L’ultima vera star di Hollywood
È Leonardo DiCaprio, secondo l'Hollywood Reporter, perché la sua carriera non ha eguali nel cinema contemporaneo
Gangs of New York, Prova a prendermi, The Aviator, The Departed, Blood Diamond, Nessuna verità, Revolutionary Road, Shutter Island, Inception, J. Edgar, Django Unchained, Il grande Gatsby, The Wolf of Wall Street, The Revenant
e C’era una volta a… Hollywood.
Sono gli ultimi 15 film di Leonardo DiCaprio: non i migliori, proprio tutti. Mai più di due all’anno, con diversi anni senza nemmeno un film e quattro anni tra l’ultimo e il penultimo. Diretti tra gli altri da Steven Spielberg, Baz Luhrman, Clint Eastwood, Quentin Tarantino, Christopher Nolan, Alejandro González Iñárritu e Martin Scorsese. Non un sequel, non una saga, non un film di supereroi e nemmeno un film per famiglie. Una carriera del genere è una assoluta rarità, per quello che è oggi il cinema. Una rarità che, se unita alla grandezza e al successo di questi film, fanno di Leonardo DiCaprio quello che l’Hollywood Reporter ha definito «l’ultima star del cinema».
Hollywood Reporter ha scritto che in un’era di saghe e opere derivate in cui spesso i personaggi sono più famosi degli attori che li interpretano, DiCaprio recita in film che incassano centinaia di milioni di dollari, e che di certo si fanno apprezzare e ricordare, senza che lui «indossi un mantello, brandisca una spada laser e, addirittura, senza che lui abbia un agente». Tutto questo perché, scrive Hollywood Reporter, «DiCaprio stesso è una saga»: forse è oggi l’unico attore al mondo che, con la sua sola presenza, è considerato dal pubblico garanzia di qualità e dai produttori garanzia di successo.
Queste due cose – la qualità e il successo – nei film spesso non vanno di pari passo: in quelli di DiCaprio, invece, quasi sempre. Tre dei suoi ultimi cinque film – senza contare C’era una volta a… Hollywood, che in Italia arriverà a settembre – sono stati nominati all’Oscar per il Miglior film, e questi cinque ultimi film hanno incassato nel mondo quasi due miliardi di dollari.
In un contesto in cui molti attori hanno successo per qualche film e poi faticano a mantenere quel livello (pensate a Jennifer Lawrence o Will Smith) o in cui hanno successo perché interpretano – o solo quando interpretano – certi personaggi (pensate a Robert Downey Jr. e Iron Man), DiCaprio è «l’ultima superstar globale», ha scritto Hollywood Reporter, e «siede da solo in cima al pantheon di Hollywood».
Non è solo questione di numeri o bravura, ma di costanza e coerenza. Tom Rothman, presidente della Sony Pictures, ha detto che DiCaprio ha saputo «coltivare un brand d’eccellenza perché se c’è lui in un film il pubblico sa che sarà un bel film, anche solo perché c’è lui». Un’altra attrice con questo tipo di identità è Meryl Streep: la persona che nella storia del cinema è stata più volte nominata all’Oscar per le sue interpretazioni. Di lei hanno detto che «potrebbe interpretare un parchimetro e riempirlo di umanità e profondità», ma è vero anche che recita molto più di DiCaprio, non sempre da protagonista e anche nelle serie tv: e non tutti i suoi film sono successi di critica o pubblico. Per farsi un’idea, i suoi ultimi cinque sono stati Suffragette, Florence, The Post, Mamma Mia! Ci risiamo e Il ritorno di Mary Poppins. DiCaprio è immaginabile in uno solo di questi: The Post, un film storico e serio, diretto da un grande regista.
