Le società di monopattini si danno da fare per non essere cacciate da Parigi
Delle molte che ci sono ora, presto ne resteranno solo tre: e tutte vogliono essere tra quelle
Parigi è tra le città in cui i monopattini elettrici in sharing – che si possono cioè noleggiare e poi lasciare più meno dove si vuole – hanno avuto più successo e creato più problemi. I primi monopattini arrivarono nel giugno 2018 e nel 2019 sono arrivati a essere più di 20mila, offerti da più di 10 diverse aziende, ognuna con i suoi monopattini e la sua app per usarlo. Da mesi si parla, a Parigi ma non solo, di come regolamentare l’uso dei monopattini elettrici e di come evitare che vengano lasciati ovunque nelle piazze, nei parchi, per le strade o sui marciapiedi. Leggi statali e ordinanze cittadine hanno provato a istituire regole, imporre sanzioni e, più in generale, mettere ordine a quello che la sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha definito «anarchia dei monopattini». La novità più importante arriverà però questo autunno, quando è atteso un bando in seguito al quale solo un massimo di tre operatori potranno operare a Parigi.
Non sono ancora noti i dettagli sul bando, ma è certo che le aziende che riusciranno a ottenere le necessari licenze per operare a Parigi si troveranno con molti clienti e poca concorrenza. Per vincere il bando dovranno però dimostrare di rappresentare un’opportunità per la micromobilità cittadina, e non un problema. Come racconta un recente articolo del Wall Street Journal, molte aziende che operano a Parigi già si stanno muovendo in questo senso ed è quindi in corso una «gara per restare tra le strade di Parigi»: qualcuno si sta impegnando a recuperare monopattini abbandonati e in disuso, qualcuno sta cambiando i monopattini con modelli migliori, qualcun altro sta investendo in pubblicità e sensibilizzazione, altri ancora stanno facendo piani più grandi di riorganizzazione aziendale. Tutto questo mentre alcune delle oltre 10 società operanti a Parigi hanno invece scelto di sospendere o terminare del tutto i loro servizi.
Per preparasi al bando previsto per l’autunno, B-Mobility, una società tra i cui fondatori c’è il velocista giamaicano Usain Bolt, ha deciso di cambiare il design dei propri monopattini elettrici. Li ha resi più pesanti e ha diminuito lo spazio per i piedi: per renderli meno veloci e per evitare che, tra le altre cose, ci si salga in due (un cosa vietata). Anche Bird, una delle aziende più famose del settore, sta mettendo per le strade monopattini più robusti e con ruote più spesse, per renderli più sicuri, lenti e stabili. La società sembra voler puntare molto su Parigi, perché intende stabilire a Parigi il suo quartier generale europeo e il suo direttore operativo Kenneth Schlenker ha parlato della possibile assunzione di circa 1.000 dipendenti.
Lime, altra grande azienda (la prima ad arrivare a Parigi) ha invece comprato centinaia di spazi pubblicitari per Parigi, con alcuni cartelloni con scritto sopra, in francese, «monopattini di merda». Lime, infatti, ha pensato a una campagna di sensibilizzazione contro gli usi impropri dei monopattini e contro i problemi che questi usi impropri possono creare ad autisti, ciclisti e pedoni. Lime è una delle aziende che sta anche offrendo a chi intende usare i suoi servizi dei brevi corsi gratuiti sull’uso dei monopattini e sulle regole da rispettare per usarli.
Lime è anche tra le aziende che stanno riconsiderando i termini e i modi con cui pagano le persone per recuperare i monopattini elettrici usati dai clienti, ricaricarli e ridistribuirli dove necessario. In genere, queste persone – che a loro volta spesso si spostano con i monopattini – sono pagate in proporzione a quanti monopattini recuperano, ricaricano e muovono e la conseguenza è che spesso si muovono in modo pericoloso, trasportando molti monopattini insieme. C’è chi, come l’azienda olandese Dott, ha assunto 80 persone per occuparsi di faccende di questo tipo e, tra le altre cose, evitare che monopattini dell’azienda vengano lasciati in luoghi sconvenienti o non consentiti, rovinando l’immagine dell’azienda.
Diverse aziende di monopattini si stanno anche impegnando per il recupero dei monopattini che vengono gettati nella Senna, spesso collaborando con l’associazione per l’ambiente Guppy, che in un solo giorno di giugno recuperò più di 50 monopattini elettrici dal fiume di Parigi.
Come detto, tutto questo sta succedendo quando ancora non sono noti i dettagli e i termini del bando, che tra le altre cose potrebbe per esempio richiedere alle aziende di pagare una quota per ogni monopattino messo sul suolo cittadino.