Come sarebbe una Brexit senza accordo
Un documento ufficiale – che il Parlamento britannico ha obbligato il governo a diffondere – descrive il «peggior scenario possibile» e le sue gravi conseguenze
Il governo britannico guidato dal primo ministro conservatore Boris Johnson è stato costretto dal Parlamento a diffondere il documento chiamato “Operation Yellowhammer” (PDF), che descrive il «peggior scenario possibile» in caso di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza alcun accordo, cioè l’opzione a cui ci si riferisce con l’espressione “no deal”. Il documento, lungo cinque pagine e scritto in agosto, era stato parzialmente diffuso un mese fa dal Sunday Times e sostiene che lo scenario del “no deal” potrebbe avere conseguenze molto gravi per il Regno Unito: tra le altre cose, un aumento dei prezzi dei beni alimentari, una riduzione delle forniture di medicine e disordini ai confini, soprattutto nel trasferimento di merci lungo il Canale della Manica.
Il governo è stato costretto a diffondere il documento da una legge approvata lunedì dal Parlamento e voluta dalle opposizioni e dai parlamentari conservatori “ribelli”. La legge, discussa poco prima della controversa sospensione del Parlamento per cinque settimane voluta da Johnson, ha obbligato il governo a diffondere alcuni documenti relativi a Brexit e le conversazioni interne – email, messaggi e WhatsApp – tra Dominic Cummings, principale consigliere di Johnson, e otto altri consiglieri del primo ministro. Il governo si è rifiutato di diffondere le conversazioni private, definendo la richiesta «illegale», «irragionevole e sproporzionata», ma ha reso pubblico il documento sul “no deal” di cui si parlava da diverso tempo.
Il documento si occupa di molte conseguenze che potrebbero verificarsi in caso di “no deal”, nello scenario peggiore possibile.
Dice per esempio che alcuni tipi di cibi freschi potrebbero diventare più difficili da acquistare, così come diversi altri tipi di alimenti. La scarsità di beni potrebbe provocare un aumento generale dei prezzi, «che potrebbe avere un impatto sui gruppi di persone più vulnerabili», che sarebbero i più danneggiati anche da un eventuale aumento del prezzo del carburante. Altri problemi potrebbero crearsi nel trasferimento di merci attraverso il Canale della Manica, che collega il nord della Francia con il sud dell’Inghilterra: il flusso di merci potrebbe subire «interruzioni significative dalla durata massima di sei mesi», potrebbero crearsi code di chilometri e chilometri, con un forte impatto per esempio sulle forniture mediche. Nel documento vengono citati anche i rischi di proteste per tutto il paese, e in particolare al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, di interruzione dei commerci per diverse aziende nazionali, di crescita del mercato nero e di collasso dei fornitori di servizi sociali.
Il governo Johnson ha sostenuto che il documento non sia una previsione di quello che accadrà con il “no deal”, ma solo un insieme di ipotesi legate al peggiore degli scenari possibili. Le opposizioni hanno però commentato con molta preoccupazione il contenuto di “Operation Yellowhammer”: per esempio Jeremy Corbyn, leader dei laburisti, ha detto che il documento conferma che Johnson «è preparato per punire tutti coloro che si possono permettere meno» di subire le conseguenze di un eventuale “no deal”.
L’opposizione al “no deal” è uno dei pochissimi punti su cui il Parlamento ha mostrato di potersi mettere d’accordo.
La scorsa settimana le opposizioni e una ventina di parlamentari conservatori “ribelli”, contrari alle idee di Johnson su Brexit, avevano discusso una proposta di legge per provare a impedire il “no deal”, obbligando il governo a chiedere all’Unione Europea un ulteriore rinvio di Brexit, fissata al 31 ottobre. La proposta di legge era stata approvata da entrambe le Camere ed è diventata legge lunedì, dopo la firma della Regina e poco prima della sospensione del Parlamento. I lavori parlamentari riprenderanno dopo il discorso della Regina, fissato per il 14 ottobre, tre giorni prima dell’ultima riunione prima di Brexit del Consiglio europeo, organo che riunisce tutti i capi di stato e di governo dell’Unione Europea. Lo scenario del “no deal” si verificherà se il 31 ottobre Regno Unito e Unione Europea non avranno trovato un accordo su Brexit, e se l’Unione Europea non concederà un ulteriore rinvio alla scadenza fissata.