Un giudice scozzese ha stabilito che Boris Johnson poteva chiedere la sospensione del Parlamento
Un giudice scozzese ha stabilito che il primo ministro britannico Boris Johnson aveva il diritto di chiedere la sospensione del Parlamento, cosa che aveva fatto la settimana scorsa per evitare un rinvio di Brexit. Gruppi di parlamentari di diversi partiti avevano impugnato la decisione del governo in tre tribunali, tra cui quello di Edimburgo, in Scozia, sostenendo che Johnson avesse oltrepassato i limiti di quanto consentito dal proprio incarico.
Il giudice Raymond Doherty però ha stabilito che si tratta di una questione politica e che quindi non sta al sistema giudiziario decidere in merito, anche perché il governo non ha violato la legge: è prassi che i primi ministri chiedano la sospensione del Parlamento, a cui è la Regina ad acconsentire, formalmente, allo scopo di iniziare una nuova sessione di lavori parlamentari. L’eccezionalità della sospensione chiesta da Johnson sta nel fatto che solitamente dura solo qualche giorno – e non cinque settimane – e non viene usata come strumento per ottenere qualcosa dal punto di vista politico, in questo caso l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza un accordo. Doherty aveva già preannunciato la sua decisione con un’ingiunzione provvisoria il 30 agosto.
Il gruppo di parlamentari che aveva impugnato la decisione del governo in tribunale ha detto che farà appello contro la sentenza di Doherty. I piani di Johnson per Brexit sono comunque stati danneggiati da un voto avvenuto in Parlamento martedì sera: con 328 voti favorevoli e 301 contrari la Camera dei Comuni ha approvato una mozione per tenere oggi il voto su una proposta di legge che se approvata obbligherà il governo a ritardare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea finché non sarà raggiunto un accordo su Brexit.