Serie A: Le favorite per lo Scudetto
La Juventus a lungo termine di Maurizio Sarri, il Napoli al secondo anno con Ancelotti e una nuova Inter che spera nell'impatto di Antonio Conte
Nella passata stagione di Serie A la Juventus ha vinto lo Scudetto con 11 punti in più del Napoli e 21 in più di Atalanta e Inter. Lo scarto finale in classifica tra la prima e la quarta sarebbe potuto essere anche più ampio, se la Juventus non avesse rallentato dopo la vittoria matematica dello Scudetto arrivata con cinque giornate di anticipo. Quest’estate la Juventus è partita quindi dalla certezza di valere almeno una decina di punti in più delle sue rivali principali: un vantaggio considerevole e circondato da pochi dubbi, considerando anche il record senza precedenti in Italia degli otto Scudetti vinti consecutivamente.
Anche in questa stagione le sue rivali principali saranno inizialmente il Napoli e l’Inter, le due squadre che, fra tutte le altre, ripartono con le maggiori certezze. Il fatto di essere le rivali più accreditate, tuttavia, non le mette sullo stesso livello della Juventus: tra loro e la squadra campione d’Italia ci sono per l’appunto almeno 11 e 21 punti di differenza, tanti. Ma se il divario fra le squadre può essere colmato negli anni con nuovi investimenti e con la continuità dei progetti, allora sia Napoli che Inter hanno validi motivi per ambire a risultati migliori.
La grande novità per la Juventus è Maurizio Sarri, l’allenatore che negli ultimi otto anni è andato più vicino di tutti a interrompere la sua serie di vittorie, quando guidava il Napoli. Sarri è arrivato dopo un anno tutto sommato positivo al Chelsea, un’esperienza conclusa con una vittoria internazionale e una conoscenza più sviluppata del campionato più influente al mondo. Le squadre di Sarri giocano in modo molto aggressivo e organizzato, e cercano la vittoria attraverso il dominio del gioco, l’intensità del ritmo e il possesso prolungato del pallone: scegliendolo come suo nuovo allenatore, la Juventus ha di fatto deciso di affrontare sullo stesso livello le grandi squadre europee, le stesse che nelle ultime stagioni le hanno impedito di vincere l’ambita Champions League. La Juventus ha inoltre fornito al suo nuovo allenatore una squadra più ampia e con maggior qualità: nella sua lunga carriera, Sarri non ne ha mai allenata una così forte.
L’acquisto più importante è stato l’ex capitano dell’Ajax, il ventenne Matthijs de Ligt, già considerato uno dei migliori difensori al mondo e costato oltre 80 milioni di euro. De Ligt aumenta notevolmente la qualità della difesa, insieme a una nuova promettente riserva, il turco Merih Demiral, e al brasiliano Danilo, esperto terzino destro scambiato con il Manchester City per Joao Cancelo. La qualità è aumentata anche a centrocampo con gli ingaggi di Aaron Ramsey e Adrien Rabiot, ex titolari di Arsenal e Paris Saint-Germain in cerca di una definitiva affermazione nel calcio europeo. L’attacco, con Ronaldo, Dybala, Mandzukic, Higuain, Douglas Costa e Bernardeschi, non può che essere ritenuto fra i più forti al mondo, anche se prima della chiusura del calciomercato uno di loro dovrebbe essere ceduto.
Rinforzando la difesa e il centrocampo, i due reparti che ne avevano più bisogno, la Juventus sulla carta è migliorata ancora. Con il lavoro di Sarri ora ci si aspetta un gioco molto più offensivo e propositivo rispetto allo stile più cauto e attendista visto con Massimiliano Allegri. Anche a campioni come Ronaldo, Dybala, Pjanic e De Ligt, tuttavia, servirà del tempo per assimilare i nuovi e più complessi principi di gioco. La miglior squadra allenata in precedenza da Sarri, il Napoli, ci mise almeno un anno per assimilare la ragnatela di passaggi e movimenti senza palla che la resero divertente, spettacolare ed efficace, oltre che un esempio per tanti, in Italia e in Europa. Per stessa ammissione di Sarri, inoltre, le sue squadre spesso faticano “a girare” nei primi mesi della stagione.
