McRae, una delle più grandi cantanti jazz di sempre che allora aveva 46 anni (nella foto qui sopra ne ha 65 ed è con Dizzy Gillespie, nel 1987: è morta nel 1994). È una meraviglia: il modo migliore di tutti di cantare una canzone di amori finiti, di un parco di Los Angeles, e di resti di una torta che qualcuno ha lasciato sotto la pioggia (se siete già a letto occhio che a un certo punto arriva il passaggio orchestrale più sostenuto e rischia di svegliarvi).
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