Soldati bambini per finta
Le foto di Máté Bartha in un campo estivo di addestramento militare in Ungheria, dove non è tutto come ce lo si può aspettare
In Ungheria sempre più adolescenti scelgono di passare le loro estati in campi estivi di addestramento militare. Ci si veste in divisa, si imparano a usare armi simili a quelle vere, ci si allena e si vive rispettando regole, disciplina e usanze dell’esercito, ragazzi e ragazze insieme. Campi estivi di questo tipo non sono una cosa nuova, ma negli ultimi anni – quelli del successo del primo ministro nazionalista Viktor Orbán – sono tornati di moda. Il governo sostiene che aiutino a sviluppare il patriottismo e il senso di appartenenza dei giovani, che passano settimane tra duri allenamenti ed esercitazioni, imparando tecniche di sopravvivenza.
Il 30enne fotografo ungherese Máté Bartha ha passato complessivamente 18 mesi in uno di questi campi, fotografando i ragazzi e le ragazze che sceglievano di passare così le loro estati e cercando di capirci di più. Le sue fotografie, premiate al Festival di Arles e al Capa Grand Prize, raccontano che dietro alle divise e alle armi finte ci sia in molti casi la voglia di crescere e far parte di una comunità, e che le cose spesso sono più complicate di come ce le immaginiamo. Bartha stesso, che si definisce pacifista, ha raccontato di aver iniziato il lavoro per il suo progetto “Kontact” con molti pregiudizi su quello che avrebbe trovato e di averli dovuti abbandonare via via, imparando a fotografare l’ambiguità di quello che vedeva e cercando di capire punti di vista diversi dai suoi, senza giudicarli.
Da una parte, naturalmente, ci sono il rigore militare e l’idea che la disciplina e i duri allenamenti possano essere formativi. Uno dei direttori del campo visitato da Bartha è un ex soldato della Legione straniera francese, convinto che i giovani d’oggi abbiano perso il contatto con alcuni valori fondamentali della società. Dall’altra parte però, molti ragazzi che partecipano ai campi dormono per la prima volta in una tenda, imparano ad accendere un fuoco e a cavarsela da soli. Tanti di loro, quando finiscono, non hanno sviluppato nessuna particolare fascinazione per l’esercito o la guerra.
Con le sue foto, Bartha ha provato a raccontare queste storie e queste contraddizioni. L’ambiguità, ha spiegato al Guardian, è diventata un elemento centrale delle sue fotografie, che non ricordano nell’estetica le normali foto di reportage. Ha anche girato un breve film – Downstream – dedicato a una delle ragazze incontrate al campo di addestramento, Vivien: abbandonata dalla madre quando era piccola, passata da una famiglia adottiva all’altra, che trova nei campi militari senso di appartenenza e accoglienza.
Bartha è nato nel 1987 a Budapest in una famiglia di medici e architetti. Ha studiato architettura, prima di dedicarsi alla fotografia. Il suo primo libro – “Common Nature” – lo ha pubblicato nel 2013 dopo aver vinto una borsa di studio per la fotografia. Altre sue fotografie si possono vedere sul suo sito.