La Corte Suprema della Corea del Sud ha disposto un nuovo processo per il capo di Samsung
La Corte Suprema della Corea del Sud ha disposto un nuovo processo per Lee Jae-yong, vicepresidente di Samsung Electronics e di fatto capo di Samsung Group, una delle più grandi società di tecnologia al mondo. Nell’agosto del 2017 Lee era stato condannato a cinque anni di carcere per corruzione e altri crimini, ma in seguito a un ricorso in appello la pena era stata sospesa e nel febbraio del 2018 era stato scarcerato.
Lee era stato incriminato nell’ambito dello scandalo che aveva coinvolto l’ex presidente sudcoreana Park Geun-Hye, e che aveva portato al suo successivo impeachment. Era stato accusato di fare grandi donazioni alle fondazioni guidate da un’amica di Park, Choi Soon-sil, in cambio di favori politici. Si era sempre detto innocente: aveva sostenuto che le donazioni erano state fatte a sua insaputa, e comunque senza aspettative che l’amministrazione Park ricambiasse il favore. La Corte Suprema ha chiesto la revisione della sentenza del febbraio del 2018, contestando in particolare la decisione della Corte d’appello di non giudicare le donazioni fatte da Lee come una forma di corruzione.
Lee è il figlio maggiore del presidente di Samsung, Lee Kun-hee, che aveva lasciato l’azienda nel 2008 in seguito a uno scandalo sulla gestione di alcuni fondi illeciti. Due anni dopo era tornato al comando dell’azienda ma a causa di un attacco di cuore e delle sue condizioni di salute piuttosto precarie, negli ultimi anni buona parte della gestione aziendale era già passata al figlio Lee.