Il pellegrinaggio del baseball
La federazione israeliana ha reclutato decine di professionisti statunitensi di origini ebraiche, passando dall'irrilevanza totale all'obiettivo di Tokyo 2020
Alle Olimpiadi estive di Tokyo 2020 il baseball tornerà fra gli sport olimpici dopo undici anni, e a quasi trent’anni di distanza dal suo primo ingresso nelle competizioni olimpiche. Fu rimosso dopo Pechino 2008 e ritornerà grazie alla scelta del Giappone – uno dei paesi al mondo in cui si gioca di più (e meglio) a baseball – che lo ha riammesso temporaneamente (insieme alla variante femminile del softball) sfruttando il permesso concesso tradizionalmente dal Comitato Olimpico Internazionale al paese ospitante dei Giochi.
Il baseball alle Olimpiadi di Tokyo verrà giocato da sei nazionali. Solo il Giappone è già sicuro della qualificazione in qualità di paese ospitante. Le altre cinque nazionali dovranno ottenerla nei tornei di qualificazione che nei prossimi mesi metteranno a disposizione un posto per Europa e Africa e tre posti per Asia, Oceania e Americhe.
L’unica qualificazione a disposizione delle nazionali europee sarà inevitabilmente molto combattuta. I Paesi Bassi sono il primo paese europeo nel ranking mondiale, dove attualmente occupano l’ottava posizione. Al sedicesimo posto c’è l’Italia, che peraltro ospiterà a Bologna il torneo di qualificazione olimpica dal 18 al 22 settembre. La terza nazionale europea nel ranking è la Repubblica Ceca, seguita da Israele che per essendo geograficamente uno stato del Medio oriente, nel baseball come in altri sport gareggia con gli altri stati europei. Proprio la presenza della nazionale israeliana sta rendendo imprevedibile e più interessante del solito la qualificazione olimpica.
Da alcuni anni la nazionale di baseball israeliana ha iniziato infatti a reclutare professionisti statunitensi con esperienza in Major League, sfruttando la regola che permette la convocazione di chiunque abbia almeno un nonno o un coniuge ebreo. Sul “pellegrinaggio” dei giocatori di baseball in Israele è stato girato anche un documentario: Heading Home: The Tale of Team Israel, uscito nel 2008.
In Israele con il termine aliyah si indica il pellegrinaggio “di ritorno” degli ebrei nella terra che secondo loro gli è stata donata da Dio, un fenomeno iniziato nel 1882 in seguito alle persecuzioni subite dagli ebrei in Russia. La aliyah ha avuto molte ondate e non si è mai completamente arrestata. Negli ultimi anni il presidente della federazione nazionale, Peter Kurz, ha autorizzato la convocazione di una ventina di giocatori statunitensi che in precedenza avevano ottenuto la cittadinanza israeliana.
Nessuno di quelli attualmente convocati gioca nella Major League nordamericana, il miglior campionato di baseball al mondo, ma in molti ci hanno giocato fino a poco tempo fa. È il caso di Ty Kelly, ex utility player di Philadelphia Phillies e New York Mets, e Jon Moscot, lanciatore dei Cincinnati Reds fino allo scorso marzo. Il giocatore più famoso ad aver scelto la nazionale israeliana è stato probabilmente Ike Davis, ex prima base di New York Mets, Oakland Athletics e New York Yankees.
L’arrivo di ex giocatori di Major League ha reso rapidamente Israele, un paese con appena 1.000 giocatori e solo un paio di campi regolamentari, fra le più forti nazionali europee. Tre anni fa, alla sua prima partecipazione al World Baseball Classic, il torneo più importante a livello internazionale, concluse il girone sopra Paesi Bassi e Corea del Sud, entrambe più quotate e con maggior tradizione. Riuscì a battere anche Cuba nella seconda fase ma poi subì la rivincita dei Paesi Bassi e la sconfitta finale contro il Giappone. Il torneo fu comunque ritenuto un successo per come la squadra si mostrò competitiva.
I progressi della nazionale israeliana sono continuati fino a oggi. In questi giorni è impegnata nei Campionati europei in Germania con altre undici nazionali. Gli Europei si concluderanno il 15 settembre e le prime cinque classificate parteciperanno al torneo per la qualificazione olimpica di Bologna. Israele finora ha ottenuto quattro vittorie in quattro partite disputate, grazie alle quali ha già ottenuto la qualificazione alla fase a eliminazione diretta. Uno dei suoi migliori giocatori è Danny Valencia, attualmente senza contratto dopo aver giocato in MLB negli ultimi otto anni tra Minnesota Twins, Boston Red Sox e Baltimore Orioles.