Un tribunale nordirlandese ha stabilito che la sospensione del Parlamento voluta da Boris Johnson è legale
I giudici di un tribunale di Belfast, in Irlanda del Nord, hanno stabilito che la decisione del primo ministro britannico Boris Johnson di chiedere alla Regina la sospensione del Parlamento per cinque settimane è legale e non danneggerà il processo di pace in Irlanda del Nord. La causa intentata al tribunale di Belfast era stata presentata tra gli altri dall’attivista Raymond McCord, il cui figlio fu ucciso nel 1997 durante il conflitto nordirlandese: sosteneva che una Brexit senza accordo (il cosiddetto “no deal“) avrebbe danneggiato gli accordi tra Regno Unito e Irlanda che erano stati firmati durante il processo di pace in Irlanda del Nord, alla fine degli anni Novanta. Il tribunale però non ha accolto questa tesi.
La causa presentata al tribunale di Belfast non è stata la prima azione legale relativa alla controversa decisione di Johnson di sospendere il Parlamento britannico, mossa che secondo le opposizioni serviva a impedire ai parlamentari di interferire nel processo di Brexit e di approvare una legge che evitasse il “no deal” (il Parlamento è stato sospeso dopo la seduta di lunedì, ma la legge per impedire il “no deal” è stata approvata comunque). Mercoledì una corte d’appello scozzese avevano giudicato illegale la decisione di Johnson, ribaltando una sentenza di primo grado che invece aveva avallato la sospensione, come aveva fatto nei giorni precedenti anche un tribunale inglese.