A che punto siamo col nuovo ponte di Genova
Il primo tratto orizzontale è stato posato tre giorni fa, e la struttura dovrebbe essere completata entro aprile 2020: intanto si lavora 24 ore al giorno
Tre giorni fa, martedì 1 ottobre, è stato inaugurato a Genova il primo pezzo del ponte che sostituirà il ponte Morandi, uno dei più importanti della città, il cui crollo nell’agosto 2018 causò la morte di 43 persone. Il nuovo ponte è stato progettato a partire da un’idea del celebre architetto italiano Renzo Piano, e i suoi lavori sono gestiti da un consorzio fra Fincantieri e Salini Impregilo, due delle più grosse aziende edili del paese. Il cantiere dovrebbe concludersi nell’aprile del 2020 e il nuovo ponte dovrebbe essere aperto al pubblico nei primi mesi del 2021, ma i tempi non sono ancora certi. Nel frattempo l’architetto Stefano Boeri ha presentato il progetto dell’ampio parco pubblico che sarà costruito sotto al ponte, che contribuirà a cambiare radicalmente l’aspetto della zona del crollo.
In termini tecnici, martedì è stato posato il primo pezzo del cosiddetto “impalcato”, cioè la struttura in acciaio “orizzontale” che serve a sostenere la strada vera e propria che sarà costruita sul ponte: in estrema sintesi, una trave di acciaio lunga 50 metri, larga 26 e alta 5, che è stata poggiata su due piloni posati nei giorni scorsi. In tutto il ponte sarà lungo 1067 metri e avrà 19 campate, cioè tratti di struttura fra i piloni portanti. Dovrebbe costare intorno ai 202 milioni di euro.
Sembra che alla fine l’intera struttura sarà pitturata di bianco: parlando con Repubblica, Renzo Piano ha spiegato che il ponte sarà «una grande carena d’acciaio, bianca, che gioca con la luce e le permette di entrare e di riflettersi nella valle». Il nuovo ponte sarà costruito esattamente al posto di quello vecchio, che era la principale via autostradale d’accesso e di uscita da Genova verso ovest.
Se il ponte riaprirà davvero nei primi mesi del 2021, ci saranno voluti meno di tre anni per sostituire uno dei ponti più trafficati della città. Sono tempi effettivamente molto ridotti, frutto dei lavori che nel cantiere si tengono praticamente tutti i giorni: «ventiquattr’ore al giorno su tre turni di otto ore, sette giorni alla settimana», scrive Repubblica. Il 14 agosto scorso gli operai avevano ricominciato a lavorare pochi minuti dopo la cerimonia che si era tenuta nell’anniversario del crollo.
Il sindaco di Genova Marco Bucci, riconfermato da qualche giorno come commissario straordinario per la ricostruzione del ponte, lo ha definito «il cantiere che non si ferma mai». Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che martedì era presente alla cerimonia di inaugurazione, secondo i giornali ha definito il nuovo ponte «un’opera da record, da consegnare alla storia dell’ingegneria».
Nessuno, per ora, gli ha dato un nome. Renzo Piano ha detto che lo chiama «semplicemente il Ponte, ma con la “P” maiuscola perché questo non è un ponte qualsiasi e non lo sarà mai». Ad agosto Bucci aveva spiegato all’ANSA che a settembre il comune avrebbe indetto un «concorso di idee» fra i cittadini, «poi tra i nomi che arriveranno una apposita commissione sceglierà quello definitivo». Non è chiaro se il concorso sia stato davvero avviato. Tre giorni fa la redazione genovese di Repubblica ha indetto un sondaggio per scegliere il nome più popolare fra i suoi lettori. Per ora in testa alla classifica, col 20 per cento dei voti, c’è l’opzione “Altro nome”: al secondo posto c’è invece “Ponte Renzo Piano” col 18 per cento dei voti.
Nel frattempo giovedì 3 ottobre è stato presentato nella sede del Comune di Genova il progetto del parco che verrà realizzato dallo studio di Stefano Boeri al di sotto del nuovo ponte. Il progetto prevede soprattutto una pista ciclopedonale circolare di circa un chilometro e mezzo, dipinta di rosso, che circonderà il ponte (qui ci sono alcune immagini del progetto allo stato attuale).
All’interno del cerchio, che dovrebbe avere un raggio di 250 metri, Boeri ha raccontato che troveranno spazio un ampio parco, alcuni «servizi al quartiere» come asili e campi sportivi, e aree per le piccole imprese. Sarà costruita anche una specie di «torre del vento», cioè una piccola centrale eolica che sulla carta sarà in grado di alimentare tutto il quartiere. È prevista anche un’installazione chiamata “Genova nel bosco” creata dall’artista e designer Luca Vitone: sarà composta da 43 alberi, uno per ogni persona morta nel crollo del vecchio ponte.