L’Indonesia costruirà una nuova capitale
Al posto di Giacarta, che è sovraffollata, inquinata, trafficata e sta sprofondando nel mare
Il presidente dell’Indonesia Joko Widodo ha presentato lunedì un piano per la costruzione di una nuova capitale che rimpiazzerà Giacarta, l’attuale capitale, che è abitata da 10 milioni di persone, congestionata dal traffico, inquinatissima, senza parchi o spazi culturali, disastrata da frequenti alluvioni e sta persino sprofondando. Widodo aveva manifestato l’intenzione di spostare la capitale da tempo, in particolare ad aprile aveva detto di volerla portare fuori dall’isola di Giava, dove si trova Giacarta, in una città non ancora scelta.
Widodo ha annunciato che la nuova capitale, che non ha ancora un nome, si troverà sul Borneo, la terza isola più grande al mondo, che è divisa tra Brunei, Indonesia e Malesia, ed è nota per gli oranghi – in via d’estinzione – e le foreste abbattute e sostituite da piantagioni di palme da olio. Dopo tre anni di studi e ricerche è stata individuata una zona nella provincia del Kalimantan Orientale, tra le città costiere di Balikpapan e Samarinda, dove il governo possiede già 180mila ettari di terreno. Oltre a essere poco abitato, il Borneo non è soggetto a disastri naturali, contrariamente ad altre zone del Paese come Giava, Sulawesi, Bali e Lombok, dove soltanto negli ultimi due anni ci sono stati terremoti, tsunami ed eruzioni vulcaniche. Infine si trova geograficamente al centro del paese e ha già una solida rete di infrastrutture e città in crescita.
Secondo le attuali previsioni il progetto costerà circa 33 miliardi di dollari (quasi 30 miliardi di euro): il 19 per cento sarà pagato dallo Stato mentre altri fondi arriveranno da investimenti privati e collaborazioni tra il pubblico e il privato. I lavori inizieranno nel 2021 e la nuova capitale sarà operativa dal 2024, quando scadrà il secondo e ultimo mandato presidenziale di Widodo: ospiterà, oltre al palazzo del presidente, la sede del parlamento e dei ministeri e le abitazioni di un milione e mezzo di funzionari pubblici.
Negli ultimi decenni Giacarta – il cui primo insediamento risale al V secolo e che si ingrandì come capitale delle Indie orientali olandesi – si è allargata a dismisura ed è considerata tra le capitali più trafficate e inquinate al mondo. Nei giorni feriali è talmente trafficata che i funzionari statali e i politici devono farsi scortare dalla polizia per non arrivare in ritardo agli appuntamenti, cosa che secondo il governo costa all’economia nazionale quasi 7 miliardi di dollari all’anno. Nei weekend la sua popolazione raddoppia per l’arrivo degli abitanti nelle città vicine, come Bogor, Bekasi e Tangerang: sommate a Giacarta costituiscono una megalopoli di 30 milioni di abitanti. Giava, di suo, ospita il 54 per cento dei 260 milioni di abitanti dell’Indonesia e produce il 58 per cento del suo prodotto interno lordo.
La parte settentrionale di Giacarta, costiera e piena di canali, sta inoltre affondando alla velocità di oltre 5 centimetri all’anno. I motivi sono molti: il riscaldamento globale e il conseguente innalzamento del livello dei mari, la deforestazione, la scarsa manutenzione dei fiumi, la presenza di cemento che impedisce all’acqua di filtrare in superficie e un eccessivo prelievo, abusivo e non, di acqua dalle falde sotterranee. Tutto questo provoca una specie di svuotamento della base su cui poggia Giacarta e quindi lo sprofondamento. Secondo alcuni ricercatori, buona parte della città potrebbe essere sommersa entro il 2050; metà del centro urbano si trova attualmente sotto il livello del mare.
Widodo – che prima di venire eletto presidente nel 2014 era stato governatore di Giacarta – ha promesso che non abbandonerà l’attuale capitale: «resterà una priorità nello sviluppo e continuerà a crescere come città degli affari e della finanza, come centro di commercio e di servizi su scala nazionale e globale». Negli ultimi tempi, per ovviare al traffico sono state costruite una metropolitana e una linea ferroviaria che conduce all’aeroporto ed è stata introdotta la circolazione dei veicoli a targhe alternate. A luglio un gruppo di cittadini aveva anche avviato una class action contro il presidente e il governatore di Giacarta per ottenere regole che limitassero l’inquinamento, senza alcun risultato. Come nota il New York Times, Widodo non ha però specificato come affronterà contemporaneamente il costo di una nuova capitale e i lavori necessari per proteggere Giacarta.