Il Bangladesh ha ordinato alle compagnie telefoniche di impedire le comunicazioni via telefono cellulare ai rifugiati rohingya
Lunedì il Bangladesh ha ordinato alle compagnie telefoniche di smettere di vendere SIM card e chiudere i servizi di telefonia mobile a quasi un milione di rifugiati di etnia rohingya che vivono nel paese da quando, due anni fa, l’esercito del Myanmar aveva cominciato ad allontanarli dallo stato del Rakhine, in quella che l’ONU definì un’operazione di «pulizia etnica». Il governo del Bangladesh ha dato sette giorni alle compagnie telefoniche per mettere in pratica l’ordine e fornire dei rapporti su come hanno fatto. Zakir Hossain Khan, portavoce della Commissione per le Telecomunicazioni del Bangladesh, ha detto all’agenzia di stampa Agence France-Presse che la decisione del governo è stata presa per ragioni di sicurezza.
Il governo dice che nelle ultime settimane nei campi in cui vivono i rohingya ci sono stati molti crimini violenti. Di sicuro, in occasione del secondo anniversario della loro cacciata dal Myanmar, decine di migliaia di rohingya hanno manifestato per protestare contro la propria situazione.
Formalmente il Bangladesh aveva già vietato l’uso dei telefoni cellulari nei campi dei rohingya nel 2017, ma la misura non era mai entrata in vigore e acquistare telefoni e SIM card nei campi era rimasto possibile. I rifugiati usano telefoni e radio per comunicare nei campi e tenersi in contatto con le proprie famiglie che vivono in altri paesi e, tra le altre cose, chiedere e ricevere denaro da loro. Un funzionario dell’ONU, che ha commentato con Al Jazeera la decisione del Bangladesh in condizioni di anonimato, ha detto che il divieto «renderà ancora più isolate e ancora più vittime queste persone perseguitate».