Che strana carriera, Edward Norton
È partito fortissimo, ha fatto alcuni ottimi film in pochi anni e poi è un po' sparito, ma a novembre arriva un film di cui è regista e protagonista
Edward Norton, che oggi compie 50 anni, è considerato uno dei migliori attori della sua generazione, ma forse qualcuno se ne è un po’ dimenticato. Perché, in effetti, ha avuto una carriera strana. Nel 1996 partì subito forte con Schegge di paura: un ruolo complicato per cui fu scelto, sconosciuto, in mezzo ad altri duemila attori, e per cui finì candidato all’Oscar. Poi una serie di ottimi film in pochi anni, quasi sempre con ruoli difficili e drammatici: Larry Flint, American History X (e altra nomination all’Oscar poi vinto da Roberto Benigni), Fight Club e La 25ª ora, uscito nel 2002. Nel frattempo un po’ di film meno noti, qualche film sbagliato, due film con Wes Anderson, un film della Marvel e nel 2014 un film di nuovo al livello dei suoi migliori: Birdman, di Alejandro González Iñárritu, con candidatura all’Oscar come miglior attore non protagonista.
Da cinque anni a questa parte, invece, poca roba. Ma a guardare la sua storia e a leggere le sue poche dichiarazioni sembra che sia per scelta sua, non degli altri. Nel frattempo sta anche per uscire il suo secondo film da regista.
Edward Norton non è uno di quegli attori di cui si sa tantissimo, perché è molto riservato: un po’ perché dice che più si sa di lui e meno sono efficaci i suoi personaggi, un po’ perché non gli interessa la fama (una volta ha detto che non sopporterebbe l’idea di non poter più prendere la metropolitana). È cresciuto a Columbia, nel Maryland, figlio di un procuratore e avvocato ambientalista e di una insegnante di inglese. Norton si laureò a inizio anni Novanta in Storia e poco dopo andò in Giappone dove lavorò per qualche tempo nell’associazione di volontariato del nonno, architetto e filantropo. Su consiglio del nonno decise però di tornare a New York e fare l’attore, dato che già da tempo aveva una grande passione per il cinema e, ancora di più, per il teatro.
Norton fu scelto per il difficile ruolo nel thriller Schegge di paura (del quale meno si dice e più si fa un favore a chi ancora non l’ha visto), dove recitò insieme a Richard Gere, che prima dell’arrivo di Norton era sul punto di lasciare il progetto perché non si trovava l’attore giusto per fargli da co-protagonista.
Norton mostrò subito di poter fare anche ruoli di tutt’altro tipo recitando per Miloš Forman in Larry Flynt – Oltre lo scandalo, per Woody Allen nella commedia musicale Tutti dicono I Love You e giocando a poker con John Turturro e Matt Damon in Il giocatore («Se non riesci ad individuare il pollo nella prima mezz’ora di gioco, allora il pollo sei tu»).
Nel 1998 e nel 1999 quelli che probabilmente sono ancora oggi i suoi ruoli migliori e più ricordati: divenne infatti il neonaziosta Derek Vinyard in American History X e il protagonista senza nome di Fight Club. Già in American History X Norton si fece tra l’altro notare per la sua dedizione o, a seconda di quelli ai quali chiedete, puntigliosità. È infatti noto per essere molto esigente da se stesso e dagli altri e nel caso di American History X pretese e ottenne di poter modificare il montaggio del film.
Nel 2000 Norton diresse se stesso e Ben Stiller nella commedia romantica Tentazioni d’amore, nel 2001 recitò con Marlon Brando e Robert De Niro in The Score, nel 2002 per Spike Lee in La 25ª ora, nel 2002 con Anthony Hopkins in Red Dragon, il prequel del Silenzio degli innocenti, che ebbe buoni incassi ma recensioni tutt’altro che entusiaste.
Poi arrivarono un po’ di scelte strane: Norton recitò nel film d’azione The Italian Job (si dice controvoglia, perché praticamente obbligato dalla casa di produzione; e infatti non partecipò alla promozione), in Le crociate (con una maschera, in un ruolo in cui è difficile sapere che a recitare è lui), in The Illusionist (il suo film più apprezzato di quegli anni) e in L’incredibile Hulk. Fu il secondo film del Marvel Cinematic Universe (e quello con i minori incassi di sempre) e in questo Norton si fece notare cambiando molte cose della sceneggiatura e probabilmente ebbe qualche screzio con regia e produzione. Di certo non tornò a interpretare Hulk nei successivi film della Marvel e negli anni non ha mai parlato con particolare affetto dell’esperienza.
Negli ultimi dieci anni Norton ha recitato in meno di un film all’anno: ha avuto ruoli da non protagonista in Moonrise Kingdom e Grand Budapest Hotel, ha fatto un cameo in Il dittatore di Sacha Baron Cohen, ha fatto il cattivo in The Bourne Legacy, ha recitato nel flop Collateral Beauty, ha avuto una piccola parte in Alita – Angelo della battaglia, ha recitato in un episodio di Modern Family e ha doppiato un cane in L’isola dei cani e un bagel che sembra Woody Allen in Sausage Party. Il suo ultimo ruolo davvero apprezzato è stato in Birdman, in cui interpreta un attore viziato e insicuro.
Fuori dal cinema, Norton si dedica spesso ad attività umanitarie e ambientaliste, è molto amico di Leonardo DiCaprio (al quale una volta ha raccontato di aver salvato la vita) e di Brad Pitt. È sposato da qualche anno con la produttrice Shauna Robertson (con la quale nel 2013 ha avuto il figlio Atlas).
La nascita di un figlio e la conseguente voglia di dedicarsi a se stesso è tra le risposte che il canale YouTube Looper diede qualche mese fa a un video che si chiedeva che fine avesse fatto Norton. Altre risposte menzionavano i suoi impegni da produttore (anche della serie Lewis & Clarke) e il suo prossimo film da regista Motherless Brooklyn.
Motherless Brooklyn, in cui Norton sarà anche attore, è tratto da un omonimo libro del 1999, è ambientato nella New York degli anni Cinquanta e parla di un detective con la sindrome di Tourette – una malattia neurologica, caratterizzata dal produrre suoni e movimenti involontari e ripetitivi – che indaga sulla misteriosa morte del suo mentore e unico amico. Uscirà in Italia a novembre.