Ci sono ancora 463 migranti su Open Arms e Ocean Viking

107 sulla prima nave, 356 sulla seconda, in entrambi i casi in mare da giorni in attesa di sbarcare: la Spagna si è offerta di accogliere quelli della Open Arms

(ANSA/ ELIO DESIDERIO)
(ANSA/ ELIO DESIDERIO)

A bordo della nave Open Arms, gestita dall’omonima ong spagnola e attualmente al largo di Lampedusa, ci sono 107 migranti; a bordo della Ocean Viking, gestita da SOS Méditerranée e Medici senza Frontiere e attualmente tra Malta e Lampedusa, ci sono 356 migranti. In tutto sono 463 le persone sulle navi delle due ong, che dopo essere state soccorse in mare attendono da giorni il permesso di sbarcare in un porto sicuro.

Domenica il governo spagnolo ha annunciato di voler mettere a disposizione il porto di Algeciras, in Andalusia, per permettere ai migranti a bordo della nave di Open Arms di sbarcare. Roberto Gatti, presidente di Open Arms, ha però fatto sapere che tra la posizione della nave e il porto ci sono sette giorni di navigazione, e che è impossibile effettuare la traversata viste le precarie condizioni delle persone a bordo. Il ministero degli Esteri spagnolo ha aggiunto che valuterà «la possibilità di agire davanti all’Unione Europea o alle istituzioni per i diritti umani e il diritto marittimo internazionale contro l’atteggiamento del governo italiano».

Nel 2019 la Spagna ha accolto oltre 16mila migranti, un numero più di quattro volte superiore rispetto all’Italia. «L’inconcepibile decisione delle autorità italiane, in particolare del ministro dell’Interno Matteo Salvini, di chiudere tutti i porti, e le difficoltà opposte dagli altri paesi del Mediterraneo centrale, hanno portato la Spagna a guidare nuovamente la risposta alla crisi umanitaria» ha detto il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez.

Ieri il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini aveva dato l’autorizzazione allo sbarco dei 27 minorenni non accompagnati a bordo della Open Arms, che in serata sono scesi al porto di Lampedusa. Salvini aveva acconsentito allo sbarco dopo due lettere che gli aveva inviato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che aveva generato ulteriori tensioni nella maggioranza di governo, già in aperte ostilità per via della crisi politica. Aveva comunque detto che lo sbarco sarebbe avvenuto «sotto l’esclusiva responsabilità del premier».

I 27 migranti sono effettivamente sbarcati sabato sera: provengono per lo più dall’Eritrea e dal Sudan, ma anche da Ciad, Gambia, Ghana, Mali, Nigeria, Etiopia ed Egitto. Durante i processi di identificazione, otto hanno dichiarato di essere maggiorenni. Gaddo Flego, medico volontario a Lampedusa, ha detto a Repubblica che diversi riportano segni di violenze e che alcuni sono reduci da un periodo di detenzione nei campi libici.

I migranti sulla Open Arms erano stati soccorsi in diverse occasioni circa 17 giorni fa, e da allora sono bloccati sulla nave senza il permesso di sbarcare: erano entrati nelle acque territoriali italiane dopo la discussa decisione con la quale il TAR del Lazio aveva sospeso il divieto di ingresso imposto dal governo. A bordo la situazione però è molto tesa, ha raccontato l’equipaggio della nave: secondo il comandante Marc Reig, la nave è «una bomba a orologeria», e i migranti sono esausti della situazione di stallo ed estremamente provati dalle due settimane passate in mare. Domenica mattina cinque migranti a bordo della nave si sono buttati in mare per provare a raggiungere a nuoto Lampedusa, ma sono stati poi bloccati dall’equipaggio.

È possibile che nella giornata di domenica arrivi però una svolta: ieri è stata condotta un’ispezione a bordo dalla polizia di Agrigento e da due medici dell’ufficio sanitario marittimo, che secondo Repubblica hanno riscontrato una situazione di emergenza. Se la procura decidesse di sequestrare la nave, i migranti verrebbero giocoforza fatti sbarcare. Sulla situazione della nave è in corso un’indagine con diverse ipotesi di reato: la prima è per favoreggiamento dell’immigrazione, a carico dei trafficanti che hanno organizzato il viaggio dei migranti; le altre sono sequestro di persona, violenza privata e abuso d’ufficio. Al momento non ci sono indagati, ma queste ultime accuse riguardano i responsabili degli ordini che hanno bloccato la nave in mare, dal ministero dell’Interno in giù.

Prima dell’offerta della Spagna, la Commissione Europea aveva fatto sapere che anche Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Spagna e Romania avevano dato la disponibilità ad accogliere i migranti a bordo della nave.

La Ocean Viking invece sarà probabilmente la nave di cui si parlerà nei prossimi giorni: i 356 migranti a bordo sono stati soccorsi in quattro diverse operazioni a cominciare da venerdì 9 agosto e non è attrezzata per gestire un tale numero di persone. Poco meno di un terzo dei migranti è rappresentato da minorenni non accompagnati. Poco dopo i salvataggi, un coordinatore di Medici senza Frontiere a bordo della nave aveva detto a Repubblica che «molti di questi ragazzini avevano difficoltà a stare in piedi e a camminare e a mantenersi in equilibrio. Non bevevano da due o tre giorni, non mangiavano da altrettanto, erano debolissimi».

Tutti i migranti soccorsi dalla Ocean Viking provengono da paesi poveri e violenti dell’area sub-sahariana come Sudan, Guinea, Mali, cosa che rende quantomeno legittima la loro richiesta di sottoporre una domanda di protezione e asilo. SOS Méditerranée ha scritto che «una grande maggioranza delle persone soccorse ha subito detenzione arbitraria, estorsione, lavori forzati o tortura durante il viaggio».

Sempre sabato sera, poco dopo lo sbarco dei minori a bordo della Open Arms, 57 migranti sono stati fatti sbarcare a Lampedusa dopo che una motovedetta della Guardia di Finanza aveva intercettato la barca su cui viaggiavano, a poche miglia dalle coste, nei pressi dell’isola Lampione. I migranti sono stati trasferiti all’hotspot di contrada Imbriacola, e due migranti sono stati soccorsi dal personale medico.