L’amministrazione Trump ha ordinato a un importante diplomatico statunitense di non testimoniare di fronte al Congresso sul caso Trump-Ucraina
Il governo di Donald Trump ha ordinato a Gordon Sondland, ambasciatore statunitense all’Unione Europea, di non testimoniare di fronte al Congresso sul caso Trump-Ucraina. La testimonianza di Sondland, importante diplomatico americano, era prevista per martedì mattina nell’ambito delle indagini avviate dal Congresso per l’impeachment contro Trump.
Le indagini erano iniziate dopo che era stato reso pubblico il contenuto di una telefonata tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, risalente allo scorso luglio. In estrema sintesi, Trump fece pressioni su Zelensky per convincerlo ad avviare un’indagine in Ucraina sulle attività del figlio di Joe Biden, Hunter, allora parte del consiglio di amministrazione di un’importante società ucraina del gas. L’obiettivo di Trump era dimostrare che Biden avesse abusato del suo potere per proteggere Hunter da alcune indagini anti-corruzione avviate in Ucraina, una teoria cospirazionista molto diffusa nella destra americana ma senza alcun fondamento; anzi, le azioni di Biden aumentarono le pressioni sul corrotto sistema giudiziario a danno della società in cui lavorava suo figlio. Secondo i suoi critici, Trump avrebbe minacciato di non incontrare il presidente ucraino e di non approvare consistenti aiuti militari se Zelensky non avesse accettato di aiutarlo.
Secondo gli investigatori, Sondland sarebbe un personaggio centrale in tutta questa storia. Avrebbe infatti avuto contatti diretti con Trump, da cui avrebbe ricevuto l’ordine di prendere in gestione i rapporti con l’Ucraina, nonostante l’Ucraina non sia un membro dell’Unione Europea. Secondo i giornali americani, Sondland avrebbe avuto contatti con il presidente sia prima che dopo la telefonata tra Trump e Zelensky.
La decisione del governo, ha scritto il New York Times, potrebbe provocare un conflitto immediato tra Congresso e Trump: i Democratici della Camera, infatti, avevano ripetutamente detto al presidente che se il governo avesse provato a interferire nelle indagini si sarebbe potuto parlare di “ostruzione”, un’accusa potenzialmente valida per sostenere l’impeachment.
Robert Luskin, avvocato di Sondland, ha fatto sapere che il suo cliente, in quando dipendente del dipartimento di Stato americano, non ha avuto scelta e ha dovuto rispettare l’ordine ricevuto dalla Casa Bianca. Era già arrivato negli Stati Uniti da Bruxelles, per presentarsi volontariamente davanti al Congresso e senza che gli fosse stato recapitato un mandato di comparizione.