La storia del primo campionato di Serie A
Il primo campionato italiano a girone unico cominciò esattamente 90 anni fa, arrivò dopo anni di tentativi e venne vinto dall'Inter, che non si chiamava Inter
Il 6 ottobre del 1929 era una domenica, pioveva in buona parte del Nord Italia, e in nove stadi italiani si giocavano le prime partite del nuovo campionato di calcio, il primo della storia italiana a girone unico. Fu una giornata ricca di gol, come succedeva spesso nel calcio di quegli anni, in cui si disputarono tre partite che si sono viste o si vedranno anche in questa stagione, a distanza di novant’anni. A sorpresa, la Lazio batté in casa il favorito Bologna per 3 a 0. La Juventus vinse per 3 a 2 sul Napoli, in una partita che ancora non si portava dietro la rivalità dei nostri giorni. Il Milan batté per 4 a 1 il Brescia, in una partita che sembrava anticipare una gran stagione (non fu così). L’Ambrosiana, il nome che aveva assunto l’FC Internazionale Milano durante il fascismo, vinse invece per 2 a 1 sul campo del Livorno: nove mesi più tardi avrebbe vinto il primo campionato di Serie A della storia.
Erano più o meno trent’anni che in Italia si organizzavano tornei di calcio: il primo ufficiale si era svolto nel 1896, anche se quello che è considerato il primo vero campionato risale al 1898, vinto dal Genoa e disputato in un’unica giornata tra quattro squadre (le altre erano l’Internazionale Torino, la Ginnastica Torino e la Torinese). Negli anni successivi i campionati inclusero più squadre, nacquero categorie diverse divise in gironi regionali e ci furono ripetuti esperimenti per accorparli da parte della FIGC (Federazione Italia Giuoco Calcio).
Il problema era che le squadre del cosiddetto “triangolo industriale”, quello formato nel Nord Ovest da Torino, Milano e Genova, erano nettamente più forti di quelle del Nord Est, del Centro e del Sud. Per assegnare il titolo nazionale la FIGC cercò comunque di coinvolgere tutto il paese organizzando degli spareggi tra le squadre vincitrici dei diversi campionati, che però venivano puntualmente vinti da squadre lombarde, piemontesi o liguri: la prima squadra di un’altra regione a vincere il campionato sarebbe stata il Bologna nel 1925 (la prima squadra non del Nord fu la Roma, nel 1942).
La Prima guerra mondiale rallentò i lavori per un campionato unico, che tornò però a essere discusso negli anni Venti. Le grandi squadre volevano un girone che coinvolgesse tutto il Nord Italia, per dare più prestigio alla competizione, ma quelle più piccole si opposero a questo tentativo di riforma: nel 1921 si arrivò addirittura a una scissione e si disputarono due campionati diversi, uno vinto dalla Novese (quello ufficiale, con le squadre minori) e uno dalla Pro Vercelli. I due campionati furono ricomposti l’anno successivo e si adottò una soluzione di compromesso che prevedeva una Lega Nord e una Lega Sud, con una finale tra le vincitrici. Il divario tra i due campionati era comunque grandissimo, e a vincere era puntualmente la squadra del Nord.
Intanto il fascismo aveva preso il potere, portando con sé i suoi progetti per un campionato unico, più adatto ai sentimenti autarchici e nazionalisti propagandati dal regime. I progetti per l’unificazione erano però complicati dal fatto che, oltre alla prima divisione, l’impianto del campionato di calcio doveva prevedere strutture simili anche per le divisioni minori, a cui partecipavano squadre piccole e per cui era logisticamente difficile, o impossibile, prendere parte a campionati di certe dimensioni e ambizioni. Negli anni Venti diverse squadre vennero accorpate forzatamente, mentre il campionato continuava a svolgersi in leghe separate tra Nord e Sud, e divise a loro volta in gironi. Tra il 1926 e il 1928, poi, le migliori squadre del Sud vennero ammesse nella lega di quelle del Nord, che diventò quindi il campionato d’élite. Finché nel 1928 Leandro Arpinati, ministro dell’Interno e presidente della FIGC, prese la decisione di organizzare un girone unico per la massima divisione a partire dalla stagione 1929-1930, chiamandola Serie A, come già succedeva in altri paesi europei.
La stagione 1928-1929 servì a decidere quali squadre avrebbero partecipato: fu un campionato a 32 squadre, 16 delle quali sarebbero finite nella Serie A e 16 nella Serie B. Alla fine della stagione, Napoli e Lazio si ritrovarono a dover giocare uno spareggio per l’ultimo posto disponibile nella Serie A: la prima partita, giocata a Milano il 23 giugno del 1929, si concluse 2 a 2. Vista la reticenza delle due squadre a proseguire con lo spareggio, e la necessità di includere la Triestina nella massima divisione della successiva stagione per avere una rappresentanza nella strategica Venezia Giulia, la Serie A 1929-1930 fu allargata a 18 squadre.
Si cominciò quindi il 6 ottobre, e si andò avanti per i successivi 9 mesi con 34 partite per squadra, con un girone di andata e uno di ritorno in cui vennero assegnati due punti per le vittorie e uno per i pareggi. Il Torino e il Bologna partirono da favoriti – si erano giocati il precedente Scudetto – ma entrambe le squadre avrebbero finito il campionato nettamente staccate dalla testa della classifica. La vera corsa per il titolo riguardò soprattutto la Juventus, il Genova 1893 (il nome che aveva assunto il Genoa) e l’Ambrosiana. Per quest’ultima segnò all’esordio il 19enne Giuseppe Meazza, che sarebbe stato il capocannoniere del campionato con 31 gol, e avrebbe guidato l’Ambrosiana alla vittoria con 50 punti totali. Secondo arrivò il Genoa con 48, terza la Juventus con 45. Seguirono Torino, Napoli, Roma, Bologna, Alessandria, Pro Vercelli, Brescia, Milan, Modena, Pro Patria, Livorno, Lazio e Triestina. Padova e Cremonese, le ultime due classificate, retrocessero in Serie B.