L’incendio di Notre-Dame ha sparso tonnellate di piombo su Parigi
E il New York Times sostiene che le autorità francesi abbiano sottostimato i rischi che poteva comportare per i bambini di Parigi
Il New York Times ha pubblicato una lunga inchiesta sui pericoli per la salute causati dal piombo diffuso durante l’incendio della cattedrale di Notre-Dame, avvenuto a Parigi lunedì 15 aprile. L’articolo sostiene che le autorità francesi non abbiano rivelato la reale pericolosità delle zone contaminate, e che abbiano bonificato le aree più colpite soltanto molte settimane dopo l’incendio. L’accusa è che la ricostruzione della cattedrale – che il presidente Emmanuel Macron ha promesso di completare in cinque anni – sia stata di fatto posta davanti alla salute di migliaia di persone.
Il tetto e la guglia della cattedrale contenevano circa 460 tonnellate di piombo, parte delle quali è evaporata nell’incendio che ha disintegrato la guglia e distrutto circa due terzi del tetto. Le microparticelle di piombo si sono diffuse con il fumo depositandosi su edifici, piazze, parchi, scuole e altri luoghi pubblici, e facendosi strada anche attraverso i condotti di condizionamento dell’aria e i sistemi di ventilazione. I test fatti sul luogo subito dopo l’incendio avevano mostrato livelli di contaminazione da piombo fino a 1.300 volte superiori rispetto al limite di sicurezza stabilito dalle linee guida francesi. Ma i test nelle scuole, nei parchi pubblici, le comunicazioni sui rischi, sulle precauzioni e i conseguenti provvedimenti hanno tardato ad arrivare o non sono arrivati affatto. Il piombo ha effetti gravi e irreversibili sul corpo umano, soprattutto sul cervello dei bambini, di cui frena lo sviluppo.
L’inchiesta del New York Times si è basata su alcuni documenti riservati, tra cui le relazioni dell’Ispettorato del lavoro, un rapporto della polizia e alcuni test non divulgati del ministero della Cultura, responsabile del cantiere di Notre-Dame. Secondo l’indagine, nelle zone con una presenza di piombo superiore al livello di sicurezza vivono più di 6 mila bambini di età inferiore ai 6 anni: coloro cioè che, insieme alle donne incinte o che allattano, sono i più esposti al rischio di danni da contaminazione.
Subito dopo l’incendio, un centro diurno riservato ai figli degli ufficiali di polizia e che si trova di fronte alla cattedrale era stato chiuso. I bambini erano stati trasferiti in un secondo centro poco lontano che a sua volta, dopo una serie di verifiche, era stato chiuso all’inizio di maggio. Eppure, scrive il New York Times, si è lasciato che altri bambini giocassero per settimane e mesi in altri cortili scolastici e in altri centri diurni. È passato un mese prima che venissero condotti i primi test nelle scuole pubbliche della zona: test che sono proseguiti fino alla fine di luglio, che non sono stati ancora completati e che sono stati eseguiti a seguito di una pressione della cittadinanza o di alcuni gruppi ambientalisti.
Le verifiche hanno finora mostrato una concentrazione di piombo superiore allo standard massimo in almeno 18 asili nido, scuole materne e scuole elementari. I risultati non sono stati né preceduti né seguiti da una adeguata comunicazione. Anne Souyris, vice sindaca di Parigi, ha dichiarato che spetta ai presidi informare i genitori: alcuni lo hanno fatto ma altri no, ha scoperto il New York Times. Inoltre, è stato deciso – e non ne è chiaro il motivo – di non effettuare esami obbligatori per le migliaia di bambini che vivono nella zona o che frequentano le scuole vicine alla cattedrale. Eppure dei circa 400 bambini che sono stati sottoposti ai test, l’8,5 per cento ha mostrato livelli di piombo nell’organismo pari o superiori alle soglie di sicurezza.
Oltre alle scuole, le preoccupazioni riguardano anche altri spazi pubblici, come piazze e strade, ma la decontaminazione completa del quartiere si è conclusa solo quattro mesi dopo l’incendio.
Per più di tre mesi, inoltre, il ministero della Cultura non ha tenuto in considerazione gli avvertimenti dell’Ispettorato del lavoro secondo cui le misure di sicurezza per gli operai che lavorano all’interno del cantiere di Notre-Dame non erano sufficientemente rispettate o applicate. Gli operai non decontaminavano i loro abiti da lavoro prima di andarsene, portando dunque quei vestiti a casa ed esponendo le loro famiglie a possibili contaminazioni. All’inizio di giugno nessuno di loro aveva ricevuto una formazione specifica sull’esposizione al piombo, e in un rapporto di fine luglio si dice che i lavoratori entravano nel sito attraverso le unità di decontaminazione dalle quali avrebbero dovuto invece uscire. A fine luglio il cantiere era stato sospeso per rivedere le norme di prevenzione per gli operai, e aveva riaperto il 19 agosto con una serie di nuove misure di sicurezza.
Diversi esperti intervistati dal New York Times hanno spiegato che la situazione a Parigi non è allarmante e non è pericoloso visitarla, nemmeno la zona dove si trova Notre-Dame. Ma consigliano una serie di precauzioni: stare lontani dalle immediate vicinanze della cattedrale, soprattutto se si hanno dei bambini al di sotto i 6 anni; lavare loro spesso le mani, in modo che non raccolgano la polvere e non se la mettano in bocca; modificare la loro dieta inserendo una buona dose nutrizionale di ferro e calcio, che rende il corpo meno propenso ad assorbire il piombo. I residenti dovrebbero poi lasciare le scarpe fuori dalla porta e pulire molto bene le case con stracci o panni bagnati: non con una semplice scopa, che solleva la polvere.
Mathé Toullier, portavoce della principale organizzazione francese che rappresenta le vittime di avvelenamento da piombo, ha spiegato che la comunicazione delle autorità è stata in generale poco trasparente, che i rischi sono stati minimizzati e che le indagini sono state insufficienti: «Non tutti i bambini sono stati sottoposti ai test e i genitori non sono stati ben informati. Sapremo solamente tra un paio d’anni se ci saranno state conseguenze. E potrebbero essere terribili».