Una versione un po’ diversa sullo scioglimento dei Beatles
La racconta il massimo esperto mondiale sulla band in un nuovo spettacolo teatrale, alleggerendo John Lennon di un po' di responsabilità
Uno spettacolo teatrale allestito in occasione dei cinquant’anni di Abbey Road, l’ultimo disco registrato dai Beatles, mette in discussione la più consolidata versione sul perché la band più famosa della storia della musica si sciolse. Lo spettacolo, “Hornsey Road”, debutterà a Londra il 18 settembre ed è scritto da Mark Lewisohn, considerato praticamente all’unanimità il massimo esperto mondiale dei Beatles: o, come dice il Guardian, uno che probabilmente conosce i membri della band meglio di loro stessi.
In particolare, lo spettacolo contiene una registrazione audio che risale all’8 settembre 1969, quando ormai i Beatles avevano suonato insieme per l’ultima volta e Abbey Road stava per uscire in tutto il mondo. Il batterista Ringo Starr era in ospedale per un problema intestinale, e gli altri tre membri della band – George Harrison, Paul McCartney e John Lennon – si riunirono al numero 3 di Savile Row, a Londra, nella sede della Apple Records, la loro etichetta discografica. «Ringo, non puoi essere qui, ma questo è per farti sentire di cosa discutiamo», disse Lennon accendendo il registratore.
La versione più condivisa sullo scioglimento dei Beatles dice che il 1969 fu l’anno della rottura dei rapporti tra i membri della band, che andavano sempre meno d’accordo, avevano alternato registrazioni produttive e creative come quelle di Abbey Road ad altre più problematiche come quelle di Let It Be, e si stavano dedicando sempre più ai progetti solisti, accumulando rancori anche dal punto di vista economico, legati alla gestione dei ricavi della band. A questo si aggiungevano le vicende personali dei componenti del gruppo, dall’influenza di Yoko Ono su Lennon – che molti considerano centrale nel suo allontanamento dal gruppo – alla separazione tra Harrison e Pattie Boyd.
Nei libri le responsabilità maggiori per lo scioglimento della band vengono quasi sempre attribuite a Lennon, ma la registrazione fornisce un quadro diverso. Lo si sente infatti proporre di registrare un nuovo disco, confutando quindi la teoria secondo cui tutti fossero d’accordo che Abbey Road sarebbe stato il loro ultimo progetto insieme. Nella proposta di Lennon, ciascuno dei quattro membri della band avrebbe dovuto sottoporre agli altri alcune canzoni che aveva scritto: quattro a testa per lui, McCartney e Harrison, e due per Starr, «se le vuole» (Starr era notoriamente il membro del gruppo che contribuiva meno alla scrittura delle canzoni). Nell’audio si sente John spiegare che era ora di interrompere il «mito Lennon-McCartney», a cui tutti attribuivano la paternità delle canzoni.
A quel punto si sente McCartney dire con tono pacato una cosa piuttosto provocatoria, reagendo alla notizia che Harrison avrebbe avuto lo stesso spazio di lui e Lennon per quanto riguarda la composizione del disco. «Pensavo che prima di questo disco le canzoni di George non fossero così belle», dice McCartney riferendosi, tra le altre, a grandi classici dei Beatles come “Taxman” e “While My Guitar Gently Weeps”. «È una questione di gusti. Le mie canzoni sono sempre piaciute alla gente».
Nella registrazione si sente anche la risposta di Lennon a McCartney, nella quale gli ricorda che a nessun altro membro della band era piaciuta “Maxwell’s Silver Hammer”, una canzone scritta da McCartney e inclusa in Abbey Road. Suggerendo che la canzone in realtà non piacesse nemmeno allo stesso McCartney, Lennon lo invita da quel momento in avanti a dare canzoni simili ad altri artisti. «L’ho registrata perché mi piaceva», dice McCartney.
In un altro incontro raccontato da Lewisohn in “Hornsey Road”, i membri dei Beatles votarono sulla nomina del veterano del settore discografico Allen Klein per risolvere un grosso problema di diritti d’autore. Votarono tutti a favore, tranne McCartney: il primo voto interno alla band che non ebbe un esito unanime. Come raccontò lo stesso McCartney a Lewinsohn: «Fu la prima crepa nella Liberty Bell. Non tornammo più indietro, dopo. Ringo e George dissero semplicemente che avrebbero fatto qualsiasi cosa facesse John. Nelle mie intenzioni, stavo davvero provando a salvare il nostro futuro».
Macca to me in 1991, speaking of May 9 1969.
“That was the night we broke the Beatles. Really, that was the big crack in the liberty bell, it never came back together after that one.”
It happened in Barnes, s-w London, 50 years ago to the minute, more or less. #MyDarkHour pic.twitter.com/VAqE2IwxQj— Mark Lewisohn (@marklewisohn) May 9, 2019
Secondo Lewinsohn, il 1969 non fu interamente un anno di stracci volanti nei Beatles, come viene spesso raccontato: soprattutto durante le registrazioni di Abbey Road, «erano quasi sempre in uno stato mentale positivo. Avevano questa prodigiosa capacità di lasciare i problemi fuori dallo studio: non interamente, ma quasi».