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  • Venerdì 6 settembre 2019

La protesta delle donne sudafricane contro il femminicidio

Ogni giorno nel paese vengono commesse più di cento aggressioni sessuali, e lo scorso agosto più di 30 donne sono state uccise dai loro mariti e compagni

La manifestazione contro la violenza sulle donne fuori dal parlamento, Città del Capo, 5 settembre
(EPA/NIC BOTHMA/ansa)
La manifestazione contro la violenza sulle donne fuori dal parlamento, Città del Capo, 5 settembre (EPA/NIC BOTHMA/ansa)

Giovedì 5 settembre migliaia di donne sudafricane hanno manifestato per le strade di Città del Capo per protestare contro la violenza sulle donne e contro l’incapacità del governo di affrontare il problema. Erano vestite di nero e di viola, alcune indossavano delle catene come simbolo della repressione e hanno marciato verso la sede del Parlamento e il centro congressi dove è in corso il Forum Economico Mondiale gridando «È il mio corpo, non la tua scena del crimine». Ogni giorno in Sudafrica, dicono i dati ufficiali, vengono commesse almeno 137 aggressioni sessuali. Qualche giorno fa la ministra delle Donne, Maite Nkoana-Mashabane, ha detto che soltanto lo scorso agosto più di 30 donne sono state uccise dai loro mariti e compagni.

Durante la protesta, l’attivista Lucinda Evans ha detto che la lotta contro la violenza di genere deve essere un impegno quotidiano, e rivolgendosi alle ministre del proprio governo ha detto: «Quando comincerete a considerare responsabili questi uomini che ci hanno così tanto deluso?». E ancora: «Se questo governo non ci protegge, noi, come donne del Sudafrica, li porteremo davanti alla Corte costituzionale». Il presidente Cyril Ramaphosa, in un discorso improvvisato davanti alle manifestanti, ha promesso una serie di misure contro stupri e femminicidi dicendo che «gli uomini che uccidono e violentano devono rimanere in prigione per tutta la vita» e che «la legge deve cambiare».

Le proteste sono state raccontate sui social con gli hashtag #NotInMyName #AmINext e #SAShutDown e sono state organizzate dai movimenti femministi del paese dopo alcuni recenti casi di femminicidio. Lo scorso 24 agosto una studentessa universitaria di Città del Capo è scomparsa mentre andava a ritirare un pacco presso l’ufficio postale locale: il suo corpo è stato ritrovato dopo qualche giorno. Un impiegato ha confessato in tribunale di averla violentata e picchiata all’interno dell’ufficio, che si trova proprio accanto a una stazione di polizia. Il 22 agosto il corpo di Lynetter Volschenk è stato fatto a pezzi da un vicino di casa e trovato in alcuni sacchi della spazzatura nel suo appartamento. Sempre a fine agosto una campionessa sudafricana di boxe, Leighandre Jegels, è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco dal fidanzato, un poliziotto.