La donna di El Salvador che era stata condannata a 30 anni di carcere per un aborto spontaneo è stata assolta in un nuovo processo
Evelyn Hernández, una donna di 21 anni di El Salvador che era stata condannata a 30 anni di carcere per aver avuto un aborto spontaneo dopo essere rimasta incinta a seguito di uno stupro di gruppo, è stata assolta dall’accusa di omicidio aggravato. L’assoluzione è arrivata durante un nuovo processo in cui Hernández, che al momento dello stupro aveva 18 anni, ha ripetuto che prima dell’aborto non sapeva nemmeno di essere incinta. Hernández, che prima di questa nuova sentenza aveva fatto 33 mesi di carcere, ha detto che ora intende riprendere gli studi. Bertha Maria Deleon, la sua avvocatessa, ha detto che ci sono ancora molti casi simili di cui occuparsi e che l’assoluzione di Hernández potrebbe diventare un importante precedente.
El Salvador è uno dei paesi con le leggi più restrittive al mondo in tema di diritti delle donne, e dove l’interruzione di gravidanza è illegale e completamente vietata in qualsiasi caso: la legge obbliga tutte le donne, anche se minorenni, anche se stuprate, anche se in gravi condizioni di salute, a portare a termine la gravidanza a qualsiasi costo. Il codice penale prevede la condanna da due a otto anni di reclusione per le donne che abortiscono, ma in realtà i giudici considerano spesso l’interruzione di gravidanza come un omicidio aggravato punito dunque con pene che vanno dai 30 ai 50 anni di prigione: anche nei casi di aborto spontaneo.
L’aborto a El Salvador è stato vietato completamente nel 1998, in seguito alle forti pressioni della Chiesa cattolica e dell’estrema destra che ha governato il paese per lunghissimi periodi di tempo. Nel 1999 la costituzione del paese è stata poi modificata per riconoscere il diritto alla vita dal momento del concepimento.