DiCaprio sceglie evidentemente con gran attenzione i suoi film: in genere è il protagonista e nella maggior parte di casi sono film drammatici, spesso non consigliabili a dei bambini, in genere lunghi più di due ore e mezza e con dei budget che superano gli 80 milioni di dollari (che sono tanti, per film che spesso non hanno tanti effetti speciali o scene d’azione). Parlando di DiCaprio, Quentin Tarantino ha detto di apprezzare la sua capacità di aspettare e selezionare i film giusti, «come negli anni Settanta facevano Al Pacino e Robert De Niro, quando potevano fare quello che volevano e facevano solo quello che volevano».
Leonardo DiCaprio ha 44 anni. Il film dopo il quale dovette iniziare a dire molti no uscì 22 anni fa: fu Titanic, e il fatto stesso che si possa parlare di lui e citare questo film dopo cinque paragrafi è un segno di quanto sia stata grande fin qui la sua carriera. È nato l’11 novembre 1974 a Los Angeles, in California, figlio di un editore di fumetti di origini italiane e di una casalinga tedesca. Da ragazzo e adolescente fece qualche pubblicità ed ebbe piccole parti in programmi tv di vario tipo: il primo di discreta importanza fu la soap opera Santa Barbara e la sua prima parte nel cinema fu nel 1991 nell’horror Critters 3, che ancora oggi è l’unico suo film parte di una saga o una serie.
Nel 1993 ci fu la prima svolta della sua carriera: in Buon compleanno, Mr. Grape interpretò un ragazzo con problemi mentali. Dopo quel film DiCaprio si associò al suo attuale manager Rick Yorn (che ricopre anche il ruolo di agente, perché DiCaprio è tra i pochi grandi attori a non averne uno). Il grande successo arrivò con Romeo + Giulietta e, finalmente ci siamo, Titanic: sul quale di DiCaprio era inizialmente titubante, perché arrivava da ruoli più tormentati e complicati.
Titanic è stato per anni il più alto incasso nella storia del cinema, e il primo a essere primo, con molto margine sul secondo, in praticamente ogni paese del mondo. Come spiega Hollywood Reporter, DiCaprio «dopo Titanic prese la strada che avrebbe definito la sua carriera per i successivi vent’anni: anziché seguire la moda dei blockbuster, delle grandi saghe e dei thriller concettuali, si mise a lavorare con i migliori registi di Hollywood».
Dopo Titanic, DiCaprio recitò per Woody Allen in Celebrity – dove fece anche una sorta di auto-parodia – e poi per Danny Boyle in The Beach. Non furono grandissimi successi, ma iniziarono a segnare la rotta. Nel 2002 arrivò Gangs of New York, il primo dei suoi cinque film con Scorsese, che ricordando quella collaborazione ha detto: «Divenne la musa perfetta, mi fece tornare giovane». Parlando di DiCaprio, Scorsese ha anche detto: «È un attore naturale, avrebbe potuto essere una star anche nel cinema muto: per la sua faccia, per il suo sguardo. Non gli servirebbe dire niente. Si capisce tutto anche senza parole, e riesce a farti immedesimare. Non tutti sono così».
Uno dei film che spiega meglio come DiCaprio sia ormai un brand è The Revenant, in cui appunto parla pochissimo: 1.148 parole in tutto, meno di quelle totali di questo articolo. The Revenant è un film di due ore e mezza, ostico, quasi respingente, di certo d’autore; che però nel 2015 incassò 500 milioni di dollari, poco meno di Cinquanta sfumature di grigio. Iñárritu ha detto di lui che fu «instancabile, anche quando non era necessario», per esempio quando chiese di rigirare una scena in cui doveva galleggiare nell’acqua ghiacciata.
Tarantino, invece, ha raccontato che per il ruolo dello schiavista Calvin Candie in Django Unchained aveva inizialmente pensato a un attore sessantenne, ma che poi DiCaprio – con il quale aveva già avuto contatti per Bastardi senza gloria – volle incontrarlo e si propose per il ruolo. Tarantino ci pensò su e gli affidò il ruolo «da cattivo, alla Caligola o alla Nerone», perché ritenne che avesse «la potenza della vita e della morte».
