Il nuovo governo sembra più vicino

Di Maio ha detto di rinunciare all'incarico di vice di Conte, visto che il PD si è offerto di fare lo stesso: ma c'è ancora il voto su Rousseau, domani

(ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI)
(ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI)

Lunedì sera le trattative tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle per la formazione del nuovo governo sembrano essersi definitivamente sbloccate: il leader politico del M5S Luigi Di Maio ha infatti annunciato di rinunciare al ruolo di vice presidente del Consiglio, accettando la proposta del PD che aveva offerto di rinunciare a sua volta. In precedenza, il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte aveva detto di voler sciogliere la riserva, accettando formalmente l’incarico di guidare il nuovo governo, entro mercoledì. Con ogni probabilità, quindi, questa settimana avremo un nuovo governo, oppure – ipotesi a questo punto più improbabile – sapremo se ci saranno elezioni anticipate questo autunno.

Rimane però l’incognita della consultazione interna agli iscritti del M5S sulla piattaforma Rousseau, che si terrà domani e che dovrà confermare o respingere la proposta di formare un governo col PD. La stragrande maggioranza degli esponenti del M5S però è favorevole all’accordo, e molti lo hanno detto esplicitamente suggerendo agli iscritti di votare a favore. Questo ha portato molti a prevedere un responso positivo degli iscritti, ma i parlamentari del M5S hanno detto che se dovesse essere bocciato l’accordo salterebbe.

Nei giorni scorsi, le trattative si erano bloccate sulla ostinata volontà di Di Maio di ricoprire l’incarico di vice presidente del Consiglio, lo stesso – insieme a due ministeri – che aveva nel governo precedente, con la Lega. Il PD si era però fortemente opposto, sostenendo che Conte non potesse più essere considerato un capo di governo neutrale, ma diretta espressione del M5S. Per questo, il PD rivendicava per un suo esponente quel ruolo, come contrappeso. Il candidato più accreditato era Dario Franceschini, che però nei giorni scorsi si era offerto di rinunciare se il M5S avesse accettato di farlo a sua volta. Di Maio ha detto sulla sua pagina su Facebook che va bene, sostenendo anche che se l’offerta fosse arrivata prima non ci sarebbe stato bisogno di questi giorni di stallo.

Il nuovo governo, che a questo punto sembra vicino, non dovrebbe quindi avere vice presidenti del Consiglio: ci sarà con ogni probabilità una figura di contrappeso nel sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che dovrebbe andare al PD (come nel precedente governo era espressione della Lega, nella figura di Giancarlo Giorgetti). Lunedì sera anche Conte, dopo un ennesimo incontro con i capigruppo di PD e Movimento 5 Stelle per definire gli ultimi punti del programma condiviso, ha registrato un video in cui è sembrato molto ottimista sulla buona riuscita del governo, sostenendo che «con Zingaretti e Di Maio, con le altre forze politiche che hanno espresso disponibilità a sostenere il governo, abbiamo una grande opportunità per migliorare e cambiare l’Italia, fare il bene del paese, per aprire una stagione riformatrice».

Domani sarà comunque un giorno importante del percorso verso il governo. Dalle 9 alle 18 il Movimento 5 Stelle consulterà i suoi iscritti sulla formazione del governo tramite la piattaforma Rousseau. La domanda che sarà posta agli iscritti è così formulata: «Sei d’accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?». La domanda, che in base allo statuto del Movimento viene decisa dal capo politico, è relativamente neutra e molto più esplicita di quella che venne posta agli iscritti nel maggio 2018, quando in occasione dell’alleanza con la Lega fu domandato: «Approvi il contratto del governo del cambiamento?». Il 94 per cento votò Sì.

Inizialmente si era detto che assieme al quesito sarebbe stato allegato il programma frutto dei negoziati: lunedì sera però alcune dichiarazioni dei leader di PD e M5S hanno fatto capire che gli ultimi dettagli potrebbero essere risolti in un ultimo incontro domani mattina.

Venerdì Di Maio era arrivato vicino a far saltare il nuovo governo sul punto della vice presidenza del Consiglio, tenendo un discorso che a sorpresa era stato piuttosto duro. Di Maio chiedeva brutalmente al PD di accettare i 20 punti di programma del Movimento 5 Stelle e in caso contrario minacciava di andare immediatamente al voto. Il PD si era immediatamente irrigidito e il segretario del PD, Nicola Zingaretti, aveva interpellato direttamente Conte per sapere se le trattative si dovevano considerare bloccate dall’ultimatum del capo politico del Movimento.

Nel corso del fine settimana, però, Di Maio si è trovato piuttosto isolato e gli altri dirigenti del partito erano intervenuti per moderare le sue parole. Due interventi del fondatore del Movimento Beppe Grillo, un video pubblicato sul suo blog sabato e una breve lettera sul Fatto Quotidiano lunedì, hanno in parte sconfessato Di Maio. Senza mai nominarlo esplicitamente, Grillo aveva preso in giro le condizioni chieste da Di Maio (i “10 punti inderogabili” diventati poi 20 e la sua insistenza per avere il ruolo di vicepresidente del Consiglio) e aveva ripetuto più volte che l’alleanza con il PD rappresenta una grande occasione per il Movimento e ha elogiato il presidente Conte.