La scissione di +Europa
I tre parlamentari del partito hanno votato la fiducia al governo, ma il partito si considera all'opposizione: dopo un mese i nodi sono venuti al pettine
C’è stata una scissione in +Europa, il partito di centrosinistra che si era candidato alle elezioni politiche del 2018. Bruno Tabacci, deputato e uno dei principali dirigenti del partito, ha annunciato la sua intenzione di lasciare +Europa per protesta contro la decisione del partito di rimanere all’opposizione, invece che sostenere il secondo governo Conte. La cosa singolare è che tutti i tre deputati eletti dal partito – lo stesso Tabacci, Alessandro Fusacchia e Riccardo Magi – hanno votato la fiducia al governo Conte.
Tabacci ha detto che come conseguenza della sua decisione toglierà a +Europa la possibilità di usare il simbolo del suo partito, Centro Democratico, che aveva permesso al partito – fondato da Emma Bonino – di partecipare alle elezioni politiche del 2018 senza intraprendere una difficoltosa raccolta di firme. «Non voglio che il simbolo venga accostato ad un partito che nel momento in cui ci sarebbe solo da festeggiare perché Salvini si è messo fuorigioco», ha detto Tabacci in un’intervista al Corriere pubblicata venerdì scorso, «decide di mettersi all’opposizione, dove ci sono tutti i nemici dichiarati dell’Europa».
Non è chiaro ancora quali conseguenze avrà questa scelta, ma probabilmente +Europa potrà continuare le sue attività senza troppe difficoltà. Tabacci non ha detto cosa voglia fare con il suo movimento, ma ha lasciato intendere di voler lasciare aperta la possibilità di avvicinarsi sia al PD che a Italia Viva. Tabacci, che in passato ha militato a lungo nella Democrazia Cristiana, aveva partecipato in passato alle primarie di coalizione del centrosinistra e negli ultimi anni è sempre rimasto un alleato indipendente delle principali forze progressiste, riuscendo nel contempo a farsi sempre rieleggere in Parlamento.
La decisione di votare contro il secondo governo Conte era stata presa dagli organi direttivi di +Europa nel corso del mese di agosto, ma tutti e tre i deputati del partito si sono dichiarati contrari e hanno votato a favore della fiducia. Emma Bonino, senatrice, ex ministro degli Esteri e fondatrice del partito, ha invece espresso un voto contrario. A Tabacci ha risposto domenica il segretario del partito, Benedetto Della Vedova, che ha definito l’intervista una caduta di stile anche per via «dei toni obliqui» utilizzati nei confronti di Emma Bonino (Tabacci ha insinuato che la sua decisione di stare all’opposizione sarebbe dovuta al fatto che non le sia stato offerto alcun posto nell’attuale governo). Della Vedova dice poi che +Europa non è affatto «morta» come sostiene Tabacci, ma che anzi farà un’opposizione costruttiva e «liberal-democratica», senza lasciar tutto lo spazio di contrasto all’attuale governo alle forze della destra radicale.
Tabacci e Della Vedova erano stretti alleati, almeno fino a poco tempo fa. Al primo congresso di partito, che si è tenuto lo scorso gennaio a Milano, il sostegno del leader di Centro Democratico fu molto importante per permettere a Della Vedova di diventare segretario. All’epoca, anzi, Tabacci e Della Vedova furono duramente criticati per aver portato a votare centinaia di iscritti che in molti casi non sembravano proprio informatissimi sulle dinamiche interne al congresso (i “pullman di Tabacci” divennero un’espressione proverbiale in quei giorni).
+Europa è nata come lista elettorale prima delle elezioni nel marzo del 2018, quando si presentò in coalizione con il PD con un programma europeista e liberale, i cui punti principali erano blocco della spesa pubblica, liberalizzazioni, privatizzazioni e interventi a favore della concorrenza e dei diritti civili. Con poco più di 800 mila voti raccolti alla Camera, però, +Europa non riuscì a superare la soglia di sbarramento fissata al 3 per cento. Il partito riuscì a eleggere soltanto tre deputati e una senatrice candidati nei collegi uninominali dall’alleanza di centrosinistra. Successivamente +Europa si è strutturata come un vero partito e, dopo il congresso di gennaio, ha partecipato alle elezioni europee dello scorso maggio. Anche questa volta però ha subìto una sconfitta. I voti raccolti sono stati all’incirca gli stessi delle politiche (830 mila), il partito ha mancato di nuovo la soglia di sbarramento e quindi non ha eletto eurodeputati.
Oggi +Europa si trova in una difficile situazione, dovendosi contendere lo spazio in un’area di centro, liberale e moderata, insieme al movimento Siamo Europei dell’ex ministro Carlo Calenda, alla formazione dell’ex leader del PD Matteo Renzi, Italia Viva, oltre che agli esponenti più moderati di Forza Italia. Nelle prossime settimane sono fissati alcuni incontri proprio con Calenda, che potrebbero divenire il primo passo di una seria alleanza tra i due gruppi.