I guai di Forever 21
La grossa azienda statunitense di abbigliamento sta per chiedere l'amministrazione controllata, ed è un problema non solo per lei
Forever 21, un’azienda di abbigliamento fast fashion (cioè economica e alla moda, simile a H&M e Zara) tra le più famose al mondo, è in grave crisi e sul punto di fare ricorso al Chapter 11, una legge fallimentare statunitense simile all’amministrazione straordinaria italiana, che consente di tenere aperta un’azienda in grave crisi a patto di concordare con il tribunale un piano di risanamento che tuteli i creditori. La notizia è stata data mercoledì dal sito di finanza Bloomberg, che ha parlato con fonti interne rimaste anonime e che da mesi segue il caso da vicino. Forever 21 stava cercando nuovi finanziamenti e aiuti da istituti di credito ma, scrive sempre Bloomberg, le trattative sembrano ormai fallite.
L’amministrazione controllata consentirebbe di chiudere i negozi non più redditizi e rimettere in sesto i conti. L’eventuale fallimento di Forever 21 avrebbe grosse ricadute su molti grandi proprietari di negozi e centri commerciali statunitensi, perché è uno dei più presenti e importanti affittuari e tra i pochi rimasti dopo una recente ondata di fallimenti di negozi di abbigliamento al dettaglio (l’ultimo e più prestigioso è quello della catena di lusso Barney’s, lo scorso agosto). Nel solo 2019 infatti negli Stati Uniti hanno chiuso più di 7.500 rivenditori al dettaglio e i grossi affittuari devono scegliere tra abbassare i costi e ritrovarsi con molti spazi vuoti.
Simon Property, un gruppo di Indianapolis, Indiana, che affitta più di 300 centri commerciali e negozi negli Stati Uniti, in Giappone, Canada, Messico, Corea del Sud e Malesia, considera Forever 21 il suo sesto affittuario per importanza, con 99 negozi che coprono complessivamente 140.000 metri quadrati (circa 20 campi da calcio). A giugno un gruppo di azionisti di Forever 21 aveva cercato un accordo con Simon Property e General Growth Properties, l’altro grande locatore di negozi degli Stati Uniti, offrendogli di comprare una quota dell’azienda. Non avevano però l’appoggio del co-fondatore Do Won Chang, che voleva mantenere il controllo del gruppo.
Forever 21 venne fondata a Los Angeles nel 1984 dai coniugi Do Won Chang e Jin Sook Chang, nati in Corea del Sud e poi emigrati negli Stati Uniti. Si rivolgeva soprattutto agli adolescenti e ha avuto un lungo successo grazie alla sua mancanza di identità, contrariamente a marchi con un carattere ben definito come Abercrombie and Fitch e Brandy Melville: inseguiva tutte le tendenze riproponendole il più rapidamente possibile a prezzi molto bassi. Dopo 35 anni questa scelta sta funzionando meno e si somma alla crisi del mercato al dettaglio in generale, alla grossa concorrenza che c’è nel mondo della fast fashion e ai costi degli affitti molto alti. Negli ultimi anni poi Forever 21 è stata accusata di sfruttare e sottopagare i dipendenti e non è riuscita a stare al passo con le nuove richieste dei clienti, compresi i più giovani, molto più attenti al rispetto ambientale, dei diritti dei lavoratori e anche della qualità: H&M, il suo grande rivale, ha per esempio aperto delle linee in cui usa tessuti biologici o realizzati in modo sostenibile o di qualità migliore, e ha avviato collaborazioni con stilisti importanti. Forever 21 invece ha continuato a proporre la formula che l’aveva portata al successo anni fa; al momento ha più di 800 negozi negli Stati Uniti, in Europa, Asia e America Latina; in Italia si può comprare online.