Due modi di fotografare la guerra
I lavori sulla guerra allo Stato Islamico di Emanuele Satolli e Alessio Romenzi, in mostra a Milano
Fino al 20 ottobre alla galleria Forma Meravigli di Milano si potrà visitare la mostra Di fronte a una guerra che raccoglie i lavori di due importanti fotogiornalisti italiani: La battaglia di Mosul di Emanuele Satolli e Life, Still di Alessio Romezi, entrambi vincitori del premio Amilcare G. Ponchielli, dedicato al primo photoeditor italiano, che ogni anno premia un progetto fotografico pensato per la pubblicazione su un giornale, un sito web o un libro.
Entrambi i lavori parlano di diversi momenti della guerra allo Stato Islamico, ma lo fanno con due linguaggi molto diversi.
Emanuele Satolli, vincitore dell’edizione 2017 del premio, ha compiuto sei viaggi in Iraq per seguire la battaglia di Mosul, tra il 2014 e il 2017, spesso accompagnando le forze irachene che combattevano contro lo Stato Islamico, altre volte su commissione per testate internazionali come TIME, e altre ancora come freelance. Le sue foto colpiscono per la vicinanza ai soggetti: si avvicina ai prigionieri sospettati di essere membri dello Stato Islamico, fotografa le donne che fuggono con i bambini in braccio e segue i soldati per testimoniare l’avanzamento della riconquista. Parlando delle sue foto alla presentazione della mostra, la giornalista e scrittrice Francesca Mannocchi, che ha viaggiato con Satolli e Romenzi in alcune occasioni, ha detto che «ci parlano di un fatto distante, ma anche dei nostri limiti, interpretativi, etici e di sopportazione, facendoci chiedere: com’è possibile che tutto questo sia successo?»
Alessio Romenzi ha invece vinto l’ultima edizione del Premio Ponchielli con il lavoro Life, Still con foto scattate tra il dicembre 2018 e l’aprile 2019 dalla Libia, dalla Siria e dall’Iraq, quando la battaglia di Mosul era conclusa e lo Stato Islamico si dava per sconfitto. Sono per scelta foto più riflessive e astratte, dovute anche al mezzo che ha usato, un banco ottico, che come ha spiegato lui stesso richiede molta più lentezza nello scattare un’immagine, nello scegliere la luce giusta e l’inquadratura adatta. Nelle sue foto ci sono formati panoramici, macerie di Mosul, Raqqa e Sirte che tuttavia hanno pochi riferimenti geografici e politici e che nelle intenzioni del fotografo «non danno risposte».
La mostra, curata dalla photo editor Renata Ferri, è promossa e organizzata dal GRIN (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale) che dal 2004 organizza il premio Ponchielli, in collaborazione con l’agenzia Contrasto.