La bambina di Pontida
Non solo non era di Bibbiano ma non era nemmeno «restituita alla madre»: è scappata da una comunità in cui dovrebbe ancora risiedere, ha ricostruito Repubblica
Il giornalista Giampaolo Visetti ha raccontato oggi su Repubblica la storia di Greta, la bambina che ha accompagnato il leader della Lega Matteo Salvini in due comizi e che è stata presentata – dai media e dalla Lega – come una delle bambine coinvolte nella vicenda di abusi e affidi irregolari di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia. Greta non solo non aveva nulla a che fare con quella vicenda, ma la sua storia personale è del tutto differente, anche se rimane una vicenda molto difficile e delicata.
La procura presso il tribunale dei minori di Milano non l’ha affatto “restituita alla madre per sottrarla agli abusi dei servizi sociali”. In realtà la bambina di Lomazzo, che ha 11 anni, il 3 settembre è fuggita al termine di un incontro protetto con la madre Sara, brindisina di 36 anni. Dal parco Lura, dove aveva fatto un pic-nic alla presenza dell’assistente sociale, si è rifugiata nell’abitazione della mamma e del suo nuovo compagno. Inutile il tentativo dei carabinieri di convincerla a rientrare nella comunità “Il Marsupio” di Varese, dove l’Azienda Sociale Comuni Insieme l’ha collocata in affido temporaneo.
Per i giudici minorili però nulla è cambiato: Greta rimane temporaneamente affidata al presidente dell’Asci di Lomazzo, Gianpaolo Folcio, e domiciliata nella comunità in cui era stata trasferita dopo il suo rifiuto di restare nella Casa dei Tigli di Brunate, gestita dalle suore. Da 17 giorni madre e figlia violano dunque la sentenza di secondo grado del tribunale milanese, emessa anche per tutelare i diritti del padre, netturbino in un paese del Varesotto, irreperibile da inizio settimana.
In altre parole Greta non è una bambina sottratta irregolarmente ai genitori e restituita loro da una sentenza di tribunale. È invece fuggita dalla comunità nella quale si trovava, per stare con la madre. È stata quest’ultima ad accompagnarla agli eventi politici di Salvini, invece che riportarla nella comunità dove dovrebbe trovarsi o mandarla a scuola: scuola che era ricominciata proprio nei giorni della fuga della bambina. La prima partecipazione di Greta a un comizio avviene a Roma il 13 settembre.
“L’ho portata – dice a Repubblica Sara – alla manifestazione del Movimento spontaneo nazionale “#bambinistrappati”. È tempo che l’Italia apra gli occhi sullo scandalo”. Slogan: “Conte vienici a parlare di Bibbiano”. Mentre giurano i nuovi sottosegretari, sotto palazzo Chigi viene avvicinata da Maricetta Tirrito, leader della protesta e organica alla Lega. È lei a invitarla al raduno di Pontida del 15 settembre, a patto di avere sul palco anche Greta. “Mamma e figlia – dice la fondatrice di Msn – dovevano testimoniare una storia a lieto fine tra oltre mille”.
Secondo Visetti, a questo punto le esigenze della mamma di Greta e quelle di Salvini si sarebbero incontrate. Sara voleva far parlare della sua vicenda e magari così far cambiare idea a giudici e assistenti sociali che hanno deciso di dare in affido sua figlia. Salvini d’altro canto voleva sfruttare politicamente il caso di Bibbiano, ma trovare famiglie coinvolte nell’inchiesta disposte a partecipare ai suoi eventi politici si sarebbe rivelato molto difficile.
Il problema è che Matteo Salvini fatica ad ingaggiare famiglie di Bibbiano da far sfilare davanti al popolo leghista e sotto i riflettori. Ai suoi ordina così di trovare “bambini sostitutivi”, necessari anche irrobustire il comizio di Lucia Borgonzoni, candidata presidente alle prossime Regionali in Emilia Romagna. “Non sono leghista – dice Sara – ma ho accettato perché mi hanno promesso che avrei incontrato Salvini e che avrei potuto far saltare fuori tutto”. È la speranza di “sistemare il pasticcio di Greta con giudici e servizi sociali” a spingere mamma e figlia a Pontida, seconda tappa del tour sul confine della legge.