Corea del Sud e Giappone non sono più amici
Stanno litigando male da mesi per una storia di cento anni fa, che ora sembra non avere soluzione
Da qualche mese Corea del Sud e Giappone non sono più amici. I due paesi, alleati degli Stati Uniti e da decenni legati da importanti accordi commerciali e di sicurezza, hanno cominciato a litigare per una storia di cento anni fa e non sono ancora riusciti a risolvere i loro problemi. Ankit Panda, analista esperto di cose asiatiche, ha scritto sul South China Morning Post che «quello a cui stiamo assistendo oggi nel nordest asiatico è il possibile inizio di una nuova realtà in cui Corea del Sud e Giappone cominciano a vedersi apertamente come avversari. […] Non si può dire che siano proprio nemici, ma certamente non si possono considerare amici».
La crisi dei rapporti tra Corea del Sud e Giappone è rilevante per diverse ragioni: i due paesi sono fondamentali non solo per la stabilità del commercio asiatico, ma anche per le politiche statunitensi finalizzate a contrastare l’aggressività della Corea del Nord e contenere la sempre maggiore influenza della Cina nella regione.
I primi problemi tra Corea del Sud e Giappone iniziarono lo scorso anno, dopo che un tribunale sudcoreano stabilì che diverse società giapponesi avrebbero dovuto risarcire i sudcoreani costretti a lavorare nelle fabbriche del Giappone durante gli anni dell’occupazione giapponese della penisola coreana, durata dal 1910 al 1945. Il Giappone protestò, sostenendo che la questione fosse già stata risolta da un trattato del 1965 e che la sentenza del tribunale sudcoreano violasse il diritto internazionale.
Il Giappone aveva già accusato la Corea del Sud di non rispettare i trattati internazionali. Nel novembre 2018 il governo sudcoreano, di orientamento progressista, aveva annunciato lo smantellamento della Reconciliation and Healing Foundation, fondazione che era stata istituita tre anni prima per implementare un accordo che era stato firmato dai due paesi sul caso delle cosiddette “schiave del sesso”, le donne provenienti soprattutto da Corea del Sud e Cina costrette a prostituirsi nei bordelli militari giapponesi prima e durante la Seconda guerra mondiale. L’intesa, che prevedeva le scuse formali del Giappone alla Corea del Sud e lo stanziamento di un fondo di 8,3 milioni di dollari di risarcimenti e aiuti per le vittime, era stata raggiunta nel dicembre 2015 dall’allora governo conservatore sudcoreano, ma era stata molto criticata dalle opposizioni perché ritenuta non sufficiente.
Come risultato delle tensioni precedenti, e come ritorsione per la sentenza del tribunale sudcoreano dello scorso anno, a luglio il governo giapponese decise di limitare le esportazioni verso la Corea del Sud di materiali ad alta tecnologia usati per la produzione di componenti come microchip e schermi, una parte fondamentale del settore produttivo coreano. Molti sudcoreani reagirono iniziando il boicottaggio di prodotti giapponesi, come per esempio la birra. L’Associazione delle stazioni di benzina coreana invitò tutti i gestori di pompe di benzina a rifiutarsi di servire clienti con macchine giapponesi e nelle prime settimane di boicottaggio le prenotazioni turistiche di sudcoreani in Giappone si dimezzarono. I due paesi annunciarono inoltre di voler togliersi reciprocamente dalla lista dei partner commerciali privilegiati, cioè quelli con cui esistono solo minime restrizioni al commercio bilaterale, che è quindi più facile e meno costoso.
Nonostante i tentativi degli Stati Uniti di riportare la calma, i rapporti tra Corea del Sud e Giappone sono peggiorati ad agosto, con la decisione del governo sudcoreano di non rinnovare il General Security of Military Information Agreement (GSOMIA), accordo firmato dai due paesi nel 2016 sulla condivisione di informazioni di intelligence: tra le altre cose, l’accordo prevede che Giappone e Corea del Sud condividano informazioni sulle attività missilistiche nordcoreane senza passare dagli Stati Uniti, con cui i due paesi hanno concluso trattati separati.
Ankit Panda ha scritto sul South China Morning Post che «la fine del GSOMIA mostra che la disputa si è riversata anche nell’ambito delle questioni di sicurezza. Niente – nemmeno le preoccupazioni di entrambi sulla Corea del Nord – sta facendo da barriera per fermare la controversia» tra Giappone e Corea del Sud.