Milioni di documenti della Stasi verranno trasferiti nell’Archivio federale tedesco
Sono scritti, foto e video della polizia segreta della Germania Est: non tutti però sono d'accordo col trasferimento
Giovedì il Parlamento tedesco ha approvato lo spostamento nell’Archivio federale di milioni di documenti della Stasi, la polizia segreta della Germania Est che durante la Guerra Fredda operò come apparato repressivo di sorveglianza e intimidazione. Finora i documenti, considerati molto importanti dal punto di vista storico, erano stati gestiti da un commissario federale incaricato dal governo, che a partire dalla riunificazione della Germania si era occupato di renderli accessibili a tutti i cittadini che volevano sapere che informazioni la Stasi avesse raccolto su di loro.
La decisione del Parlamento è stata criticata da diversi politici, storici ed ex dissidenti della Germania Est, che hanno sostenuto che il trasferimento dei documenti nel grande Archivio federale potrebbe avere la conseguenza di renderli meno accessibili al pubblico. Secondo le nuove regole, tutta la procedura di trasferimento dovrebbe concludersi entro il 2021.
I documenti di cui si sta discutendo entrarono in possesso dei “comitati di cittadini” tra il 1989 e il 1990, nei mesi che portarono al crollo del Muro di Berlino e alla successiva fine del regime della Germania Est. Furono recuperati nonostante il tentativo degli ufficiali della Stasi di distruggerli, utilizzando i tritacarte e strappandoli a mano. Dalla riunificazione della Germania, nel 1990, circa 3 milioni di persone hanno chiesto di consultare l’archivio.
La decisione presa dal Parlamento tedesco è stata criticata da più parti. Werner Schulz, europarlamentare dei Verdi, ha detto che il trasferimento dei documenti è «prematuro» e che rischia di «mettere un coperchio sulla storia». Lo storico Hubertus Knabe ha sottolineato come, a causa del provvedimento, l’autorità che oggi gestisce i documenti della Stasi, la più grande istituzione che si occupa della storia della Germania Est, chiuderà nel 2021. Diverse critiche sono arrivate anche dalle associazioni delle vittime della Stasi, secondo cui il rischio è quello di legare la gestione dei documenti alla volontà politica del momento.
Il commissario federale responsabile dell’archivio della Stasi, Roland Jahn, ha detto però che la decisione del Parlamento permetterà una migliore conservazione del materiale, oltre che la sua digitalizzazione (oggi solo il 2 per cento dell’archivio è digitalizzato). Jahn ha anche assicurato che l’archivio continuerà a essere accessibile a storici, giornalisti e vittime della Stasi.