Facebook ci riprova coi giornali
Vuole offrire milioni di dollari alle testate per pubblicare i loro articoli direttamente nel suo social network, ma i precedenti non sono incoraggianti
Facebook vuole offrire milioni di dollari ai principali giornali e testate online per poter pubblicare i loro articoli sul suo social network, in una nuova sezione per le notizie che sarà disponibile entro la fine dell’anno a cominciare dagli Stati Uniti. L’iniziativa è ancora in fase di definizione, come ha raccontato il Wall Street Journal citando fonti interne a Facebook, che in seguito ha confermato la notizia dicendo di essere al lavoro per far partire il servizio il prossimo autunno. Giornali e siti di notizie potrebbero quindi tornare ad avere una maggiore visibilità su Facebook, dopo essere stati a lungo emarginati per privilegiare la diffusione dei contenuti condivisi dai singoli utenti.
Stando alle informazioni raccolte dal WSJ, Facebook ha avviato trattative con le testate statunitensi più importanti, a cominciare da ABC News (che appartiene a Disney), Dow Jones (editore dello stesso WSJ), Bloomberg e Washington Post. Gli accordi sono realizzati separatamente con ogni testata, con la possibilità di rendere pubblicabili gli articoli su Facebook per alcuni milioni di dollari l’anno. I contratti prevedono un impegno per circa tre anni, con un compenso complessivo che varia a seconda della testata, della sua diffusione e di altri parametri.
Gli articoli saranno inseriti in una nuova sezione su Facebook dedicata alle notizie dai giornali. Ogni editore potrà scegliere se far apparire la versione integrale dei propri articoli all’interno di Facebook oppure se offrire solamente anteprime, con un rimando verso il proprio sito. La scelta di una versione o dell’altra inciderà sull’entità economica dell’accordo per ogni testata.
Fino al 2016 circa, Facebook era una delle principali risorse di traffico per i siti dei giornali e per le testate che esistono esclusivamente online. I contenuti condivisi sulle Pagine dei singoli editori ottenevano una buona visibilità nella sezione “Notizie” (“News feed”) del social network, quella principale, contribuendo a portare molti utenti verso i siti che li pubblicavano. Dopo le elezioni presidenziali del 2016, le numerose polemiche legate alle “fake news” e la volontà di rendere più personale Facebook per ridurre la perdita di utenti verso altri social network, come Snapchat, il social network decise di cambiare gli algoritmi della sezione “Notizie”, di fatto penalizzando le Pagine dei giornali.
La ridotta visibilità ha portato in pochi anni a un drastico calo del numero di utenti provenienti da Facebook sui siti di notizie, complicando le condizioni già piuttosto precarie di molte testate, che si finanziano principalmente grazie alla pubblicità. Nell’ultimo anno la modifica ha ricevuto dure critiche da parte degli editori, che comunque nel periodo precedente avevano contribuito al successo di Facebook condividendo i loro contenuti sul social network, e rendendolo più ricco e interessante per gli utenti. Come altre grandi aziende di Internet, Facebook ha raccolto inoltre molta pubblicità in questi anni, togliendo spazi di mercato e risorse agli editori.
Il nuovo approccio annunciato da Facebook potrebbe migliorare le cose, almeno in parte. La prospettiva di ricevere denaro per offrire i loro contenuti potrebbe indurre molti editori a tornare a collaborare, curando una sezione con articoli più seri e rilevanti per gli utenti. Questa soluzione dovrebbe consentire inoltre a Facebook di ridurre il rischio di essere al centro della diffusione di notizie false, grazie alla presenza di testate affidabili e il cui lavoro viene verificato.
Non è la prima volta che Facebook prova a offrire denaro agli editori per sfruttare i loro contenuti. Circa tre anni fa, per esempio, avviò una campagna offrendo milioni di dollari a testate come il New York Times e BuzzFeed per produrre video originali da pubblicare sul social network, in un momento in cui sembrava che i video fossero il futuro di Internet, soprattutto dal punto di vista della resa pubblicitaria. Il cosiddetto “pivot to video” durò molto meno del previsto, Facebook perse rapidamente interesse nell’iniziativa e interruppe i finanziamenti, costringendo diverse testate a ridimensionare i loro piani di espansione o a licenziare persone da poco assunte per occuparsi dei video.
Ancora prima, Facebook aveva provato ad attirare l’interesse dei giornali offrendo la possibilità di creare “articoli istantanei”, cioè contenuti che si caricavano direttamente all’interno del social network più rapidamente di quanto potessero fare sui siti dei singoli editori. Anche in questo caso le testate furono incentivate a partecipare, ma il formato non ebbe mai il successo sperato tanto da essere quasi completamente accantonato.
Come dimostrano i precedenti, i rapporti di Facebook con le testate sono sempre stati altalenanti e non è dunque chiaro quante possibilità di successo abbia la nuova proposta. Facebook potrebbe rinunciare ai suoi piani o rivederli in qualsiasi momento lasciando nuovamente in difficoltà gli editori.
Le modalità e l’ampio margine di autonomia che Facebook sembra essere intenzionato a lasciare agli editori potrebbe comunque convincere i giornali a sperimentare la nuova sezione, soprattutto negli Stati Uniti dove ci si prepara alle elezioni presidenziali del prossimo anno.