Storia di una sedia molto fotogenica
Un video di Vox racconta come una sedia di vimini realizzata nelle Filippine è finita in innumerevoli ritratti e copertine di dischi
La giornalista Estelle Caswell ha raccontato in un video sul sito Vox la storia della peacock chair, la “sedia pavone” fatta di vimini intrecciati che avrete visto in decine di copertine di dischi degli anni Sessanta e Settanta, oltre che in molti film (è quella su cui siede Morticia Addams), fotografie e vecchi ritratti, se il genere vi appassiona.
La storia, racconta Caswell, inizia a fine Ottocento, quando soprattutto negli Stati Uniti si diffuse la moda di portici e verande per sfuggire al caldo in mancanza di aria condizionata. Ce li aveva chiunque se lo potesse permettere e li arredava con mobili di vimini, più leggeri e luminosi. Le sedie in vimini vennero presto usate un po’ ovunque: negli hotel, a bordo piscina, sugli aerei, sulle navi da crociera, come culle e infine per i ritratti, dove i fotografi facevano sedere abitualmente i loro soggetti. Le sedie di vimini erano leggere da trasportare, erano fresche – cosa utile sotto le luci dello studio fotografico – e potevano essere molto decorate, cosa che rendeva gli sfondi dei ritratti più belli e interessanti; erano così usate che finirono per essere chiamate photographer’s chairs, posing chairs, sedie da fotografo e di posa.
Una delle poche foto del naturalista Charles Darwin lo ritrae per esempio nella sua casa inglese su una sedia di vimini, come vennero poi fotografate migliaia di persone comuni e presidenti, uomini di stato e di cultura, da Mark Twain a Winston Churchill. Caswell definisce le sedie di vimini un fattore livellante, che metteva nella stessa posizione e raffigurava nello stesso modo l’uomo normale e il potente: qualcosa di simile insomma alla Coca Cola di Andy Warhol, bevuta negli Stati Uniti da tutti, pagata da tutti lo stesso prezzo, e con lo stesso sapore.
I modelli di sedie cambiavano con il gusto del tempo e tra gli anni Dieci e Venti si imposero quelle a forma di clessidra venute dall’Oriente; fu allora che emerse un particolare modello, la peacock chair. Si faceva notare grazie allo schienale curvo e imponente rispetto al resto della struttura, che la faceva assomigliare a un trono. Una delle prime fotografie in cui appare è il ritratto di una donna con suo figlio in braccio: nonostante l’aria regale, la donna era detenuta per aver ucciso il marito nel carcere di Bilibid, nelle Filippine. Non si sa se la poltrona sia stata inventata nel carcere, ma è certo che le detenute realizzassero mobili e sedie di vimini tra cui la peacock chair. All’epoca le Filippine erano una meta popolare tra i turisti americani, e in poco tempo la sedia divenne famosa in Occidente, ne scrissero le riviste di moda come Vogue e quelle di arredamento. Negli anni Sessanta innumerevoli personaggi importanti ci finirono sopra per farsi fotografare: lo scrittore Truman Capote, il presidente americano John Kennedy, le attrici Monica Vitti, Katharine Hepburn ed Elizabeth Taylor. Il celebre fotografo Cecil Beaton ne era un estimatore: ci fotografò sopra Marilyn Monroe e la infilò nel film f, per cui si occupò dei costumi e della scenografia.
Fu naturale che la sedia venisse usata anche dagli scenografi e dai fotografi delle copertine dei dischi: compare in centinaia insieme a una sfilza di cantanti e musicisti, in atteggiamento rilassato, a gambe incrociate, all’aria aperta, in primo piano, al centro di un gruppo numeroso. Nel 1967 si fece ritrarre su una peacock chair anche Huey Newton, leader delle Pantere Nere, il movimento per i diritti dei neri, e da allora la sua iconografia assunse anche un nuovo significato, quello delle lotte per i diritti civili e dell’orgoglio degli afroamericani. Uno degli esempi più famosi del genere è la copertina del disco Uncle Jam Wants You del gruppo Funkadelic, uscita nel 1979: mostra il musicista del gruppo George Clinton seduto su una peacock chair, in un atteggiamento che ricorda la foto di Newton e il manifesto “Uncle Sam Wants You”, usato durante la Seconda guerra mondiale per invitare gli uomini ad arruolarsi.