Il governo dell’Ecuador si è spostato temporaneamente da Quito a Guayaquil a causa delle proteste contro le riforme economiche
Il presidente dell’Ecuador Lenín Moreno ha spostato temporaneamente le attività del governo dalla capitale Quito alla città costiera di Guayaquil, per via delle proteste contro le riforme economiche proposte la settimana scorsa. Sempre a causa delle proteste, durante le quali ci sono stati violenti scontri tra polizia e manifestanti, venerdì era stato dichiarato uno stato di emergenza della durata di due mesi. Molte strade di Quito sono state bloccate dalle barricate erette dai manifestanti.
Le riforme contestate comprendono, tra le altre cose, la revoca dei decennali sussidi per il carburante, voluta da Moreno per far risparmiare 1,3 miliardi di dollari all’anno allo Stato. In un discorso televisivo Moreno ha detto che non ritirerà la proposta di revoca dei sussidi, che esistono dagli anni Settanta, e ha accusato i suoi oppositori, sostenuti dal presidente del Venezuela Nicolas Maduro, di stare organizzando un colpo di stato. In particolare se l’è presa con Rafael Correa, ex presidente ed ex alleato di Moreno, che ha diffuso un comunicato per negare le accuse.
Le proteste di questi giorni sono le più grosse e violente da anni in Ecuador e sono guidate da gruppi che rappresentano la popolazione indigena del paese. Da giovedì a lunedì sono state arrestate 447 persone coinvolte nelle proteste con l’accusa di vandalismo. La riforma sui sussidi per il carburante e altre sono state richieste al governo dell’Ecuador dal Fondo Monetario Internazionale in cambio di un credito da 4,2 miliardi di dollari per risollevare l’economia del paese.