Il governo ha approvato l’aggiornamento al DEF

Il deficit salirà fino al fino al 2,2 per cento del PIL, la manovra varrà circa 29 miliardi di euro – di cui 7 provenienti dalla lotta all’evasione – e servirà a evitare aumento dell’IVA e riduzione del “cuneo fiscale”

(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)

Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato la Nota di aggiornamento al DEF (detta anche “NADEF” per brevità). Il DEF, cioè il documento che contiene le intenzioni di spesa e le previsioni di crescita e di indebitamento del governo, insieme alla descrizione sommaria delle principali misure che il governo stesso intende introdurre, si presenta ad aprile, mentre la nota di aggiornamento al DEF si presenta dopo l’estate.

L’ultimo DEF era stato scritto dal ministro dell’Economia del primo governo Conte, Giovanni Tria, ed era sostanzialmente un’ammissione di sconfitta della strategia di crescita del governo precedente: prevedeva una crescita economica nulla (rispetto alle promesse di crescita superiore all’1 per cento dell’autunno precedente) e prometteva di recuperare le risorse per evitare l’aumento dell’IVA.

Nel NADEF il governo prevede che nel 2019 la crescita del PIL del paese sia dello 0,1 per cento (contro lo 0,2 per cento preventivato ad aprile), e che nel 2020 salga fino allo 0,6 per cento. Per attuare la manovra economica per il 2020, nel NADEF il governo ha previsto interventi per circa 29 miliardi di euro, di cui 14,4 miliardi (lo 0,8 per cento del PIL) che comprendono nuove entrate e riduzioni di spesa, e 7 miliardi di euro provenienti dalla lotta all’evasione. Verrà inoltre aumentato il deficit fino al 2,2 per cento del PIL sia nel 2019 che nel 2020, rispetto a quello programmato dell’1,6 per cento, e si stima una diminuzione all’1,8 per cento nel 2021 e all’1,4 per cento nel 2022.

Si è discusso, inoltre, di come trovare le coperture economiche per evitare l’aumento automatico dell’IVA – previsto per l’anno prossimo da una clausola contenuta nella scorsa legge finanziaria – per il taglio del cuneo fiscale, ovvero la tassazione sul lavoro, e per le “spese indifferibili”, in particolare gli aumenti di spesa per reddito di cittadinanza e quota 100, le due più importanti misure approvate dal primo governo Conte.

Per quanto riguarda l’IVA, il governo ha deciso di fissare un’IVA più alta per i pagamenti in contanti e più bassa per i pagamenti con carte di credito e bancomat, che sono tracciabili. Tra gli altri provvedimenti c’è la riduzione del “cuneo fiscale” –  cioè la differenza tra quanto spende per ogni lavoratore un’impresa e quanto il lavoratore percepisce in busta paga – che verrà abbassato dello 0,15 per cento del PIL nel 2020, e dello 0,3 per cento nel 2021 (circa 2,7 miliardi di euro nel 2020 e di circa 5,4 miliardi nel 2021).