L’evasione dal carcere di Poggioreale
La prima in cento anni, avvenuta ieri nel modo più classico: con una corda fatta di lenzuola
Domenica 25 agosto un uomo è evaso dal carcere di Poggioreale, a Napoli, calandosi oltre il muro di recinzione con una corda fatta di lenzuola. L’uomo si chiama Robert Lisowski, è un cittadino polacco di 32 anni ed era detenuto dal 5 dicembre scorso per omicidio; è ancora ricercato dalla polizia.
Domenica mattina Lisowski stava raggiungendo con gli altri detenuti la cappella interna al carcere, per assistere alla messa. A un certo punto si è allontanato dal gruppo e ha raggiunto, forse proprio dalla chiesa, la parte più alta del muro esterno dell’edificio: secondo le ricostruzioni lì si sarebbe arrampicato su una inferriata, avrebbe agganciato una corda fatta di lenzuola e si sarebbe calato all’esterno in via Porzio, una strada laterale dove c’è l’ingresso del parcheggio riservato agli operatori penitenziari. Sia l’interno che l’esterno del carcere sono sorvegliati da telecamere, ma nessuno si sarebbe accorto di lui.
Non ci sono ancora molti dettagli sulla dinamica dell’evasione, e sono in corso le indagini per ricostruirla completamente e stabilire se Lisowski sia stato aiutato da qualcuno. La Questura ha anche diffuso una descrizione dell’uomo, che è alto un metro e 80, è magro, ha carnagione chiara, capelli rasati, barba e un’andatura leggermente claudicante, ed è considerato pericoloso.
L’evasione di Lisowski da Poggioreale è la prima in cento anni: qualche tempo fa vi fu un tentativo analogo ma finì male per il detenuto che, cadendo oltre il muro, si ferì gravemente. La fuga di Lisowski è avvenuta in una giornata in cui la presenza degli agenti di polizia penitenziaria era ridotta, a causa delle ferie e del giorno festivo. Diversi sindacati di polizia penitenziaria dopo l’episodio hanno denunciato la mancanza di personale e il sovraffollamento delle carceri.
I rappresentanti di Osapp Napoli hanno ricordato che a Poggioreale mancano diversi agenti: «Non si può più lavorare in queste condizioni. Dieci unità in servizio in tutta la struttura per duecento detenuti che vanno a messa, forse, sono pochi. Tra l’altro era stato chiesto al direttore che nel periodo estivo in cui il personale, o perché distaccato in altre sedi o perché ha le ferie è ridotto, venissero sospese le attività trattamentali (scuola, lavoro ecc, ndr). Ma non se ne è parlato proprio, perché per l’attuale amministrazione penitenziaria è maggiormente importante il trattamento dei detenuti e che stiano bene rispetto alla sicurezza». E ancora: «Purtroppo le carceri italiane non garantiscono sicurezza perché ci sono aggressioni, risse ed evasioni che mettono a rischio i cittadini, non solo perché i criminali sono in giro ma anche perché per ricercarli bisogna allertare decine e decine di forze di polizia sul territorio. Anche l’attuale politica del governo uscente e del ministro Bonafede non ha portato risultati. Aspettiamo altre soluzioni, che al momento non vediamo».