Il calcio di chi non vede
Come funziona la variante del calcio a cinque promossa da UEFA e IBSA pensata per giocatori non vedenti
Se il calcio è lo sport più popolare al mondo lo deve anche al fatto di essere accessibile a un numero costantemente in crescita di appassionati, senza distinzioni di abilità, età o genere. Non è uno sport elitario e le sue regole sono declinabili in tante diverse varianti che vengono incontro alla mancanza di risorse, spazi o strutture. Una di queste declinazioni, fra le più recenti e in crescita, è stata pensata per permettere alle persone non vedenti e ipovedenti di avere un loro gioco del calcio e una loro organizzazione.
La UEFA – l’organo che governa il calcio professionistico europeo – è impegnata da anni nel rendere più accessibili gli stadi ai tifosi non vedenti. Nel frattempo collabora con sei organizzazioni all’interno del programma “Calcio per tutte le Abilità”, che comprende per esempio la CPISRA, l’associazione che sostiene atleti affetti da paralisi cerebrale e problemi neurologici, e l’EPFA, istituita per disciplinare il calcio per disabili su sedia a rotelle. Nel 2014 la UEFA ha rinnovato la sua collaborazione — iniziata nel 2006 — con la Federazione Internazionale Sport per Non Vedenti (IBSA) per la crescita e la promozione del calcio. Nel corso degli anni le regole sono state via via perfezionate andando a creare una variante del calcio a cinque, divisa a sua volta in due categorie: la B1 per non vedenti e la B2/B3 per ipovedenti.
Il calcio a cinque per non vedenti è incluso nel programma paralimpico. Una squadra è formata da quattro giocatori di movimento, i quali indossano delle bende per impedire qualsiasi vantaggio tra giocatori che distinguono luci e ombre e quelli che non percepiscono la luce. Il portiere è vedente e insieme all’allenatore può guidare la squadra e coordinare le azioni. Il pallone di gioco è dotato al suo interno di un sistema di sonagli che tramite suoni e vibrazioni permette la miglior conduzione possibile ai giocatori. La palla rimane inoltre sempre in gioco: non esistono linee di bordo, ma solo di fondo, e i campi regolamentari sono delimitati da tabelloni posti sui due lati lunghi.
La collaborazione tra UEFA e IBSA e i seminari che le due organizzazioni hanno tenuto in tutta Europa sono serviti a diffondere il calcio per non vedenti a livello nazionale, come nel caso di Alexander Fangmann, capitano della nazionale tedesca: «Ho perso la vista quando avevo otto anni. Prima di allora giocavo a calcio come tutti i bambini e anche dopo non ho perso la passione. Facevo fitness, ma nessuno sport di squadra. Tramite internet sono venuto a sapere del calcio per non vedenti, sono andato a un seminario durante i Mondiali del 2006 e tutto è iniziato da lì».
A settembre si sono tenuti a Roma, nel Centro di preparazione paralimpica del Tre Fontane, i Campionati europei IBSA. Sono stati vinti dalla Spagna, che ha battuto la Francia in finale, mentre l’Italia si è classificata sesta dopo aver perso la finale per il quinto posto contro la Russia: comunque un piccolo miglioramento rispetto al settimo posto ottenuto due anni fa in Germania.