La governatrice di Hong Kong ritirerà l’emendamento sull’estradizione
Quello in reazione del quale erano partite le manifestazioni che vanno avanti da mesi, ma che ormai era solo una delle tante richieste di chi protesta
La leader politica di Hong Kong Carrie Lam ha detto che ritirerà definitivamente l’emendamento sull’estradizione all’origine delle grandi proteste iniziate tre mesi fa. Se approvato dal Parlamento locale, l’emendamento – che comunque già era stato sospeso – avrebbe consentito di processare nella Cina continentale gli accusati di alcuni crimini gravi, come lo stupro e l’omicidio. Secondo gli attivisti per i diritti umani, l’emendamento avrebbe facilitato l’ingerenza cinese nel sistema giuridico di Hong Kong e avrebbe consentito alla Cina di usarlo contro i suoi oppositori.
Hong Kong leader Carrie Lam formally withdraws controversial extradition bill. Read more: https://t.co/rhyKqzYWU3 pic.twitter.com/ldQhkBvU5s
— Reuters (@Reuters) September 4, 2019
L’emendamento era stato sospeso a metà giugno ma i manifestanti avevano continuato le proteste, tra le altre cose perché temevano che Lam volesse soltanto rimandarne l’introduzione anziché abbandonarlo del tutto, nella speranza che future consultazioni, dopo la fine della pausa estiva del Parlamento, avrebbero disinnescato il potere dell’opposizione. Il ritiro definitivo dell’emendamento è considerato uno dei cinque obiettivi principali dei manifestanti – le proteste non hanno un leader, quindi non c’è una lista di richieste precisa – insieme alle dimissioni di Lam, a un’inchiesta sulle violenze della polizia sui manifestanti, al rilascio di quelli arrestati e a maggiori libertà democratiche. Nel tempo le manifestazioni sono diventate più in generale una forma di protesta contro la Cina, e una richiesta di libertà e autonomia.
Martedì Lam aveva parlato della possibilità delle sue dimissioni – un’altra richiesta dei manifestanti – commentando una registrazione audio pubblicata da Reuters nella quale la si sentiva dire in una riunione riservata: «Se avessi scelta, la prima cosa che farei sarebbe dimettermi». Lam aveva negato di aver proposto le proprie dimissioni al governo cinese e si era detta sicura di poter risolvere la situazione da sola.