La Cina usa LinkedIn per reclutare le spie
È una pratica che va avanti da diverso tempo e che in alcuni casi è risultata efficace, ha raccontato il New York Times
Un recente articolo del New York Times ha raccontato come da anni LinkedIn, il popolare sito per creare e gestire contatti professionali di proprietà di Microsoft, venga usato dai servizi segreti per reclutare agenti e spie in altri paesi. L’intelligence più attiva in questo senso sembra essere la Cina, che utilizza LinkedIn per mettersi in contatto con persone che hanno avuto esperienze in contesti governativi o diplomatici di stati stranieri.
Generalmente gli agenti del governo cinese contattano queste persone utilizzando profili falsi e proponendo collaborazioni per svolgere attività di ricerca per non meglio identificate società di consulenza cinesi. Solo dopo essere riusciti a fissare un colloquio dal vivo rivelano le loro reali intenzioni. «Abbiamo notato che i servizi segreti cinesi lo fanno su vasta scala», ha detto al New York Times William R. Evanina, direttore dell’agenzia governativa degli Stati Uniti che si occupa del controspionaggio. «Invece di inviare spie negli Stati Uniti per reclutare singoli obiettivi, è più efficiente starsene dietro a un computer in Cina e inviare richieste di amicizia a migliaia di obiettivi utilizzando profili falsi».
Spesso le persone che vengono contattate su LinkedIn hanno avuto incarichi diplomatici e sono alla ricerca di un nuovo lavoro. In molti casi specificano sui loro curriculum pubblicati sul social network di aver avuto esperienze lavorative con accesso a documenti riservati, cosa che facilita i reclutatori cinesi. La scelta di usare LinkedIn, inoltre, ha dietro un motivo preciso: LinkedIn è infatti il solo grande social network occidentale ancora accessibile in Cina, dopo che dal 2014 la società aveva accettato di censurare i contenuti considerati non appropriati dal governo cinese.
Il New York Times racconta diversi casi e testimonianze di persone che sono state contattate in passato da agenti dei servizi segreti cinesi per essere reclutate come spie. Lo scorso maggio Kevin Patrick Mallory, un ex dipendente della CIA, l’agenzia di spionaggio internazionale del governo federale degli Stati Uniti, è stato condannato a 20 anni di carcere per aver svolto attività di spionaggio per conto della Cina. Il suo rapporto con la Cina iniziò nel febbraio del 2017 dopo essere stato contattato proprio su LinkedIn da un agente dei servizi segreti cinesi che si spacciava per un rappresentante di una società di consulenza. Lo scorso anno, inoltre, un agente del governo cinese è stato arrestato in Belgio e poi estradato negli Stati Uniti perché accusato di avere cercato di reclutare un ex ingegnere di GE Aviaton, società del gruppo General Electric produttrice di motori per aerei, per ottenere informazioni riservate. Anche in questo caso il contatto era avvenuto su LinkedIn.
Un ex funzionario del ministero degli Esteri dell’amministrazione Obama ha raccontato al New York Times che nel maggio del 2017, cinque mesi dopo aver lasciato il suo incarico, fu contattato su LinkedIn da un uomo cinese che gli offrì un’opportunità di lavoro “ben pagata” in Cina. L’uomo diceva di chiamarsi Robinson Zhang e di occuparsi delle pubbliche relazioni di una società chiamata R&C Capital, descritta come «una società internazionale di consulenza con base a Hong Kong», specializzata «in investimenti economici, questioni di geopolitica e di politiche statali».
«Sono rimasto piuttosto impressionato dal suo curriculum e penso che lei potrebbe essere la persona giusta per diverse opportunità lavorative, che sono tutte ben pagate», gli scrisse Zhang, che gli offrì anche di pagargli il viaggio in Cina per conoscerlo di persona. Il funzionario statunitense si insospettì e chiese maggiori informazioni circa la società cinese per cui Zhang diceva di lavorare. Dopo alcune ricerche scoprì che non esisteva nessuna R&C Capital.
Un’altra esperienza del genere ha riguardato Brett Bruen, ex funzionario dell’amministrazione Obama, che ha raccontato di essere stato contattato nel 2017 su LinkedIn da una donna di nome Donna Alexander. La donna diceva di lavorare come ricercatrice presso il California Institute of Technology, e sul suo profilo aveva collegamenti con diversi funzionari della Casa Bianca e con ex diplomatici. Il profilo, però, non era reale. Inoltre un portavoce del California Institute of Technology smentì che la donna avesse mai lavorato lì. «Questa persona sembra essersi ingraziata o essere stata accettata da molte persone che lavorano nella politica estera del governo degli Stati Uniti», ha detto Bruen al New York Times.
È successo qualcosa di simile anche a un ex funzionario del ministero degli Esteri della Danimarca, Jonas Parello-Plesner, che ha raccontato al New York Times di essere stato contattato su LinkedIn nel 2011 da una donna che si faceva chiamare Grace Woo. La donna diceva di lavorare per DRHR, una società di ricerca del personale con sede a Hangzhou, in Cina.
I due concordarono un incontro a Pechino, ma Woo non si presentò. Al suo posto comparve un uomo che condusse Parello-Plesner in un sala riunioni in cui erano presenti tre uomini che dissero di lavorare per un’organizzazione del governo cinese che si occupava di ricerca. Gli uomini gli proposero di lavorare per loro come ricercatore, promettendogli accesso “al sistema cinese”. Parello-Plesner, sospettando che gli uomini fossero agenti dei servizi segreti, raccontò quanto avvenuto alle autorità britanniche quando tornò a Londra, dove abitava all’epoca. Nel 2017 i servizi segreti tedeschi scoprirono tre finte società utilizzate dal governo cinese per cercare di entrare in contatto attraverso LinkedIn con cittadini stranieri, con il fine di ottenere informazioni riservate. Una di queste società fittizie era proprio DRHR.