I posti dove nacque il country
Quasi un secolo fa in un magazzino del Tennessee vennero registrate tra le prime canzoni del genere più “americano” di tutti, capace di portenti ancora oggi
Negli anni Venti, nelle grandi città dell’Est e del Sud degli Stati Uniti, la musica del momento era il jazz: da New Orleans a Chicago a New York, gente come Luis Armstrong, Duke Ellington e Sidney Bechet stava mettendo le basi per uno dei generi musicali più importanti del secolo, nato come forma di espressione artistica profondamente popolare e destinato a diventare la musica “colta” per eccellenza dei decenni successivi. In altre zone degli Stati Uniti stava nascendo un genere completamente diverso ma con molti tratti in comune, a partire dalle sue radici povere. Sul New York Times, Colleen Creamer ha raccontato un po’ di posti dove nacque il country, forse la musica più americana di tutte, soggetto della prossima serie del celebre documentarista Ken Burns, in onda a settembre su PBS.
Secondo Creamer, se si vuole trovare un luogo dove nacque la musica country si potrebbe scegliere un magazzino della Taylor-Christian Hat and Glove Company, una azienda di cappelli e guanti di Bristol, città che ha una parte in Virginia e una in Tennessee. Lì, nel 1927, il produttore musicale newyorkese Ralph Peer mise in piedi uno studio di registrazione provvisorio con dell’attrezzatura che si era portato per registrare appositamente quello che definiva “hillbilly sound”, cioè il suono delle zone rurali e povere degli Appalachi e dell’altopiano d’Ozark, le zone montuose degli Stati Uniti centrali tra gli stati del Missouri, Arkansas, Oklahoma, Kansas, Virginia, Carolina del Nord e del Sud. Peer mise qualche annuncio sui giornali locali, e 19 musicisti sconosciuti arrivarono dai dintorni per registrare in tutto 19 canzoni.
Le registrazioni di Bristol sono state considerate a lungo il “Big Bang” della musica country, anche se in realtà oggi si ritiene che incisioni country avvennero già negli anni precedenti. Prima però i musicisti degli Stati Uniti centrali e meridionali si erano dovuti spostare a New York per registrare, e in questo senso la soluzione di Peer di andare direttamente nei posti della nascente musica country fu una piccola rivoluzione. Tra quelle registrazioni ce ne furono due più importanti delle altre: quelle della famiglia Carter della Virginia e quelle di Jimmy Rodgers del Mississippi. A essere radicalmente nuove, in entrambi i casi, erano le tecniche usate per suonare la chitarra, allora ancora rigorosamente acustica.
Maybelle Carter, che insieme alla sorella Sara Dougherty e al cognato Alvin Pleasant formava il trio originale della famiglia Carter, introdusse una tecnica che consisteva nel suonare contemporaneamente l’accompagnamento e la melodia, che nei decenni successivi ebbe una grandissima fortuna e prese il nome di “fingerstyle” o “fingerpicking”. Col pollice della mano destra, Carter suonava la linea del basso, e con le altre dita alternava arpeggi, linee melodiche e accordi: questo stile prese il nome di “Carter scratch”. Nel tempo venne ripreso, perfezionato e portato all’estremo: è per esempio alla base dell’originale tecnica di Mar Knopfler dei Dire Straits.
Jimmi Rodgers è addirittura considerato il padre della musica country: di fatto creò le basi del genere, distinguendosi per tratti come gli “yodel” (i vocalizzi tipici della musica germanofona) e la chitarra hawaiana (che si suona con un cilindro di metallo passato sui tasti, producendo un effetto caratteristico), ma la sua influenza andò molto oltre. Rodgers, che morì a 35 anni per le complicazioni di una tubercolosi, definì i temi tipici dei testi della musica country e le musicalità ritmiche che avrebbero caratterizzato il genere nei decenni successivi. La musica di Rodgers influenzò profondamente anche il blues degli anni Trenta e Quaranta, e la sua carriera decollò proprio grazie alle registrazioni con Peer a Bristol, nelle quasi incise “T for Texas”, che avrebbe venduto mezzo milione di copie.
Bristol non è la sola città di quel pezzo di Stati Uniti dove il country nacque e si definì nei primi anni di vita. Creamer è stata a Johnson City e Knoxville, in Tennessee, dove peraltro si concentrarono i musicisti afroamericani che contribuirono alla fase embrionale del genere, oggi considerato spesso erroneamente esclusivamente bianco. Uno di questi fu Lead Belly, nato in Louisiana e cresciuto in Texas, che rese famosa la canzone “In The Pines”, rifatta dai Nirvana nella loro famosa “Where Did You Sleep Last Night”.
Oggi in molte di queste città ci sono musei, monumenti e festival dedicati al country e alle sue origini, che rappresenta uno dei fondamenti dell’identità di una regione raramente al centro del dibattito culturale del paese, e soprattutto di quello che da lì arriva fino in Europa. Vale lo stesso anche per il country, un genere che negli Stati Uniti occupa un pezzo importantissimo dell’industria musicale, e invece sostanzialmente irrilevante nel resto del mondo. Nel tempo sono state date molte spiegazioni, che per lo più insistono sul carattere profondamente “americano” del genere, uno di quei fenomeni così legati alla dimensione nazionale da risultare poco comprensibile e apprezzabile fuori dai confini, a differenza di altri generi altrettanto americani ma molto più trasversali, dal jazz all’hip hop.
Di recente, però, una canzone “country trap” ha battuto il record di settimane consecutive – ben 19 in totale – in testa alla classifica di Billboard, la più importante per la musica statunitense. Si chiama “Old Town Road” e l’ha fatta un 19enne della Georgia, Lil Nas X, promuovendola inizialmente come meme, cioè come breve contenuto virale, umoristico e riproducibile sostanzialmente all’infinito di internet. “Country trap” è già di per sé un’espressione singolare, che unisce uno dei generi musicali più vecchi e tradizionali degli Stati Uniti a un altro popolare da pochissimi anni, eppure ubiquo nella musica pop e hip hop contemporanea. A suo modo, è una dimostrazione della potenza della musica country, di quanto sia radicata nella cultura popolare americana, di quanto quelle improvvisate registrazioni in un magazzino del Tennessee fossero destinate a rappresentare un pezzo fondamentale della musica americana ancora quasi un secolo dopo.