In Argentina ci sono le “pre-elezioni”
In teoria sono elezioni primarie per scegliere i candidati dei partiti, che però hanno già deciso tutto: quindi sarà una specie di grande sondaggio nazionale
Domenica 11 agosto si vota in Argentina per le elezioni primarie con cui saranno scelti i candidati presidenti alle prossime elezioni, previste per il 27 ottobre. In realtà ogni partito ha già nominato al proprio interno i candidati: le votazioni saranno soprattutto una prova per capire la forza relativa di ciascuna formazione e per misurare il sostegno dell’attuale presidente conservatore Mauricio Macri.
Il sistema delle primarie fu introdotto nel 2009 dall’allora presidente Cristina Kirchner, dopo una sconfitta imprevista nelle elezioni di metà mandato. Il sistema si chiama “primarie simultanee obbligatorie” (“PASO”, in spagnolo) e obbliga tutti i partiti che intendono partecipare alle elezioni presidenziali a presentare almeno un candidato. Il sistema obbliga anche gli elettori e le elettrici a votare: non votare, senza una valida giustificazione, rischia di portare a una multa. Voteranno 33,8 milioni di argentini e ciascun candidato dovrà ottenere almeno l’1,5 per cento dei voti per potersi poi presentare alle elezioni vere e proprie.
I realtà tutti e dieci i partiti o coalizioni che si presentano alla primarie hanno già concluso i loro dibattiti interni, e presenteranno una candidatura unica a presidente e vicepresidente. Non ci sarà dunque alcuna competizione interna ai partiti, e per questo le primarie vengono considerate come un grande sondaggio nazionale pre-elezioni: «Saranno una prova» e forniranno «dati chiave per le campagne, per i cittadini e gli investitori», ha detto al New York Times l’analista politico Sergio Berensztein.
Tra i candidati principali ci sono l’attuale presidente Mauricio Macri, di Juntos por el Cambio, che punta alla rielezione insieme al peronista Miguel Angel Pichetto. La scelta di Pichetto come vice si spiega col tentativo di allargare verso il centro la base elettorale di Macri, primo leader di centrodestra eletto nel 2015 dopo 12 anni di governo della sinistra populista, i cosiddetti “peronisti”.
Macri è conservatore ed è il figlio di uno degli uomini più ricchi del paese (nel 1991 fu rapito per 12 giorni da un gruppo di poliziotti corrotti che chiesero un riscatto da milioni di dollari). Nel 2015 ha vinto promettendo che avrebbe rivoluzionato la politica del suo paese e fatto ripartire l’economia aprendo ai mercati internazionali. La sua popolarità tra gli elettori è stata messa alla prova da una nuova crisi economica, che ha costretto il presidente a chiedere l’intervento del Fondo Monetario Internazionale (com’era già accaduto diverse volte in passato) e a imporre una serie di misure di austerità. Le primarie e le future elezioni, secondo gli esperti, saranno dunque molto condizionate dal programma di risanamento fiscale avviato dal governo.
Il principale rivale di Macri è Alberto Fernández del Frente de Todos, che ha scelto come sua vice Cristina Kirchner, che ha guidato il paese dal 2007 al 2015. Fernández è l’ex capo di gabinetto di Cristina Kirchner e di suo marito Nestor, morto nel 2010: è un professore universitario di diritto ed è considerato un peronista moderato.
Nei sondaggi è dato come in vantaggio, sebbene di poco, ma molti pensano che il fatto di presentarsi con Cristina Kirchner possa penalizzarlo, visto che la ex presidente sta affrontando una serie di casi giudiziari legati ad accuse di corruzione.
Roberto Lavagna è stato invece scelto dalla coalizione di centro Consenso Federal 2030: è un economista, è stato ministro dell’Economia sotto Néstor Kirchner e si rivolge agli elettori scontenti sia da Macri che da Kirchner. «La maggioranza degli argentini ha bisogno e reclama uno spazio elettorale che rompa con lo schema bipolare e permetta di intraprendere il cammino della crescita, dell’equità sociale e dell’unità, per uscire dalla terribile crisi che soffoca le nostre industrie e soprattutto il popolo», si dice nella presentazione della coalizione. Lavagna non ha alcuna possibilità di vincere, secondo i sondaggi, ma potrebbe essere determinante nello spostare i risultati da una parte o dall’altra.
Ufficialmente la campagna elettorale per le primarie si è chiusa mercoledì 7 agosto. Mauricio Macri ha tenuto il suo comizio finale a Cordoba, città che nel 2015 lo preferì al candidato kirchnerista, Daniel Scioli. Alberto Fernández, insieme all’ex presidente Cristina Kirchner, ha invece concluso la campagna a Rosario insieme con 11 governatori locali.
In Argentina le società che si occupano di sondaggi sono considerate particolarmente inaffidabili. I dati sono cambiati durante la campagna elettorale a favore di Mauricio Macri, la cui distanza da Fernández si è via via ridotta. Una delle ultime indagini svolte per il quotidiano Clarín dà ad Alberto Fernández solo due punti di vantaggio su Mauricio Macri, mentre tre mesi fa erano circa 10: Fernández sarebbe al 40,2 per cento contro il 38,3 per cento di Macri. Gli altri candidati sarebbero invece molto lontani, con Roberto Lavagna appena sopra il 10 per cento. Gli indecisi, secondo la stessa ricerca, sarebbero appena il 2,3 per cento.