È stato raggiunto un piccolo accordo sulla redistribuzione dei migranti dall’Italia
Riguarda quelli che arrivano a bordo di navi militari o delle ong – cioè meno di uno su dieci – che verranno automaticamente ricollocati altrove
Oggi i ministri dell’Interno di Italia, Malta, Francia e Germania si sono riuniti a Malta per discutere un piano per modificare la gestione dei migranti che arrivano in Europa dopo essere stati soccorsi in mare. Al termine dell’incontro, a cui ha partecipato anche la Finlandia, che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, i ministri hanno tenuto una conferenza stampa in cui hanno annunciato di aver raggiunto un accordo. Anche se non ne è stato ancora pubblicato il testo, sembra che la base sia stata la bozza che è circolata nei giorni scorsi, salvo in alcuni punti piuttosto rilevanti. L’accordo ora dovrà essere discusso durante il Consiglio dell’UE – l’organo che raduna i rappresentanti dei governi dei 28 paesi dell’Unione – che si terrà in Lussemburgo il 7 e l’8 ottobre, dove si cercherà di allargarlo ad altri paesi.
L’accordo prevede in sostanza l’introduzione di un meccanismo di ricollocamento automatico dei migranti che arrivano in Italia e a Malta dopo essere stati soccorsi in alto mare: i migranti verranno poi redistribuiti tra i diversi paesi che aderiranno all’accordo, e sulla base del numero di questi verrà fissata anche la percentuale di migranti spettante a ciascuno. Repubblica scrive che l’accordo riguarderà tutti i migranti che fanno richiesta di protezione, quindi non solo quelli che hanno più possibilità di ottenerla (come invece funzionava per il meccanismo di ricollocamento volontario proposto nel 2015 dalla Commissione Europea). La redistribuzione sarà obbligatoria per i paesi che aderiranno all’accordo, e i migranti verranno ricollocati entro quattro settimane dallo sbarco.
I migranti non saranno più a carico del paese di primo ingresso, ma dei paesi che aderiranno, che avranno l’onere di ospitarli ed esaminare la loro richiesta di protezione. La ministra dell’Interno italiana Luciana Lamorgese al termine della conferenza stampa ha detto che per chi non parteciperà al meccanismo di redistribuzione saranno previste sanzioni da parte dell’Unione Europea, e ha aggiunto che l’accordo non pregiudicherà quello tra l’Italia e la cosiddetta Guardia costiera libica. Un eventuale sistema di multe e agevolazioni, però, sarà effettivo soltanto se l’accordo sarà accolto dall’UE, l’unica istituzione che può approvare questo genere di misure.
La prima grande novità rispetto alla bozza dei giorni scorsi è che i migranti coinvolti nell’accordo saranno solo quelli arrivati via mare a bordo di navi militari o di navi delle ong: meno di uno su dieci di quelli che arrivano via mare in Italia. Saranno esclusi infatti migranti che arrivano in maniera autonoma sulle coste italiane, o grazie ai cosiddetti “sbarchi fantasma”. Come avevamo spiegato, non è una distinzione da poco: secondo un calcolo dell’ISPI soltanto il 9 per cento dei migranti che arrivano via mare viene soccorso in alto mare e trasportato in Italia da navi militari e ong. Dal giugno 2018 all’agosto 2019 i migranti tenuti al largo perché soccorsi in mare sono stati 1.346, contro i 15.095 arrivati in maniera autonoma.
Da quanto scrivono i giornali, inoltre, l’accordo prevede che la scelta dei porti di sbarco dei vari migranti avvenga su base volontaria, e non con una rotazione automatica, come invece si auspicavano Italia e Malta: in base a questo accordo è difficile che le cose cambino molto rispetto al passato – anche perché il diritto marittimo prevede che il primo “porto sicuro” sia il più vicino anche dal punto di vista geografico – e quindi gli sbarchi molto probabilmente continueranno ad avvenire per lo più sulle coste italiane e maltesi.
Il summit di oggi è stato fortemente voluto da Italia e Malta, che da anni cercano un modo per superare il regolamento europeo di Dublino, il collo di bottiglia legislativo che trattiene tutti i migranti che arrivano in Europa nel primo paese di sbarco. Un compromesso fra una piccola parte dei paesi dell’Unione si era reso necessario dopo il fallimento di vari tentativi di riformare il regolamento di Dublino, bloccati soprattutto dai paesi dell’Est. I paesi coinvolti nell’accordo hanno sottolineato che quello di oggi è un piccolo passo nella direzione della riforma del regolamento di Dublino, o perlomeno la prima volta che gli stati europei si impegnano in un accordo che di fatto supera le sue indicazioni.
Una delle prime conseguenze dell’accordo sarà evitare gli stalli di giorni o settimane a cui erano costrette le navi che soccorrono migranti nei pressi della Libia, a cui Malta e l’Italia – soprattutto quando il ministro dell’Interno italiano era Matteo Salvini – negavano i porti, sia per una questione di propaganda anti-immigrati sia perché subordinavano lo sbarco alla disponibilità di altri paesi europei ad accogliere i migranti a bordo delle navi.