Cosa dicono i sondaggi elettorali
E le proiezioni sui seggi in Parlamento elaborate da YouTrend, da tenere a mente nel caso si andasse a elezioni anticipate
Da giovedì sera non esiste più l’alleanza di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle: la crisi non è ancora stata formalizzata – si apre quando viene meno il rapporto di fiducia tra il Parlamento e il governo, o quando il presidente del Consiglio presenta le sue dimissioni – ma lo sarà a breve, con probabili successive elezioni anticipate: magari già a ottobre, tra meno di 100 giorni. È tempo quindi di rimettersi a guardare cosa dicono i sondaggi elettorali, per capire come sono messe le forze in campo e per provare a immaginare gli scenari di un dopo-voto.
Prima di cominciare, conviene però tenere a mente alcune cose: sono sondaggi fatti prima di giovedì, quando ancora Lega e Movimento 5 Stelle erano a tutti gli effetti alleati di governo; e sono stati realizzati senza che due dei tre partiti principali (il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle) avessero un chiaro candidato alla carica di presidente del Consiglio, e senza che i partiti in corsa avessero chiarito le loro eventuali alleanze.
Se si votasse ora
A inizio agosto l’agenzia YouTrend aveva presentato una nuova edizione della sua Supermedia, che mette insieme le rilevazioni di cinque diversi istituti di statistica (Demopolis, Euromedia, Ipsos, SWG e Tecnè).
I dati elaborati da YouTrend dicono che la Lega continua a essere il primo partito con il 36,8 per cento dei voti, con il Partito Democratico al 21,7 per cento (in calo rispetto ai sondaggi delle settimane precedenti) e il Movimento 5 Stelle stabile al 17,6 per cento. Forza Italia è al 7,3 per cento, mentre Fratelli d’Italia segue a breve distanza ed è dato al 6,4 per cento. Tutti gli altri partiti (+Europa, i Verdi e La Sinistra) sono sotto al 3 per cento.
Cosa potrebbe succedere dopo il voto
YouTrend, in collaborazione con l’AGI, ha elaborato tre possibili scenari su come, in base a diverse alleanze, i voti degli italiani si trasformerebbero in posti in Parlamento. Sono elaborazioni in cui anziché di voti si parla di seggi, assegnati attraverso il sistema elettorale al momento in vigore: il cosiddetto “Rosatellum”, che si basa su un sistema misto, proporzionale e maggioritario. Per avere la maggioranza alla Camera servono 316 seggi, per averla al Senato servono 161 seggi.
• Il primo scenario possibile vede la Lega alleata con Forza Italia e Fratelli d’Italia, così come era stato per le elezioni del 2018. In questa prima simulazione il centrodestra unito otterrebbe 416 seggi alla Camera e 210 al Senato: cioè una maggioranza larghissima in entrambe le Camere, molto più ampia di quella ottenuta per esempio da Silvio Berlusconi nel 2001. Il questo scenario il centrodestra prenderebbe oltre i due terzi dei seggi al Parlamento, il PD otterrebbe 119 deputati e 57 senatori, il M5S 81 deputati e 40 senatori.
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• Il secondo scenario presentato da YouTrend vede la Lega da sola, senza i partiti al momento guidati da Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. In questo caso – sempre tenendo conto del fatto che la presenza di collegi uninominali previsti dal Rosatellum rende difficili le previsioni – il 36,8 per cento della Lega si tradurrebbe in 283 seggi alla Camera e 143 seggi al Senato: in entrambi i casi, troppo poco perché il partito governi da solo.
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• Il terzo scenario è una via di mezzo, perché si immagina che con la Lega ci sia Fratelli d’Italia e non Forza Italia. In questo caso, scrive AGI, «il risultato sarebbe la conquista di una maggioranza piuttosto ampia – ma non al punto da raggiungere i 2/3 dei seggi come nel primo scenario». La coalizione sovranista Lega-FDI otterrebbe infatti 353 seggi alla Camera e 181 seggi al Senato.
https://www.instagram.com/p/B08EALLCJwR/
AGI e YouTrend hanno presentato anche una serie di mappe che mostrano quello che potrebbe succedere nei collegi uninominali per ognuno dei tre scenari proposti, sempre che la legge elettorale non venga modificata.
E se invece non si votasse?
Visto che già ci siamo, è anche il caso di ricordare che nel Parlamento attuale sono possibili maggioranze alternative rispetto a quella M5S-Lega. Una sarebbe M5S-PD, un’altra è quella che in queste ore viene chiamata “coalizione Ursula”, perché sarebbe composta dai partiti che al Parlamento europeo hanno votato a favore della nomina di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione: PD, M5S e Forza Italia. È un’ipotesi oggi irrealistica, è vero, ma va comunque tenuta a mente.