La Corea del Sud ha detto che si ritirerà da un importante accordo di intelligence col Giappone
La Corea del Sud ha detto che si ritirerà da un importante accordo sulla condivisione delle informazioni di intelligence col Giappone, una decisione dovuta alle tensioni diplomatiche tra i due paesi, le cui relazioni sono peggiorate drasticamente negli ultimi mesi. L’accordo, firmato nel 2016, prevede la condivisione di informazioni militari riservate tra i due paesi, come i monitoraggi sulle attività missilistiche nordcoreane, senza passare attraverso gli Stati Uniti, con i quali i due paesi hanno accordi separati. Ma da settimane i rapporti tra Giappone e Corea del Sud sono pessimi, soprattutto dopo che, a inizio agosto, il Giappone aveva tolto la Corea del Sud dalla cosiddetta “lista bianca”, cioè la lista dei paesi con minime restrizioni al commercio bilaterale.
L’accordo era stato firmato anche grazie all’impulso degli Stati Uniti, che lo considerano importante per controllare l’attività militare nordcoreana. Se l’attività di monitoraggio del Giappone si basa soprattutto sui satelliti, i radar e la sorveglianza aerea, quella sudcoreana ha il vantaggio, dovuto alla prossimità geografica, di poter contare su una rete di spie, informatori e disertori.
La crisi diplomatica tra Giappone e Corea del Sud era cominciata l’anno scorso, e riguarda una questione molto vecchia. Il primo evento a innescarla era stata la decisione del presidente sudcoreano Moon Jae-in di annullare un accordo stretto dal suo predecessore con il Giappone per mettere fine alle controversie legate alle donne e ragazze coreane che furono costrette a lavorare nei bordelli giapponesi durante la Seconda guerra Mondiale. Il Giappone aveva accusato la Corea del Sud di voler riaprire una vecchia ferita. Le cose si erano poi complicate quando la Corte suprema sudcoreana aveva stabilito che i sudcoreani costretti a lavorare nelle fabbriche giapponesi durante gli anni dell’occupazione, nella prima metà del Novecento, potevano chiedere un risarcimento.
Il Giappone aveva protestato, sostenendo che la questione fosse già stata risolta da un trattato del 1965 e che la sentenza del tribunale sudcoreano violasse il diritto internazionale. Come risultato della disputa, i rapporti tra i due paesi erano peggiorati: il governo giapponese aveva deciso di limitare le esportazioni verso la Corea del Sud di materiali ad alta tecnologia usati per la produzione di componenti come microchip e schermi, una parte fondamentale del settore produttivo sudcoreano; molti sudcoreani avevano deciso a loro volta di boicottare i prodotti giapponesi, per esempio rifiutandosi di servire clienti con macchine giapponesi alle pompe di benzina.