Cosa si dice di “Joker”
Si va da «semplicemente meraviglioso» a «vuoto e nebbioso esercizio di stile di seconda mano», da «un fantastico film» a «il più deludente dell'anno»: insomma, se ne parlerà
Giovedì è uscito in Italia Joker, il film di Todd Phillips in cui Joaquin Phoenix interpreta il personaggio di Arthur Fleck durante la transizione che lo porta a diventare Joker, il noto antagonista di Batman. Joker è stato premiato come miglior film al Festival di Venezia e nel suo primo giorno in Italia è stato visto da più di 150mila spettatori. Il film è ambientato negli anni Ottanta nell’immaginaria Gotham City ed è quello che nel gergo dei fumetti si definisce origin story: una storia che racconta come un personaggio, in genere un supereroe, è diventato quel che tutti conoscono. Joker, però, è notevolmente diverso dai film di supereroi, in particolare dai tanti film della Marvel; non solo perché il suo personaggio è uno dei cattivi. Joker è un thriller drammatico e neo-noir; cupo, crudo, realistico, con al centro un personaggio depresso, psicopatico e violento.
È difficile dire se Joker sia piaciuto o no ai critici. Qualcuno ne ha parlato come di un capolavoro e di un film potente e importante, che potrebbe dire la sua agli Oscar e cambiare in meglio l’approccio ai film di supereroi dei prossimi anni; ma c’è anche chi ne ha parlato come di un film molto piatto, pesante e monocorde, oltre che problematico se non per certi versi pericoloso. Joker, infatti, è anche uno di quei film con cui spesso si finisce a parlare del “messaggio” e del “significato” più che di cose come la regia, la fotografia o la recitazione.
Todd Phillips, che prima di Joker aveva diretto i tre Una notte da leoni, ha descritto il film come uno «stratagemma per far passare al grande pubblico un “vero film” facendolo sembrare un film su una storia dei fumetti» (nei fumetti Joker è quel che è perché è caduto in un bidone di sostanze chimiche; nel film diventa un criminale assassino perché è una persona problematica, che la società non riesce ad aiutare). Chi ha apprezzato il film è più o meno della stessa idea di Phillips. «Joker è diverso in ogni modo immaginabile dai film basati sui fumetti fatti fino a oggi», ha scritto Brandon Davis su ComicBook.com, che lo ha anche definito «più pauroso della maggior parte degli horror usciti quest’anno». Jim Vejvoda ha scritto su IGN che «non è solo un fantastico film basato su un personaggio dei fumetti; è un fantastico film, punto». Ha poi aggiunto che funzionerebbe benissimo come uno «studio su un personaggio» autonomo, senza alcun legame con un personaggio come è Joker». Jordan Farley di Total Film ne ha parlato come del film «più provocatorio, sovversivo e nichilista» tra quelli del suo genere. Sul Guardian, Xan Brooks lo ha definito «magnificamente audace ed esplosivo». Peter Travers di Rolling Stone ha scritto che «è semplicemente meraviglioso, sia come intrattenimento che come provocazione».
Nel film non ci sono vere e proprie scene d’azione né grandi effetti speciali, e Joker non ha nessun superpotere. Joker si richiama a un altro genere di film – li cita una recensione su due, almeno – come Taxi Driver e Re per una notte, due film di Martin Scorsese con Robert De Niro. In effetti la Gotham di Joker fa pensare più di una volta alla New York di quei film di Scorsese, De Niro – che è anche in Joker – ha un ruolo in qualche modo legato a quello che ebbe in Re per una notte e, come ha scritto A.O. Scott sul New York Times, Joker tende a ricordare Travis Bickle di Taxi Driver più che il Pinguino (un altro antagonista di Batman).
Chi ha parlato bene del film ha apprezzato proprio l’ambizione di Joker di scavare in un personaggio, di essere volutamente difficile, in alcuni momenti quasi respingente. Molti critici hanno elogiato anche la capacità alla regia di Phillips, la sua gestione dei tempi del racconto e del modo in cui, attraverso le immagini, riesce a raccontare certi luoghi ed evocare certi stati d’animo. Per quanto riguarda la tecnica, Marlow Stern del Daily Beast ha parlato di «astute carrellate, stretti primi piani e inquadrature in cui Arthur Fleck è sperduto in mezzo a una folla», scelte che «rendono bene l’ansia di vivere di Arthur Fleck». È piaciuto molto anche Phoenix, che per il ruolo ha perso diversi chili: qualcuno ha parlato di lui come del miglior Joker di sempre, molti lo hanno messo quantomeno sul podio con Jack Nicholson e Heath Ledger. Molti critici hanno parlato di un’interpretazione forte, come richiedeva il personaggio, ma anche intima e controllata. «Esagerato?», si è chiesto Travers: «Forse: ma se vuoi sostituire la banalità di Hollywood con una vera intensità, è stato giusto farlo fare a un attore che sa come umanizzare un personaggio destinato ad andare all’inferno».
Anche in Italia ci sono critici a cui il film è piaciuto. Sul Corriere della Sera Maurizio Porro gli ha dato un 9, motivato così: «Il film ti prende alla gola e non ti molla, è di una compattezza espressiva da paura ed è inutile dire quanto debba al talento fragorosamente ipnotico di Phoenix». Su Bad Taste Gabriele Niola ha scritto: «Joker è un film molto molto buono, decisamente riuscito, vedendo il quale è però evidente il desiderio del suo autore di realizzare un capolavoro. E questo no, non è riuscito a farlo».
I critici più scettici sono concordi nel dire che è chiaro cosa volesse essere Joker, ma non ci è proprio riuscito. Sul New York Times, A.O. Scott ne ha parlato come di un «vuoto e nebbioso esercizio di stile di seconda mano e di filosofeggiamenti di secondo livello», un film «superficiale e senza peso». David Jenkins di Little White Lies ha scritto che «finisce per assomigliare a uno spinoff di Suicide Squad», un film che non piacque granché (per usare un eufemismo). Su RogerEbert.com, Glenn Kenny ha parlato di «spazzatura nociva» e molti critici hanno scritto che si vedono certamente i riferimenti ai film di Scorsese, ma che il film finisce per esserne solo una copia sbiadita. Dana Stevens di Slate ha scritto che Joker è «prevedibile, pieno di cliché, poco originale e esagerato al limite dell’auto-parodia». Peter Bradshaw del Guardian lo ha definito «il film più deludente dell’anno». Altri aggettivi usati, tra gli altri da Guardian, Wall Street Journal e Atlantic sono: banale, spento e presuntuoso. David Edelstein di Vulture ha scritto che Joker è «una sola nota fastidiosa suonata sempre più forte».
Altre critiche – per entrare nelle quali si dovrebbe parlare però nel dettaglio della trama del film, cosa che non faremo – girano intorno al fatto che possa essere un problema un film che racconta la storia di un crudele assassino e, secondo certi punti di vista ed entro certi limiti, tende a far empatizzare con il suo protagonista. C’è chi ritiene, quindi, che certi spettatori possano essere in qualche modo indotti da Joker a sentirsi giustificati nel compiere azioni violente. Negli Stati Uniti, dove il film esce oggi, se ne è parlato molto, spesso menzionando l’enorme problema delle stragi con le armi da fuoco.