I cambiamenti della Juventus la rendono quindi anche meno infallibile di quanto lo sia stata in passato, almeno nei primi mesi dell’anno. Per il Napoli questo potrebbe essere un piccolo vantaggio, dato che si appresta ad iniziare la seconda stagione con Carlo Ancelotti, uno degli allenatori più apprezzati in Europa per il modo in cui gestisce le squadre, unendo il bel gioco alla concretezza. Anche per questa stagione la dirigenza non ha venduto nessun titolare e ha mantenuto intatto il gruppo che da due stagioni è la seconda squadra della Serie A. L’unico titolare ceduto, il centrale Raul Albiol, è stato sostituito a dovere con Kostas Manolas. La difesa è stata inoltre ampliata con l’acquisto del terzino Giovanni Di Lorenzo, mentre a centrocampo il promettente macedone Eljif Elmas ha sostituito Marko Rog. L’investimento principale – in attesa degli ultimi giorni di mercato – è stato fatto su Hirving Lozano, esterno offensivo messicano comprato dal PSV per circa 40 milioni di euro.
Nella passata stagione il Napoli perse punti soprattutto in trasferta. Nelle due partite disputate a Milano, per esempio, ottenne soltanto un punto. Prima del pareggio di gennaio contro il Milan, a dicembre venne sconfitta a San Siro dall’Inter. A quel punto della stagione proprio l’Inter dava l’impressione di poter raggiungere il secondo posto, ma poi la squadra allenata da Luciano Spalletti calò rapidamente, fra problemi interni e prestazioni sterili, fino a ottenere la qualificazione alla Champions League soltanto all’ultima giornata – con molta fatica e un po’ di fortuna – per il secondo anno consecutivo.
Dopo le evidenti carenze nella tenuta della squadra, al termine della stagione la dirigenza dell’Inter ha avviato un complesso progetto di rinnovamento, partendo dall’allenatore: Antonio Conte ha sostituito Luciano Spalletti, un cambiamento dettato prima di tutto dalla volontà di abbandonare uno stile di gioco orizzontale e troppo spesso sterile per allinearsi al calcio più aggressivo e verticale che si sta imponendo in Europa in questi anni. Con Conte, un allenatore vincente e autoritario, l’Inter spera anche di risolvere le questioni disciplinari che l’hanno frenata in passato: è stato d’accordo nell’escludere dal progetto l’ex capitano Mauro Icardi e Radja Nainggolan, i due giocatori che crearono più problemi la scorsa stagione. Anche Ivan Perisic, dopo un iniziale tentativo di inserimento, è stato escluso e ceduto al Bayern Monaco.
Icardi è stato sostituito da Romelu Lukaku, il miglior marcatore di sempre della nazionale belga nonché l’acquisto più costoso nella storia dell’Inter. A Milano Lukaku potrebbe ritrovare la seconda punta cilena Alexis Sanchez, suo ex compagno al Manchester United e alternativa a Edin Dzeko, rimasto infine alla Roma dopo il fallimento di una lunga trattativa. Gli ultimi due arrivati saranno anche i titolari, con Lautaro Martinez e Matteo Politano come riserve.
A centrocampo, al posto di Nainggolan, è stato acquistato Nicolò Barella, uno dei più promettenti giocatori italiani. Il resto della squadra è stato formato sul 3-5-2, il modulo preferito da Conte. La difesa, già considerata il reparto più forte della squadra, è stata rinforzata con l’ingaggio dell’esperto Diego Godin, ex capitano dell’Atletico Madrid e attuale capitano dell’Uruguay, e con il ritorno dal prestito al Parma del ventenne Alessandro Bastoni. Gli esterni a tutto campo sono forse l’interrogativo maggiore, dato che con l’acquisto dell’austriaco Valentino Lazaro e il ritorno di Federico Dimarco ce ne sono tre per lato, e nessuno che si possa considerare una totale certezza: Candreva, Lazaro e D’Ambrosio (utile anche nella difesa a tre) da una parte, Asamoah, Dalbert e Dimarco dall’altra.
Il regista, Marcelo Brozovic, ora avrà un vero sostituto, Stefano Sensi, acquistato dal Sassuolo per una trentina di milioni di euro. La presenza di Sensi, oltre ad aggiungere qualità, aumenterà la competizione nel reparto, dato che all’occorrenza potrà sostituire anche l’altro potenziale titolare, Matias Vecino. Un ultimo rinforzo a centrocampo – qualcuno utile negli inserimenti in attacco, e che aggiunga gol – potrebbe arrivare prima della fine del calciomercato, ma solo dopo le cessioni di Joao Mario e Borja Valero.