Hong Kong ha vietato le maschere
La leader Carrie Lam ha preso la decisione per evitare che si ripropongano manifestazioni e scontri violenti
Dopo quattro mesi di proteste di massa e violenti scontri tra manifestanti e poliziotti culminati martedì, la leader di Hong Kong Carrie Lam ha deciso di vietare l’uso delle maschere durante tutte le manifestazioni e i raduni pubblici: la legge, annunciata in conferenza stampa, entrerà in vigore sabato. Il South China Morning Post spiega che Lam si è servita, per farla passare, di un ordinamento dell’epoca coloniale britannica che consentiva al governatore di approvare nuove regole in caso di emergenza o di pericolo pubblico, a cui Hong Kong era ricorso l’ultima volta nel 1967. Sempre il South China Morning Post scrive che la legge prevede fino a un anno di carcere e multe da tremila euro. Subito dopo l’annuncio della legge centinaia di persone hanno bloccato una strada del centro indossando le maschere e urlando slogan contro il governo; intanto per questa sera sono state annunciate nuove proteste nei centri commerciali in tutti i 18 quartieri amministrativi di Hong Kong.
Chi è a favore del divieto lo vede come un deterrente alle proteste più violente e ricorda che una proibizione simile era stata approvata anche in Francia in seguito alle proteste dei gilet gialli nell’ultimo anno. Chi è invece contrario ricorda che i manifestanti si coprono il volto per non essere riconosciuti dal governo centrale cinese ed evitare future persecuzioni e ritorsioni. Le maschere vengono anche usate – insieme a caschetti gialli, occhialoni e maschere antigas – per proteggersi dai gas lacrimogeni e dai proiettili di plastica sparati dalla polizia e dai getti dei cannoni ad acqua; il New York Times ricorda che le maschere antigas sono indossate sia dai giornalisti che dai soccorritori. Alcuni infine ritengono il divieto inutile rifacendosi proprio all’esempio della Francia, che non è stata comunque in grado di impedire che i gilet gialli si coprissero il volto.
La decisione è stata accelerata dagli scontri di martedì, avvenuti in occasione dei 70 anni della nascita della Repubblica popolare cinese. I manifestanti hanno aggredito in alcune occasioni la polizia con spranghe e bombe molotov e per la prima volta dall’inizio delle proteste la polizia si è servita di proiettili veri e non soltanto di gomma. Un ragazzo di 18 anni è stato ferito con un colpo d’arma da fuoco da un poliziotto: i poliziotti presenti hanno spiegato che si è trattato di legittima difesa perché l’agente e i suoi colleghi erano stati circondati da un gruppo di manifestanti mascherati e aggressivi. Il ragazzo, ricoverato in ospedale in condizioni stabili, è stato incriminato per insurrezione e aggressione.