Badly Drawn Boy compie 50 anni
Un'ottima scusa per riascoltare le sue tredici migliori canzoni
Oggi compie 50 anni Damon Gough, cantautore britannico che ebbe un discreto e meritato successo all’inizio del millennio col nome di Badly Drawn Boy. Negli ultimi anni la sua carriera è stata più discontinua e confusa, come ha raccontato lui stesso, con ripetuti periodi di stress e insoddisfazione personale, e poche cose pubblicate. Ma molte delle canzoni di quei suoi primi dischi sono sempre eccellenti modelli di grande pop britannico contemporaneo, e queste sono quelle che Luca Sofri, peraltro direttore del Post, aveva raccolto nel suo libro Playlist, La musica è cambiata.
Badly Drawn Boy (1969, Bolton, Inghilterra)
Si chiama Damon Gough, è inglese, ha sempre un berretto di lana in testa – non più lo stesso, che ha venduto per beneficenza – e non è esattamente uno strafigo da strapparsi i capelli. Però è uno dei migliori giovani scrittori di canzonette pop in circolazione. Il nome – il ragazzo disegnato male – l’ha preso da un cartone animato.
Disillusion
(The hour of the bewilderbeast, 2000)
Un pezzo soul-dance anni Settanta, cantato da uno con l’accento di Londra. Completo di assolo di chitarra, assolo di pianoforte e battimani.
How?
(Have you fed the fish?, 2002)
A un minuto e trentaquattro c’è un cambio di ritmo formidabile. E poi di nuovo – wow, meglio ancora! – due minuti dopo. Ma la cosa migliore è il “when you come back I’ll go-oo-oo-ò…”.
What is it now?
(Have you fed the fish?, 2002)
E anche ora che lei ci ha mollato, e siamo soli di nuovo, e niente sarà più come prima: vuoi non trovare qualcosa con cui tirarsi su?
Have you fed the fish?
(Have you fed the fish?, 2002)
Prima che abbiate finito di ricapitolare tutti i grandi songwriter che vi ricorda (Paul McCartney, Neil Young, e anche…) arriva il refrain con la sua rima anticipata fish-wish: “Hai dato da mangiare al pesce, oggi? Hai espresso il tuo desiderio, oggi?”. Dice che a volte devi riavvolgere, per andare avanti. Canzone del rimettere i piedi per terra (sei diventato una rockstar, o puoi ricordarti di dare da mangiare al pesce?), del fare progetti: canzone-ricapitoliamo.
You were right
(Have you fed the fish?, 2002)
«Le canzoni sono solo la colonna sonora della vita». Qui è grandissima quando fa:
“And I remember doing nothing on the night Sinatra died
And the night Jeff Buckley died
And the night Kurt Cobain died
And the night John Lennon died
I remember I stayed up to watch the news with everyone”
Ancora una volta il meglio sta sulla strofa piuttosto che sul refrain. A un certo punto sogna di avere sposato la regina, e Madonna abita di fronte e ci prova con lui, ma non attacca perché “sono ancora innamorato di te”. E poi, c’è una richiesta di matrimonio “nascosta in questa canzone”.
All possibilities
(Have you fed the fish?, 2002)
Grande riff di fiati, dovrebbero remixarlo e farci un pezzo dance. La differenza tra Gough e molti suoi bravi colleghi coetanei, è che lui ha voglia di tenerti allegro: speranze, sogni, opportunità e un mondo nuovo si dispiega innanzi a me, oh yeah.
Donna and Blitzen
(About a boy, 2002)
Che uno ci sappia fare con i suoni del pop lo si vede da come comincia “Donna and Blitzen”: dopo i primi 40 secondi strumentali di introduzione la canzone è già fatta. Lo stesso, lui riesce a inventarci ancora il fantastico giro “para-parara-parara-pà”. La migliore ninna nanna del nuovo millennio.
A minor incident
(About a boy, 2002)
«“A minor incident”, un dolce, caloroso pezzo acustico con chitarra e un dylanesco assolo di armonica ansante, si riferisce direttamente a uno degli episodi principali del libro e del film: Marcus torna a casa dopo aver trascorso una giornata fuori e trova sua madre Fiona distesa sul divano priva di conoscenza: ha tentato di suicidarsi, e c’è il vomito sparso tutto intorno sul pavimento. La canzone è il suo messaggio di addio al figlio» (Nick Hornby, 31 canzoni, Guanda; il film è Un ragazzo, tratto dal suo romanzo).
Something to talk about
(About a boy, 2002)
L’unica canzone della storia del rock ad avere un verso che inizia con le parole “ipso facto”.
Another devil dies
(One plus one is one, 2004)
La melodia della strofa è perfetta, e si srotola sopra un pianoforte e suoni da bar. La canzone è sulle liti e sulle crisi, e sul superarle, con pazienza, canticchiando. “Ogni volta che cantiamo assieme, muore un altro diavolo”.
Life turned upside down
(One plus one is one, 2004)
Un attacco che pare “Angie” dei Rolling Stones, tutto per dire ancora una volta che, comunque, “tonight, it still feels right”. Dovrebbero prescriverlo nelle farmacie, Badly Drawn Boy.
Year of the rat
(One plus one is one, 2004)
Già l’idea dell’anno del topo, più di vent’anni dopo Al Stewart, è interessante. Poi prende una piega un po’ McCartney-bambinesca, coi coretti e “uno più uno è un insieme, uno più uno è un per sempre”: ma gli si perdona tutto.
Nothing’s gonna change your mind
(Born in the UK, 2006)
Pezzone beatlesiano di maniera, che Paul McCartney potrebbe chiedere il conto. Molto meglio la strofa – e soprattutto l’attacco – che non il refrain, risolto un po’ urlacchiando.