Sempre più migranti provano ad attraversare la Manica
Sono numeri imparagonabili a quelli del Mediterraneo, ma rispetto al 2018 i tentati sbarchi sono praticamente triplicati
I giornali britannici si occupano da diversi mesi delle decine di migranti che provano ad attraversare il canale della Manica per entrare nel Regno Unito, spesso con toni allarmisti e sopra le righe, ma soltanto negli ultimi tempi il fenomeno ha assunto una portata rilevante. Nel 2018 le persone che provarono ad entrare illegalmente nel territorio britannico via mare dalla Francia furono 539. Secondo stime del governo francese citate dal Guardian, dall’inizio del 2019 circa 1.450 persone sono state soccorse dalle autorità britanniche o francesi mentre provavano a raggiungere il Regno Unito, di cui più di 250 soltanto nel mese di agosto.
La rotta fra le coste britanniche e francesi, che nel tratto fra Calais e Dover è lunga una trentina di chilometri, viene percorsa da anni da piccole imbarcazioni di migranti, anche se finora piuttosto sporadicamente: entrambe le coste sono parecchio sorvegliate per via dell’intenso traffico commerciale che interessa i due porti e dei tentativi di ingresso illegale nel Regno Unito che avvengono soprattutto sulle navi e i veicoli che attraversano la Manica.
Negli ultimi tempi, però, le traversate via mare sono diventate così frequenti che il primo ministro britannico Boris Johnson le ha sconsigliate apertamente ai migranti: «Per prima cosa, è molto pericoloso. Potreste pensare che il meteo sia favorevole, ma è una cosa molto molto pericolosa da fare. Secondo: vi rispediremo indietro». Il regolamento di Dublino prevede infatti che l’esame della richiesta d’asilo spetta al primo paese in cui il richiedente mette piede: significa che i paesi destinatari dei cosiddetti “movimenti secondari” come il Regno Unito hanno il diritto di respingere in tempi relativamente brevi i migranti in arrivo dalla Francia.
La traversata della Manica è effettivamente piuttosto pericolosa, soprattutto se affrontata con barche o mezzi di fortuna. Stamattina sulla spiaggia del paese di Zeebrugge, in Belgio, è stato scoperto il corpo di un 48enne iracheno che aveva provato ad attraversare la Manica a nuoto con un giubbotto salvagente artigianale, costruito con bottiglie di plastica vuote. Nelle settimane precedenti i mezzi francesi e britannici sono stati chiamati diverse volte a soccorrere imbarcazioni in difficoltà nel canale. I giornali britannici non citano stime di morti o dispersi, ma circa due settimane fa si era saputo che una donna era caduta in mare da un gommone senza lasciare tracce.
Non è chiaro perché le traversate della Manica siano aumentate negli ultimi mesi. Durante un altro picco nel dicembre 2018 il Telegraph, citando fonti fra i trafficanti, scriveva di maggiori pressioni della polizia francese – che da anni a Calais alterna misure di accoglienza basilare a sgomberi e controlli – del tempo insolitamente mite, dell’avvicinarsi di Brexit e della presunta rarefazione dei controlli durante il periodo delle ferie.
A dicembre l’allora ministro dell’Interno Sajid Javid aveva dichiarato gli sbarchi una emergenza nazionale, ma da allora gli arrivi sono nettamente aumentati. Contattato dal Telegraph qualche giorno fa, il ministero ha fatto sapere che al momento ha attivato «tre imbarcazioni della Guardia costiera nella Manica e un piano d’azione condiviso con la Francia, che prevede un centro di coordinamento a Calais per prevenire i tentativi di ingresso illegali».
I numeri degli arrivi via mare nel Regno Unito continuano ad essere nettamente inferiori rispetto a quelli del Mediterraneo. Nei primi mesi del 2019 sono arrivate via mare 45.250 persone, fra cui 31mila in Grecia, 18mila in Spagna e quasi cinquemila in Italia.