6 convinzioni errate su Napoleone
Sono passati 250 anni dalla sua nascita, ed è ora di convincersi che non era basso e non rubò la Gioconda
Napoleone Bonaparte, generale, imperatore dei francesi e celeberrimo prigioniero politico nell’ultima parte della sua vita, nacque il 15 agosto 1769, 250 anni fa. È probabilmente uno dei personaggi storici la cui vicenda è più conosciuta, a grandi linee almeno, anche da chi durante le lezioni di storia si annoiava sempre. Proprio per la sua fama tuttavia è uno di quei personaggi su cui si diffusero dicerie e leggende, anche dopo la sua morte. Abbiamo quindi messo insieme una lista di convinzioni errate su Napoleone, per testare la preparazione dei vostri commensali durante il pranzo di Ferragosto.
Non era basso
La più diffusa convinzione errata su Napoleone è probabilmente quella che riguarda la sua altezza. Come su altre sue caratteristiche fisiche le fonti storiche del periodo in cui visse si contraddicono un po’, ma mettendole insieme si può ritenere probabile che fosse alto almeno 1 metro e 68, cioè sopra la media maschile ottocentesca sia in Francia che in Italia. Nelle sue memorie Louis Marchand, valletto di Napoleone durante l’esilio sull’Isola di Sant’Elena, scrisse che l’ex imperatore era alto «5 piedi, 2 pollici e 4 linee», cioè 1 metro e 68,6 centimetri, secondo una misurazione fatta da lui insieme al medico Francesco Antommarchi, che assistette Napoleone prima della morte e fece l’autopsia del suo cadavere. Un’altra misurazione la fece Andrew Darling, l’artigiano incaricato di costruire la bara per Napoleone: nel suo diario scrisse che l’altezza era di 5 piedi e 7 pollici, cioè 1 metro e 70.
Sono state ipotizzate diverse ragioni per cui si diffuse la diceria secondo cui Napoleone era basso: la principale è che sarebbero stati i britannici a diffonderla per screditare il loro principale nemico. Potrebbe entrarci anche l’appellativo di “piccolo caporale” che secondo alcuni storici gli fu attribuito in senso affettuoso da giovane, e non per motivi legati alla statura.
Non rubò la Gioconda
Quando quest’anno si è celebrato il cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci sui social network si è visto che qualcuno è convinto che sia ingiusto che la Gioconda sia conservata al Louvre, magari ritenendo che sia stato Napoleone a portarla dall’Italia alla Francia. È vero che durante la Campagna d’Italia (1796-1797) molte opere d’arte furono sottratte dall’esercito francese e da funzionari agli ordini di Napoleone, ma la Gioconda all’epoca si trovava in Francia da secoli. Fu lo stesso Leonardo a portarcela, nel 1516. Un secolo dopo faceva parte delle collezioni d’arte reali francesi: potrebbe essere stato il re Francesco I ad acquistarla da Leonardo.
Non si autoproclamò imperatore
È vero che si incoronò da solo, prendendo la corona dalle mani di papa Pio VII, il 2 dicembre 1804, ma a proclamarlo imperatore fu il Senato francese, più di sei mesi prima, il 18 maggio 1804: sembra che l’idea di diventare imperatore non fosse stata di Napoleone. Del resto all’epoca, come console a vita, aveva già il completo controllo sulla Francia.
Per quello che sappiamo, Napoleone non fu avvelenato
È probabile che ci sia almeno una teoria complottista sulla morte di tutti i personaggi storici più carismatici: su quella di Napoleone non ne mancano, anche perché circolarono varie versioni dei risultati dell’autopsia di Antonmarchi. Quello che è sicuro è che Napoleone aveva un grave problema allo stomaco, un tumore – ne era convinto lui stesso – o forse un’ulcera che si stava trasformando in un tumore: infatti negli ultimi giorni della sua vita aveva forti dolori allo stomaco. A partire dagli anni Cinquanta è stato ipotizzato che Napoleone fosse stato avvelenato o avesse subito un’intossicazione da arsenico: sono stati fatte alcune analisi, ad esempio sui suoi capelli, e vari studi, ma nessuno ha dato una risposta definitiva sull’argomento.
Non posava con la mano infilata nel gilet perché aveva mal di stomaco
Probabilmente per via della sua presunta causa di morte, si è detto che Napoleone posasse per i ritratti con una mano infilata nel gilet – posa che oggi è considerata uno dei simboli di Napoleone insieme al bicorno, il copricapo che indossava per farsi distinguere dagli ufficiali che viaggiavano con lui – perché soffriva di mal di stomaco. In realtà quella posa è piuttosto comune nei ritratti di Settecento e Ottocento, e lo rimase per un po’ anche dopo l’avvento della fotografia.
Di che colore era il cavallo bianco di Napoleone?
Non bianco, se si parla di Marengo o di Vizir, i due cavalli di Napoleone più famosi, quelli che hanno una propria pagina di Wikipedia dedicata e i cui resti sono esposti a Londra e Parigi. Il comune indovinello sul cavallo bianco di Napoleone pensato per mettere alla prova l’attenzione contiene un’imprecisione, a meno che non lo si interpreti come una frase con un fondamento storico. Napoleone infatti ebbe moltissimi cavalli nel corso della sua vita, ma non ce ne sono di bianchi tra i più famosi. Guardando alcune delle versioni di uno dei più celebri dipinti raffiguranti Napoleone, Bonaparte valica il Gran San Bernardo di Jacques-Louis David, si direbbe che Napoleone avesse un cavallo bianco: in realtà è grigio, come molti dei cavalli di Napoleone.
David potè usarne alcuni come modelli per il quadro: quello grigio era Marengo, che prese il suo nome da quello di una battaglia vinta da Napoleone in Piemonte il 14 giugno 1800.