Per C’era una volta a… Hollywood (tranquilli: niente spoiler) Tarantino ha detto: «Certo che avevo lui in mente fin dall’inizio, ma non sapevo se avrebbe accettato. Non sono così presuntuoso: tutti lo vogliono». Sembra che DiCaprio sia stato pagato circa 15 milioni di dollari per quel ruolo, cinque in meno di quelli che prende di solito ma che potrebbero arrivare a 45 in base agli incassi del film (più di quanto il film abbia incassato nel suo primo weekend).
DiCaprio non è però solo i ruoli che interpreta, è anche un personaggio pubblico. E anche qui si fa distinguere, scrive Hollywood Reporter: «Mentre molte moderne star di Hollywood fanno di tutto per mantenere una costante e rilevante presenza sui social e su ogni piattaforma, DiCaprio pensa al cinema». E all’ambiente: il suo profilo Instagram, sul quale si descrive come “attore ed ecologista”, è seguito da 33 milioni di utenti ed è quasi interamente dedicato alla sensibilizzazione su tematiche ambientali ed ecologiche. DiCaprio ha prodotto e collaborato a documentari sull’ambiente, ha fatto diverse donazioni in questo ambito e ne ha parlato a Davos, alla conferenza di Parigi sul clima e alle Nazioni Unite.
Hollywood Reporter scrive che DiCaprio «fuori dal cinema ha mantenuto un’attentamente curata aura di mistero», che di lui si sa in genere molto poco e che in genere è anche piuttosto restio a partecipare a eventi promozionali, specialmente se sono eventi o interviste in cui insieme a lui non c’è anche il regista del film in questione. Quando si parla di lui si fa riferimento alle sue compagne, spesso con un po’ di ironia sul fatto che siano giovani modelle: «I grandi amori di DiCaprio sono la mamma, il lavoro, il Pianeta, solo in secondo piano le fidanzate bellissime e ventenni», ha scritto di recente Repubblica. Ma sembra che quando non si occupa di cinema o ambiente, DiCaprio abbia una vita relativamente normale: c’è tutta una serie di sue foto mentre usa il servizio di bike sharing di New York; vestito, scrive Vice, «come nessuno di noi si vestirebbe sapendo che il mondo lo guarda».
DiCaprio non sembra nemmeno avere problemi di droghe o altre dipendenze come molti altri attori di Hollywood: Hollywood Reporter scrive che l’unico suo passo falso sembra essere finito un po’ ingarbugliato nelle questioni che riguardano l’oscura manovra finanziaria dietro al film Wolf of Wall Street, di cui è stato produttore. Ma è una storia complicata, per ora DiCaprio non sembra esserne stato in nessun modo complice e Hollywood Reporter scrive che comunque la cosa «non sembra aver intaccato il suo status a Hollywood». Molti agenti hanno anche detto, in forma anonima, che è l’attore ideale con cui vorrebbero far lavorare i loro clienti.
Per il futuro di DiCaprio non ci sono piani certi, ma si parla molto di una sua nuova possibile collaborazione con Scorsese, per l’eventuale film dal titolo Killers of the Flower Moon, tratto da un libro ambientato in Oklahoma negli anni Venti, che parla di un gruppo di nativi americani che scoprirono di avere del petrolio nelle loro terre, diventarono ricchi e furono poi uccisi uno a uno. Fu il primo grande caso di cui dovette occuparsi l’FBI, creata da poco. Nel frattempo è probabile vedere DiCaprio in eventi legati all’ambiente e probabilmente agli Oscar del prossimo anno (ora che comunque sono finite le battute su DiCaprio che non vince l’Oscar). È più improbabile imbattersi in sue lunghe e introspettive interviste: si è rifiutato di dare dichiarazioni anche per un intero e ammirato articolo su di lui scritto dall’Hollywood Reporter, una delle più importanti pubblicazioni al mondo sul cinema.