I curdi siriani hanno fatto un accordo con Assad
Dopo il "tradimento" degli Stati Uniti, i curdi hanno trovato nuova protezione nel regime siriano e nella Russia contro l'invasione turca del nordest della Siria
Domenica i curdi siriani hanno annunciato di avere trovato un accordo con il regime siriano di Bashar al Assad per fermare l’invasione turca nel nordest della Siria. La decisione curda è arrivata a causa del cosiddetto “tradimento” degli Stati Uniti, che dopo cinque anni di guerra all’ISIS insieme ai curdi siriani avevano ritirato le proprie truppe dal nordest della Siria, dando di fatto il via libera all’invasione turca. Rimasti senza protezione internazionale, i curdi hanno così deciso di rivolgersi al regime di Assad, responsabile di centinaia di migliaia di morti nella guerra siriana, ma considerato dai curdi l’ultima possibilità per difendersi dalle violenze e dall’occupazione turca.
L’accordo prevede il dispiegamento dei soldati siriani di Assad lungo il confine tra Turchia e Siria, allo scopo di impedire una ulteriore avanzata turca. Inoltre parla della possibilità di «liberare il resto delle città siriane occupate dall’esercito turco, come Afrin», che si trova a ovest del fiume Eufrate e fu conquistata dalla Turchia e dai suoi alleati nel corso di un’operazione militare nel 2018.
L’accordo è un cambio molto rilevante delle alleanza dei curdi siriani ed è considerato una vittoria per il regime di Assad, che ha la possibilità di tornare con i propri soldati in alcune zone del nordest della Siria in cui non entrava da anni, perché sotto il controllo curdo, e per la Russia, che ha esteso di parecchio la sua influenza in Siria facendo tra le altre cose da mediatrice tra Assad e i curdi siriani. È una sconfitta per gli Stati Uniti, che di fatto contano sempre meno in Siria, soprattutto ora che sono rimasti senza i loro alleati curdi. Ed è il “male minore” per i curdi siriani, che stavano cercando un modo efficace per provare a difendersi dall’offensiva turca.
Mazloum Abdi, capo delle Forze Democratiche Siriane (coalizione militare dove i curdi sono predominanti e che negli ultimi anni ha combattuto l’ISIS a fianco degli Stati Uniti), ha definito su Foreign Policy l’alleanza con Assad e con il suo principale alleato, la Russia, un «doloroso compromesso», «ma se dobbiamo scegliere tra i compromesso e il genocidio del nostro popolo, certamente sceglieremo la vita della nostra gente».
Nel corso del fine settimana ci sono state diverse importanti novità nell’ultima guerra tra Turchia e curdi siriani, iniziata mercoledì scorso.
Anzitutto centinaia di sostenitori dell’ISIS sono scappati dal campo di Ain Issa in Siria, circa 70 chilometri a sudest di Kobane, a causa di un bombardamento turco. La cifra precisa non è chiara, ma la fuga di massa è vista con estrema preoccupazione da tutti quelli che temevano che l’invasione turca sarebbe potuta diventare un’opportunità per l’ISIS di riorganizzarsi in Siria. Sabato inoltre è stata uccisa Hervin Khalaf, segretaria generale 35enne di un partito progressista curdo molto stimata e attiva in campo diplomatico. L’esercito curdo ha accusato del suo omicidio un gruppo di mercenari arabi affiliati alla Turchia.
Il segretario della Difesa statunitense, Mark Esper, ha annunciato che gli Stati Uniti sposteranno i mille soldati che hanno ancora nel nord della Siria a causa dell’avanzata turca, più rapida di quanto il governo americano si aspettasse. Sembra infatti che la Turchia abbia preso il controllo delle prime due importanti città siriane di confine, anche se i curdi contestano parzialmente questa ricostruzione: sono Ras al Ain e Tal Abyad, distanti circa 120 chilometri.