I piani per fermare Boris Johnson
L'opposizione sta provando due strade, una politica e una giudiziaria, per impedire che il Parlamento britannico venga sospeso per più di un mese
Le forze di opposizione al primo ministro britannico Boris Johnson stanno provando varie soluzioni per fermare la sospensione del Parlamento, chiesta da Johnson e accordata due giorni fa dalla Regina Elisabetta, che una volta in vigore ridurrebbe di molto la possibilità che i parlamentari approvino mozioni su Brexit. In particolare, secondo osservatori e politici di opposizione, Johnson avrebbe chiesto la sospensione per evitare che l’opposizione possa avere il tempo di approvare una legge che impedisca il cosiddetto “no deal“, cioè l’uscita senza accordo del Regno Unito dall’Unione Europea (accettato da buona parte del partito Conservatore ma ritenuto catastrofico dagli altri partiti). Al momento i tentativi delle opposizioni si stanno concentrando su due metodi, uno di tipo giudiziario e un altro più politico.
Dal punto di vista giudiziario, sono state presentate tre mozioni d’urgenza in altrettanti tribunali per cercare di dichiarare illecita la decisione di Johnson. La speranza è che una di queste tre sentenze finisca per essere esaminata dalla Corte Suprema, il cui eventuale verdetto sarebbe troppo pesante per essere ignorato dal governo. Le tre mozioni sono state presentate nei tribunali di Londra, Edimburgo e Belfast. In mattinata si è pronunciato il giudice del tribunale scozzese che si è rifiutato di fermare la decisione di Johnson, ma questa ingiunzione provvisoria dovrà essere confermata in un’udienza il prossimo 6 settembre. È comunque la prima volta nella storia che la decisione della Regina di sospendere il Parlamento sarà esaminata dal sistema giudiziario britannico.
La mozione di Edimburgo era stata presentata da 75 parlamentari dell’opposizione: il loro rappresentante, l’avvocato Aidan O’Neill, aveva argomentato che la decisione di Johnson e della Regina va annullata perché presa per ragioni esclusivamente politiche, e che il Regno Unito «non è un’autocrazia in cui il sovrano non sbaglia mai».
Tecnicamente, infatti, per sospendere i lavori del Parlamento Johnson ha dovuto chiedere alla Regina di tenere il Queen’s Speech, il suo tradizionale discorso di fronte al Parlamento durante la cerimonia dell’inizio della nuova sessione dei lavori parlamentari. Il discorso, anche se pronunciato dalla Regina, è scritto dal governo e include il programma che l’esecutivo intende realizzare nel corso dell’anno successivo. Nel periodo precedente al discorso, le attività parlamentari vengono sospese e di fatto il Parlamento viene chiuso.
La sospensione del Parlamento è dunque un evento non straordinario nel Regno Unito, che la Regina stabilisce per prassi su richiesta del primo ministro. La situazione attuale però è tutto fuorché normale, perché Johnson è un primo ministro subentrato e molto divisivo, e perché c’è di mezzo la scadenza di Brexit: solitamente la sospensione dura solo qualche giorno – non cinque settimane come quella chiesta da Johnson – e non viene usata come strumento per ottenere qualcosa dal punto di vista politico.
La sentenza sulla mozione presentata a Edimburgo dovrebbe arrivare venerdì mattina, mentre per quelle di Londra e Belfast ci vorranno probabilmente diversi giorni. La questione è piuttosto complicata anche per la particolarità della Costituzione britannica, che non è una Costituzione codificata in un unico documento: è piuttosto un insieme di statuti, trattati e decisioni giuridiche, ma anche di norme consuetudinarie e prerogative reali che lasciano ampio spazio a interpretazioni e forzature.
Parallelamente, però, i partiti di opposizione – Laburisti, Liberal-Democratici, Verdi e altri gruppi minori – si stanno organizzando per provare a tenere un voto in Parlamento sulla sospensione stessa, nella speranza di convincere a votare anche i circa 20 parlamentari conservatori che hanno criticato Johnson per aver chiesto la sospensione. Non è chiaro se per cancellare la sospensione possa bastare un voto del Parlamento, ma le opposizioni sperano che in caso di approvazione la pressione sul governo diventi tale da costringerlo a ritirarla.
Il leader dei Laburisti Jeremy Corbyn ha annunciato che i lavori parlamentari per fermare la sospensione inizieranno martedì 3 settembre. I tempi sono strettissimi, dato che a partire dal 9 settembre il Parlamento sarà sospeso per effetto della decisione della Regina.