Le novità sul caso Trump-Ucraina
Poco prima di chiedere al presidente ucraino di indagare su Joe Biden, scrive la stampa statunitense, Trump aveva sospeso gli aiuti economici all'Ucraina
Sono emersi nuovi dettagli su un nuovo scandalo che riguarda il presidente statunitense Donald Trump, e che ha già spinto molti politici del Partito Democratico a parlare di nuovo di una procedura di impeachment. Secondo molte fonti e ricostruzioni, e in parte secondo le ammissioni dello stesso Trump, il presidente statunitense ha fatto pressioni sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky perché avviasse un’indagine su Joe Biden – ex vicepresidente e oggi tra i favoriti alle primarie con cui sarà scelto lo sfidante di Trump nel 2020 – e su suo figlio Hunter, ex membro del cda di una società ucraina del gas, su cui da tempo circolano accuse poco fondate di corruzione. La novità delle ultime ore è che, secondo il Washington Post e il New York Times, nella settimana precedente alla richiesta di Trump la sua amministrazione aveva sospeso un consistente pacchetto di aiuti finanziari all’Ucraina, apparentemente per aumentare la sua influenza e ricattare il governo ucraino spingendolo ad accogliere la richiesta su Biden e suo figlio.
Il pacchetto in questione consisteva di 491 milioni di dollari – circa 446 milioni di euro – ricavati da due fondi gestiti dal dipartimento della Difesa e dal dipartimento di Stato, paragonabile al ministero degli Esteri. L’invio dei fondi era stato approvato dal Congresso con un appoggio trasversale, come spesso avviene per i pacchetti di aiuti economici agli alleati più strategici degli Stati Uniti (da cinque anni l’Ucraina sta combattendo gruppi armati di ribelli filorussi nell’est del paese).
Il Wall Street Journal ha scritto che Trump stava pensando di sospendere il pacchetto di aiuti all’Ucraina fin da giugno, e diversi senatori Repubblicani hanno raccontato al Washington Post che la Casa Bianca voleva prendersi del tempo per capire se Zelensky – un ex comico senza alcuna esperienza in politica – avesse posizioni filo-occidentali o filo-russe. Assieme a quello per l’Ucraina, in estate Trump si è lamentato di diversi altri aiuti che gli Stati Uniti inviano regolarmente ai loro alleati, giudicandoli essenzialmente uno spreco.
Col passare delle settimane però «era diventato chiaro che la sospensione dei fondi per l’Ucraina era diversa da quella degli altri paesi», ha scritto il New York Times, osservando che a un certo punto erano rimasti gli unici a essere bloccati. La decisione arrivava direttamente dalla Casa Bianca, tanto che quando diversi funzionari del dipartimento di Stato e della Difesa ne erano venuti a conoscenza a luglio erano «sconcertati e allarmati», sempre secondo il New York Times. La decisione ufficiale di sospendere i fondi era stata comunicata dalla Casa Bianca il 18 luglio, una settimana prima della telefonata fra Trump e Zelensky al centro del caso.
I fondi infine sono stati sbloccati l’11 settembre, dopo pressioni di diversi parlamentari e funzionari americani e del governo ucraino: secondo una fonte del Washington Post la questione si è risolta perché c’era il timore che i soldi non fossero più disponibili dopo la chiusura dell’anno fiscale, fissata per il 30 settembre. Il governo ucraino non ha aperto alcuna inchiesta sui Biden.
Trump non ha commentato le ultime notizie sulla vicenda, e in particolare gli articoli sulla sospensione degli aiuti pubblicati da Washington Post e New York Times. Parlando con i giornalisti a margine del summit dell’ONU sul clima, che si tiene a New York in questi giorni, ha smentito di nuovo di aver chiesto al governo ucraino di aprire un’inchiesta su Biden. Poco prima però aveva risposto alla domanda di un giornalista che gli chiedeva conto della telefonata con Zelensky riguardo Biden dicendo: «stiamo sostenendo un paese, vogliamo essere sicuri che quel paese si stia comportando in maniera onesta». Nei giorni scorsi aveva detto di aver parlato dei Biden con Zelensky, perché non portassero corruzione in Ucraina, e ha accusato il funzionario dell’intelligence che ha denunciato la telefonata chiedendosi «se sta dalla parte del nostro paese».
Asked what he told Ukrainian leader about Biden and son, Pres. Trump says, "You're going to see."
"We're supporting a country, we want to make sure that country is honest … Why would you give money to a country that you think is corrupt?" https://t.co/nqDL8Ezkzo pic.twitter.com/MPYkXqQ6iK
— ABC News Politics (@ABCPolitics) September 23, 2019
Martedì ha cambiato di nuovo versione, sostenendo di aver trattenuto i fondi perché «l’Europa deve metterci dei soldi», e minacciato l’Ucraina di una nuova sospensione.
He also issued a threat to Ukraine, saying “I will continue to hold” the aid. https://t.co/cTrQb5HFO2
— Jim Sciutto (@jimsciutto) September 24, 2019
Secondo la testimonianza di un senatore Democratico, il governo ucraino temeva invece che la sospensione dei fondi fosse legata al rifiuto di Zelensky di aprire un’inchiesta su Biden. Chris Murphy, eletto in Connecticut, ha parlato con Zelensky a inizio settembre durante una visita ufficiale in Ucraina, e ha raccontato al Washington Post che il presidente ucraino temeva che «che gli aiuti fossero stati sospesi per una decisione di Trump come conseguenza» della telefonata del 25 luglio.
Hunter Biden faceva affari in Ucraina negli anni in cui il padre era vicepresidente degli Stati Uniti nel governo guidato da Barack Obama. Non ci sono prove di comportamenti illegali o di corruzione. Il Wall Street Journal ha scritto che Trump avrebbe sollecitato «circa otto volte» Zelensky a lavorare insieme a Rudy Giuliani, consigliere per la sicurezza informatica della Casa Bianca, sulle indagini sui due Biden. Trump ha ammesso che nella telefonata in questione ha parlato dei Biden a Zelensky, senza fornire ulteriori dettagli.
Secondo diverse fonti Trump voleva dimostrare che Joe Biden si fosse comportato in maniera illegittima da vicepresidente degli Stati Uniti, prendendo posizioni sull’Ucraina che avrebbero avuto il solo scopo di proteggere suo figlio Hunter. Secondo la tesi di Trump e Giuliani, infatti, Joe Biden avrebbe esortato a questo scopo il licenziamento di Viktor Shokin, il procuratore ucraino che aveva indagato sulla società ucraina del gas in cui lavorava Hunter Biden, in particolare sul suo presidente. Quel procuratore era considerato compromesso e corrotto dalla comunità internazionale: finora non è emersa alcuna prova a sostegno delle accuse di Trump contro Joe Biden, senza contare che la richiesta di sostituire Shokin proveniva anche dalle autorità anticorruzione ucraine, da diversi diplomatici europei e dallo stesso dipartimento di Stato americano.
Diversi parlamentari Democratici stanno riparlando della possibilità di avviare le procedure di impeachment nei confronti di Trump. Secondo un calcolo del New York Times al momento più di 140 deputati Democratici – che controllano la Camera dei Deputati – sono favorevoli, ma vale lo stesso discorso fatto in passato per le accuse di collaborazione fra il comitato elettorale di Trump e il governo russo. L’impeachment è un processo di tipo politico, e a meno di grosse sorprese i Democratici non avranno i numeri – specialmente in Senato, che è controllato dai Repubblicani – per far cadere Trump.