Raccontare l’apocalisse (parte prima)
Come decenni fa con le bombe nucleari, la lotta al cambiamento climatico ha bisogno di modi efficaci per descrivere la fine che rischiamo: un podcast per gli abbonati del Post
A cosa assomiglia la fine del mondo? Per secoli la risposta a questa domanda è stata competenza esclusiva di profeti, visionari e pittori, ma da quando la tecnologia ha dato agli esseri umani il potere necessario a distruggere il pianeta per come lo conosciamo, l’elenco si è allungato fino a includere tutti noi. Qualche decennio fa, raccontare come sarebbe stato il mondo dopo un’apocalisse nucleare e far sì che ogni energia possibile venisse spesa per evitarla è stato il compito che si è assunta un’intera generazione di attivisti, scienziati, politici e scrittori. Oggi chi lotta contro il cambiamento climatico deve affrontare una sfida simile e ancora più complicata: aiutare la nostra società a immaginare come sarebbe il mondo dopo la crisi climatica, e i modi creativi e necessariamente costosi per limitarne i danni. Partendo da Hiroshima e terminando nel futuro fantascientifico, Davide Maria De Luca racconta la storia visionaria e tormentata di come la nostra società ha provato a immaginare la sua stessa fine, in un podcast per gli abbonati del Post.